10 - La barriera

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"Diamine, ragazzino!" Esclamò Bruce, rischiando di scivolare a terra per cercare, invano, di afferrare quella mano.
Dopo aver tastato le numerose tasche di quella divisa da militare invernale grigio pallido, afferrò una piccola radio nera e schiacciò un tasto.
Prese un profondo respiro e disse, serio: "È pronta la spremuta d'arancia. Aggiungete zucchero, è assai amara.".
Alzò le gambe di Kudo, il quale era ancora senza sensi, appoggiandole sopra lo zaino che lasciò cadere sul pavimento polveroso, per facilitare la circolazione e fargli riacquistare i sensi.
Ci volle quel lasso di tempo che sembrava un secolo, in realtà fu una manciata di minuti, prima che qualcuno bussasse cinque volte, poi tre, poi una volta.
Bruce girò la maniglia e si ritrovò davanti a un operaio dalla corporatura muscolosa, con i capelli corti e neri, il viso segnato dalla stanchezza e da un paio di occhi neri come la notte, ricoperti di polvere.
Indossava una tuta da lavoro blu notte, consumata e con molti buchi, ma decorata con una spilletta dorata sul petto, vicino al cuore, raffigurante una nota musicale.
Dopo aver chiuso la porta alle proprie spalle, fece il saluto militare: "È giunta la comunicazione. Siamo pronti a scortarlo. Lei è pronto, Comandante Bruce?".
Bruce sospirò e gli diede una pacca una spalla "Riposo, soldato. E sapete che odio essere chiamato così. Devo recuperare un ospite, prima".
"Ma lei sarà il futuro Generale, signore!" Rispose quel soldato in incognito, sempre in posizione di rispetto "E-".

Bruce rise leggermente, scuotendo la testa.
"Non ci penso nemmeno. Il Boss resterà in vita e conto di schiattare malamente prima di lui. Ma ora" divenne serio, indicando Kudo "Devo recuperare un ospite. Scortate lui presso la Base principale. Ha bisogno di cibo. Ritornerò con qualcuno, mi raccomando. Specifica. So che il Comandante del Sud è fissato con i dettagli. E ora... scappo!".
Saltellò due volte, prima di prendere la rincorsa e uscire dalla stazione, senza attendere risposta.
Aveva già aspettato troppo tempo, nella sua mente c'era solo il pensiero di recuperare il fratello gemello del Dittatore, che stava girovagando da solo, senza meta, per Hokkaido, una delle regioni più fredde di tutto il Giappone.
Nella sua mente balenavano gli scenari più assurdi, se avessero scoperto l'identità di quella figura dai capelli argentati che stava scappando, da solo: dai rapimenti con riscatto ... alle morti per lapidazione in pubblica piazza.

La neve continuava a scendere copiosa e Bruce iniziò a chiedere informazioni, con un'espressione sconvolta e un tono disperato.
"Mi scusi, ha visto un ragazzino alto circa così?" Alzava la mano fino a indicare l'altezza di Yoichi "Capelli chiari, occhi verdi? È straniero, non conosce bene la lingua giapponese".
Dopo qualche risposta negativa, una signora con i capelli bianchi da una lunga pelliccia maculata indicò una stazione di polizia in fondo la strada e disse, con un tono cordiale "Certo, mi ha chiesto dove fosse la Polizia. È un ragazzo molto gentile, mi voleva regalare i suoi guanti per le indicazioni avute, dicendo che non gli sarebbero più serviti. Che sciocchino che è, ma non sa che servono sempre per uscire, durante l'inverno? Aveva l'espressione triste, si è messo quasi a piangere quando gli ho offerto un biscotto. Povero, sembrava un cucciolo abbandonato.".
Bruce impallidì "Le ha detto... qualche dettaglio su di lui? Su uhm... da dove arriva? Come ho detto, è straniero. E tende a sbagliare molti termini, sa".
"Ha solo detto che doveva chiedere indicazioni per ritrovare suo fratello." Rispose, sorridendo "Ed era molto motivato".
"Sì, certo... sono io quel fratello." Bruce sapeva mentire molto bene e fece un inchino galante "Vado a recuperarlo allora. E ancora grazie mille. Per le informazioni e per il biscotto. Se il mondo fosse gentile come lei, sarebbe un posto migliore.".

Una volta giunto dentro la Centrale, dopo aver coperto la testa con il cappuccio della felpa, si ritrovò di fronte a un ingresso lugubre e stretto.
Sotto quella dittatura, ogni postazione militare, tra cui quella della Polizia, c'era una gigantografia di All for One sulla parete di fronte l'entrata, vestito elegantemente e con un sorriso trionfante.
Notò anche, ai lati, le foto dei ricercati: solo lui e Kudo erano schedati, ma senza una fotografia: Le loro identità e i loro nomi erano ancora nascoste.
Infine, si accorse di una piccola figura incappucciata, mentre stringeva le proprie gambe in un abbraccio, seduta, fissando il pavimento.
Stava ancora indossando il cappuccio di quell'enorme cappotto, ma alcune ciocche argentate erano in vista.
Bruce tirò un respiro di sollievo e si sedette vicino, tirando fuori dalla tasca un cioccolatino avvolto da una cartina.
"Un'offerta di pace." disse, solo "Se vuoi, prima di decidere su...sulla tua carriera accademica".
Alzò lo sguardo, notando una telecamera: "Ne potremo parlare davanti a una tazza di cioccolata calda. Sai... l'arredamento di questo posto fa schifo".

Light Behind Darkness [Kudoichi]. An untold hero taleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora