08 - Memorie dal passato

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08 - Ricordi di un passato

Per qualche ora, intorno la base della Resistenza, si poteva soltanto sentire quell'inno cantato a squarciagola, dettato da un'anima pura che credeva ancora nella giustizia e in un mondo libero, con tutta la sua essenza.
Yoichi stava continuando a piangere dall'entusiasmo, abbandonato sulla sedia e con entrambe le mani che coprivano il viso, mentre Kudo lo fissava, con un sorriso genuino che tutti i soldati presenti nella stanza potevano vedere.
Pure Bruce lo notò e questo lo sorprese, per poi appoggiarsi al muro e commentare tra sé e sé "Non sorridevi così da anni, Boss. Diamine! Perchè...". Lo sguardo si spostò verso il nuovo arrivato, aggiungendo in un sussurro "...Anzi... Come posso odiarti, ragazzino?".
Si sistemò la fascia per capelli e sorrise con un'espressione nostalgica.
Yoichi girò per un'istante lo sguardo ma non avvertì nessuno, pensieroso, poiché un pensiero gli ritornò in mente.

Una decina di anni prima, durante uno dei primi giorni un vault completamente vuoto, con ancora la polvere che delineava le linee degli oggetti rimossi probabilmente da poco, fu sbloccato da un uomo dai capelli corti argentati, molto alto, vestito elegante e con l'aspetto ben curato nei minimi dettagli.
Gli occhi erano nascosti da una sottile linea d'ombra e stavano fissando, in modo inquietante, la figura seduta al suolo, in un angolo, tremante, senza alcuna emozione sul volto: Yoichi.
Fisicamente e caratterialmente, non sembravano imparentati, se non per il colore dei capelli.
"Fratellino..." Esclamò, a braccia aperte, dopo aver aperto quella porta di ferro tramite un codice e lasciando entrare un piccolo spiraglio di luce nella stanza buia, illuminando gli occhi verdi vacui e spenti di Yoichi. "Sai la cosa bella della conquista del mondo? Avere poi la possibilità di creare un nuovo ordine, tramite delle regole selettive. L'umanità è così stupida, caotica, in balia dei sentimenti. E non quelli belli come pensi tu...ma quelli egocentrici. Invidia, gola, superbia, lussuria, egoismo...".
Batté le mani, con un sorriso che raggelava l'intera stanza "Ah, è così facile schiacciare gli insetti. Mescola questi ingredienti e ogni fortezza cadrà. Come oggi, quando ho sterminato la famiglia imperiale giapponese grazie ad esse. Sono usciti come topolini dalle fogne. Erano settimane che ero in attesa di scoprire quale fosse il loro nascondiglio. Una soffitta-".
Quella figura sgranò gli occhi e lo fissò furioso, stringendo i pugni "FOLLE! C'erano dei bambini. Erano INNOCENTI! Smettila! Sei solo un pazzo!".
Si alzò in piedi, scuotendo la testa "E HAI TORTO! La gente non è solo egoista!".
Mise una mano sul cuore, chiudendo gli occhi, con un tono convinto, aggiungendo "L'arcobaleno risplende in ogni cuore. Ognuno ha l'amore, fratello. E questo non puoi cambiarlo. MAI!".
Sorrise, confidente e speranzoso "Io credo nell'umanità. Nell'amore. Nell'amicizia. Nella libertà. Nella giustizia. Un giorno vedrai che qualcosa cambierà. Qualcuno realizzerà un mondo migliore e tu finirai a marcire per sempre in prigione, come i cattivi nei fum-".
Stava per finire la frase, quando ricevette un pugno violento serrato sullo stomaco e si ritrovò senza fiato, sputando un po' di sangue sul pavimento gelido, chinandosi sulle ginocchia, agonizzante, con entrambe le mani a terra, di fronte ad All for One.
"Ah, fratellino. Te e la tua speranza. Non riesci neanche ad assorbire un piccolo pugnetto e pensi di sopravvivere di fronte la natura umana? Mi dispiace, ma dovrò proteggerti per sempre. Da tutto questo marciume che chiami umanità.". Ghignò, chiudendo la porta e attivando una delle sue meta-abilità "E ora smettiamola di credere nei super eroi. Sei nel mondo reale, fratellino. E ora-".
"Ve lo potete scordate!" fu la frase che risvegliò Yoichi da quel brutto ricordo, urlata da Kudo, che era dietro le sue spalle. Prima che riuscissero a convincerlo a partecipare alla festa, si dileguò con una mano alzata "Devo pensare alle scartoffie. Mi avete già interrotto. Domani avete la sveglia posticipata alle 11. Vi concedo due ore di dormita. Chiamatemi solo in caso di emergenza. E date un occhio al nuovo arrivato. Guai se resta solo.". Era ritornato lo scorbutico di sempre.
Yoichi, assente mentalmente durante i primi balli, anche se molti soldati si congratulavano con lui, si alzò dalla sedia durante una delle pause dei cantanti e mormorò, con un inchino, a un soldato "Io... Vorrei stare un po' da solo... Son contento che il piano abbia funzionato. Ma non mi sento bene.".
Sgattaiolò via, si rintanò nella sala di ritrovò e si sedette sulla poltrona, stringendosi sulle ginocchia, con lo sguardo perso nel vuoto, finché intravide Bruce entrare nella stanza, con una coperta in mano.
Lo avvolse con esso e, sedendosi sul tavolino, gli porse anche una tazza di cioccolata calda "Ehi, ragazzino. Qualche pensiero ti turba? Ti hanno visto scappare via. Ero preoccupato.".
Yoichi si compose e annuì, sorridendo gentilmente e sfiorando quella tazza, appoggiandola delicatamente sul tavolino poiché era ancora bollente "Non ti preoccupare... Non volevo guastare la festa. Io-uhm... preferirei stare da solo. Mi dispiace, non sono dell'umore".
Bruce provò a replicare, ma lui scosse la testa, determinato "Per favore, non insistere. Se tu non volessi ritornare alla festa ora, probabilmente mi sentirei peggio. Ti prego...".
"Va bene" fu la risposta "Sei proprio testardo e tenace.". Notò lo sguardo preoccupato e continuò "Non ti angosciare. Era un complimento. Mi raccomando, non cambiare per nessuno, ragazzino. E, se dovesse succedere qualcosa, chiamami. Ok? Buonanotte. E ricorda: chiama. Urla. Non aver timore. Non sei solo.".
Gli accarezzò la parte alta dei capelli e lo salutò, uscendo dalla stanza, alzando un braccio.

Light Behind Darkness [Kudoichi]. An untold hero taleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora