03- Purezza

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Gli sguardi di Kudo e di quella strana persona rimasero immobili a scrutarsi per qualche minuto, nel silenzio più totale, mentre le mani di entrambi erano ancora unite in quella stretta.
Furono interrotti da un sonoro schiarimento della voce di Bruce, il quale osservava la scena incuriosito su cosa fosse successo.
Indicò la porta con l’indice e, mentre controllava il corridoio dietro di loro, sussurrò “Boss. Non discuto le tue scelte. Ma non abbiamo tempo, non so quali poteri abbia o quanto tempo ci rimane prima che le telecamere possano riprendere a funzionare”.
Kudo, senza replicare, aiutò il giovane ragazzo a rialzarsi e notò, mentre la figura si avvicinava alla porta, quanto fosse di piccola statura, magro, denutrito, pieno di lividi e graffi e vestito con degli abiti strappati leggermente per l’usura.
Fece un profondo respiro per calmarsi, dando una rapida occhiata al vault completamente vuoto, dicendo con un tono serio “Come ti chiami?”.
“Y… Yoichi” fu la risposta che sentì, insieme a un piccolo colpo di tosse “M-mi chiamo… cough cough… Yoichi”.
Bruce impallidì, senza replicare, poiché aveva intuito il collegamento tra quel nome e il fascicolo con il progetto del laboratorio.
Kudo, d’altro canto, rimase impassibile e, aiutandolo a stare in piedi, rispose “Bene. Non serve che parli, ora. Rispondi soltanto con un accenno o un diniego della testa. Riesci a camminare?”.
Yoichi stava fissando quella mano che teneva ancora stretta, tremando e scuotendo la testa. Si morse il labbro inferiore, provando a ritirare la mano, chiudendo gli occhi.

“Non ci pensare nemmeno, tu vieni con noi. Non ti lascio qua dentro con quel mostro!” esclamò Kudo, afferrandolo frettolosamente e se lo caricò sulle proprie spalle “Hai l’espressione di uno in difficoltà. E io aiuto sempre chi ne ha bisogno. Non scordartelo.”.
Yoichi sussultò di nuovo, con gli occhi leggermente umidi, provando a chiedere qualcosa; purtroppo, iniziò a tossire prima di poter comunicare.
“Non ti preoccupare” replicò Bruce, in modo empatico, mentre Kudo usciva dalla stanza, camminando tranquillamente nonostante avesse qualcuno sulle spalle “Sei in buone mani. Ora rilassati e lascia che ti-”.
Quando Yoichi fu trasportato fuori dalla stanza, sentirono il rumore di un altoparlante accendersi e una voce inquietante echeggiò lungo tutto il corridoio “Fratellino mio. Dove pensi di andare? Da bravo, ritorna dentro. Sennò, devo prendere dei provvedimenti. Chi ti ha tirato fuori? Uh? Chi devo uccidere? RISPONDIMI”.
Yoichi rabbrividì e si guardò intorno, spaesato, con gli occhi socchiusi a causa delle luci che illuminavano il corridoio; respirava affannosamente ed era in preda al panico, ma non proferì parola.
Kudo urlò “NON AVEVI DISATTIVATO I SISTEMI DI SICUREZZA?!? Fanculo, odio te e la tua voce, infimo verme rivoltante!” e, con la pistola, mirò verso l’altoparlante nascosto che si trovava in un punto cieco. Con una destrezza infallibile, distrusse quell’oggetto e la voce svanì.
Mentre Yoichi si tranquillizzava, abbandonando la testa sulla spalla di lui, Bruce rispose secco, controllando un piccolo monitor sul palmo della sua mano “Sì, l’avevo fatto! Non capisco, perché un allarme nascosto?”.
Bruce sbuffò, avviandosi velocemente verso l’uscita “Secondo te, quel megalomane non mette protezioni in più contro chi cerca di portare via con sé il fratello minore? DANNAZIONE! È stato un errore mio, dovevo calcolarlo”.
Sapeva che doveva essere reattivo e fissò Bruce “FUGA! Lo porto io con me, tu sparisci immediatamente. Ci vediamo alla Base! È un ordine!”.
Dopo pochi secondi di ripensamento, annuì “Va bene. Ma se finisci nel fuoco nemico e non ritorni, scendo all’inferno e ti piglio a calci per l’eternità!” e corse via, attivando la sua meta abilità e aprendosi un varco dalla finestra.
Dopo essersi arrampicato sul filo di corrente con dei guanti appositi, lo tagliò e scivolò lungo la strada, usando quel cavo per attutire la caduta. Si diresse verso la moto e guidò distante, evitando alcuni proiettili.

“Bene. Ora vedo di salvare anche te” esclamò secco, Kudo, coprendo il collo di Yoichi con una mano e attivando la sua meta abilità.
Con una rapidità che andava oltre ogni limite umano o animalesco, balzò le scale e raggiunse l’ingresso in soli tre minuti; dopo aver sparato a una decina di nemici colpendo soltanto le ginocchia, si aprì un varco e fuggì, di corsa, alzando il dito medio verso l’edificio che si stava lasciando alle spalle.
Yoichi, sempre in silenzio, fissò il gesto incuriosito e provò a mimarlo, per poi alzare lo sguardo al cielo. Toccò la spalla a Kudo e indicò il cielo con la luna piena che rifletteva i raggi lungo le strade buie di Tokyo, con meraviglia e con delle lacrime che scendevano lungo il viso.
“Sì, è la luna piena. Siamo a fine mese-” rispose, secco, per poi fermarsi di colpo, facendo qualche saltello in avanti per non perdere l’equilibrio. Sgranò gli occhi “Quanti anni avevi quando hai visto la luna l’ultima volta? Per ripetere le decine basta che-”.
Non riuscì a terminare la frase che Yoichi, sempre in silenzio, alzò soltanto nove dita delle mani, mostrandogliele.
Kudo si massaggiò la fronte con il pollice e l’indice della mano sinistra, poiché la mano destra non aveva mai lasciato quella del ragazzo.
Poi, annuì “Ok, cambio di programma, anche se Bruce mi ucciderà. Ti porto in un posto, non mi fido di fermarmi qua, ma ogni persona merita di vedere il cielo.”.
Usando fino allo stremo il suo potere, corse verso una casa abbandonata in un piccolo bosco fuori città; dopo spostato due assi non inchiodate, aprì la porta.
Non essendoci il tetto, si potevano notare la luna e le stelle e, dopo aver appoggiato Yoichi per terra, prese dallo zaino una coperta, avvolgendolo con essa.
“Prendila in prestito, ho sentito che tossivi.” Rispose Kudo, sedendosi all’angolo, con le spalle al muro “Puoi vedere la luna e le stelle, prendi tutto il tempo che vuoi. Non conosce nessuno questo posto.”.

Light Behind Darkness [Kudoichi]. An untold hero taleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora