09 - Sacrificio

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"Al Sud?" esclamò Yoichi, confuso "Ma... Bruce ha specificatamente detto che vorrebbe prendersi qualche giorno per sé. Dobbiamo rispettare la sua scelta.".
Kudo lo fissò di sottecchi "Va bene. Mando un telegramma ad All for One, chiedendo se può interrompere il suo piano di conquista e prendersi una vacanza, in attesa che il mio unico hacker della Base ritorno".
"Ma... lui non prende mai-" mormorò Yoichi, per poi interrompersi "Ah... ho capito".
"Bene, allora il tuo amorevole fratello almeno ti ha spiegato il significato del sarcasmo. Buono a sapersi".
"Però non è giusto. Dovrebbe avere una pausa. Sembra che necessiti" rispose, timido, Yoichi.
Kudo sospirò, incrociando le braccia e fissandolo dall'alto in basso "Senti. Noi tutti abbiamo bisogno di una vacanza. Io ho bisogno di una vacanza, da almeno 10 anni. Ma, se te lo fossi dimenticato... siamo in guerra. Non c'è spazio per le litigate, per i battibecchi e per le fughe degne di un film romantico. Ogni singola azione compulsiva significa morte. O, peggio. Il mio hacker ora può essere prigioniero di tuo fratello. E rivelare informazioni su di me. Sulla Base. Su di te".
Era molto serio "Per cui, domani mattina ci alzeremo presto e partiremo per il Sud.".
"Ma se hai urgenza, perché ci spostiamo domani?" chiese Yoichi, sempre più confuso "E cosa significa film? È un nome in codice?".
"Abbiamo a disposizione un solo treno e sarà reperibile domani mattina. Non dobbiamo dare nell'occhio ed è già tanto se abbiamo un mezzo così imponente da poter usufruire. Fino a 3 anni fa, i viaggi venivano compiuti a piedi o in moto." rispose, inclinando la testa. Poi, si grattò la nuca, esasperato "Già. Non sia mai che All for One abbia fatto una sola scelta giusta sulla tua crescita personale! Beh. Un film è... uhm... una serie di immagini in movimento che raccontano una storia.".
Yoichi ascoltava con attenzione, sembrava un bambino alla scoperta del mondo. Un bambino al quale per molti anni era stata calpestata la sua curiosità, la sua libertà.
Kudo lo sapeva bene e, scrutando quegli occhi verdi, spettinò quei capelli argentati "Quando ritorniamo, ti prometto che ne guarderai uno. Ma solo se- uhm... seguirai delle linee guida. Viaggerai con me, ma saremo in incognito. E ora... proseguiamo con l'allenamento".
Assunse una posizione difensiva "Ora mi dovrai imitare. Questa è la difesa.".
Lui annuì, con un sorriso gentile e lo imitò "D'accordo. Prometto che non ti metterò in pericolo.".
Trascorsero la giornata a imparare le tecniche base di combattimento, quelle in cui veniva impiegata poca forza.
Alla fine, Yoichi era disteso sopra a un materasso e non riusciva a muoversi, respirando a fatica e tossendo. Alzò una mano "Sto... cough-cough... bene. Tra due minuti... mi alzo...".
Kudo non aveva neanche una goccia di sudore e sbuffò, avvicinandosi "Ti avevo avvisato di non esagerare. Certo che la testardaggine fa parte del tuo DNA. Su, fatti aiutare. Ti porto in camera. Assoluto riposo, ti porterò poi i pasti. Non ti preoccupare".
Lo sollevò e lo trasportò con sé in spalla, utilizzando un solo braccio, mentre Yoichi riusciva a malapena a spostare la testa per ringraziarlo: era senza voce.
Dopo essere giunto in camera e averlo adagiato sul proprio letto, si diresse verso la cucina per preparargli un pasto.
Un soldato si mise sull'attenti "Comandante! Devo riferirle una cosa. Con il nuovo arrivato, le porzioni stanno iniziando a diminuire. Eravamo già limitati dopo l'esplosione del magazzino numero 3. Quindi uhm... come facciamo?".
Kudo sgranò gli occhi e sbiancò, non aveva calcolato quel particolare. Fissò la tabella principale e sospirò, prendendo una penna dalla tasca della giacca militare: cancellò il proprio nome e scrisse soltanto 'Yoichi'.
"Avrà le mie razioni, finché non ci saranno i nuovi rifornimenti." Replicò, serio, senza esitazione "Non dovrai dirlo ad anima viva. È un ordine. Sono stato chiaro?".
Il soldato fece un passo indietro "Ma... signore... lei non può restare senza cibo. Non può digiunare, ha già diminuito al minim-".

"NON accetto nessuna contestazione!" esclamò, severo, riponendo la penna sulla tasca "Cadetto, il mio è un ordine. Quello che voglio sentire è 'Sì, signore!'. Niente altro. Conosci le conseguenze di una subordinazione.".
Lui annuì come risposta, preoccupato "Sì, signore!", per poi voltarsi e andarsene.
Una volta terminato di cucinare una zuppa calda con delle patate, carote e pezzi di carne rossa, prese un vassoio e ritornò presso il suo alloggio, ritrovando Yoichi nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato, ancora sommerso da numerosi dolori muscolari.
"La prossima volta decido io quando finire il training." replicò serio, appoggiando quella ciotola coperta sopra un tavolino a lato del letto, sedendosi sul letto e sospirando "Rischi uno strappo muscolare. E, dopo tutti quegli anni chiusi in un posto, impedirò di farti massacrare da te stesso, rischiando di non poter muovere le gambe per settimane... o mesi".
Yoichi, a fatica, riuscì a sedersi sul comodo materasso, con un sorriso triste "Volevo imparare a difendermi. Volevo essere più forte. Volevo...".
"Volevi strafare" fu la risposta severa di Kudo "Qua avrai tutto il tempo che vorrai per potenziare i tuoi muscoli. Mille esercizi lenti e costanti sono molto più efficiente di dieci allenamenti intensivi. Ricordatelo. Nessuno ti porterà via finché resterai con noi. Finché resterai con me. Son stato chiaro?".
"Certo..." sussurrò Yoichi, fissandolo con i suoi occhi verdi scintillanti "...Mio eroe".
"Ti piace darmi questo nomignolo, vedo".
"Perché non dovrei? Dopotutto, mi hai liberato. Mi hai salvato. Come un vero eroe". La risposta era sincera e dettata da un'ingenuità e volontà incrollabili.
Kudo alzò troppo velocemente lo sguardo, incontrando quel verde che lo scrutava, rimanendo senza parole per qualche secondo.
Provò a riacquistare il controllo della conversazione, con un colpo di tosse "Comunque... Come dicevo... Non devi...".
Ritornò nuovamente il silenzio in quella stanza, Kudo si morse il labbro e scosse la testa "Puoi fare quello che vuoi. Ti chiedo solo... di mettere un senso del giudizio su ciò che fai.".
E, non connettendo la razionalità, abbracciò Yoichi "Per... favore...". Erano due parole che non pensava mai di poter pronunciare più, era abituato a dare ordini e ad avere obbedienza.
Gli accarezzò la guancia, sospirando "All for One provava a darti ordini. Non sarò come lui. Dalle tue parole, sembri una lanterna in questo mondo oscuro. Le tue parole sono così sincere. Mi credi veramente... un eroe... Come mai? Perché?". Era sbalordito, confuso.
"Te l'ho detto perché. Vedevi bianco e nero... Ma con il fratello del tuo amico giurato hai scelto il salvataggio e non la morte. Hai scelto... di salvare chi ne aveva bisogno, non curandoti di chi fosse. È.... È questa l'essenza di un vero eroe." Sorrise, accarezzandogli quella mano, mentre dentro di sé si sentiva protetto.

Light Behind Darkness [Kudoichi]. An untold hero taleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora