Venticinque

5 0 0
                                    

Tutto era andato secondo i nostri piani studiati a tavolino e dalle nostre menti geniali, avevamo elaborato una strategia che non ci facesse perdere tempo in fronzoli vari ed impedisse l'interruzione dell'impresa da parte della servitú per qualcosa dove dovevamo essere presenti. Avevamo eseguito i nostri compiti dalla preparazione personale e quella alimentare, fin ad arrivare al giardino in cui l'intera giornata era trascorsa nel migliore dei modi difatti tornammo verso sera senza che nessuno ci vide e riuscendo a sgattaiolare nelle stanze per cambiarci per la cena. Nessuno si accorse della nostra assenza, era tutto normale o magari lo spavento e facevano finta di niente per non generare caos oppure davvero non conoscevamo le avventure intraprese quel pomeriggio. Facemmo la cena normalmente, scambiammo sorrisi normalmente non prima di esserci scambiate uno sguardo complice eloquente, mangiammo normalmente chiacchierando normalmente e applicando questo termine nuovamente ci congedammo vinte dalla stanchezza una volta terminato il pasto nelle nostre rispettive stanze. Ci ripromettemmo di rifarlo sia in due sia con gli altri usufruendo dello stesso piano elaborato per più persone e una volta abbracciate potemmo decretare la fine di quel giorno di primavera studiato in maniera efficiente, formato da petali di fiori e un sole splendente in alto nel cielo. Una volta in stanza mi cambiai preparandomi per la notte, crollando una volta cullata dal buio del cielo, dai suoni notturni prettamente naturali come i grilli e tante minuscole lucciole in giro qua e lá assorbita completamente dal candore delle coperte fresche di bucato. Non potevo desiderare di meglio i piedi erano doloranti così come la schiena, chiusi gli occhi addentrandomi in un mondo di pace e tranquillità.

La giornata si rivelò essere soleggiata tipica del clima primaverile che ormai da qualche tempo avvolgeva Firenze con i suoi morbidi raggi e l'abbracciva con fare protettivo, l'aria intrisa di quel odore floreale e il vento leggero che svuoteva poco i rami degli alberi verdeggianti conferiva pace e serenità così come i suoni della natura che volteggiavano sul cielo della cittadina ormai sveglia al lavoro. Persa nel letto ad osservare l'arte che fuori si stagliava in tutta la sua beltà e magnificenza, in iper rilassamento la concezione del tempo non fu un mio problema in quel frangente finché non mi accorsi degli impegni in programma in quella mattina: non si sarebbero svolti da soli Carolina muoviti e non poltrire. Seppur vero che gli eventi delle ultime giornate mi avevano sconvolto, in particolare Bianca non riuscivo a capire il suo parlare in codice atto a non farci capire nulla  di quel che intendeva; aveva a che fare con i ragazzi quindi Arturo e company da come si intuiva, senza ovviamente aggiungere altro sul motivo e su ció che le loro menti stavano architettando. Ad ogni modo emisi un sospiro stava a lei parlarne e noi non potevamo interferire sulle dinamiche familiari in atto nella sua famiglia, certo eravamo cugine, una squadra erano fatti loro ecco tutto e se bee se la sentiva poteva parlarne. Lo sapeva non ci pioveva sulla questione di conversare con noi su questo argomento, suppergiunta quando sentiva che era il momento giusto si avviava; stabilito questo in riferimento al pensiero precedente sul darmi da fare mi alzai di scatto come se avessi bevuto una quantità eccessiva di the, rassettai l'intera stanza da cima a fondo senza chiamare la servitú perché potevo farcela da sola  dopodiché andai in salotto mangiai un pezzo di dolce alla velocità della luce ero sola e potevo farlo non prima di aver salutato chiunque incrociasse il mio campo visivo e mi preparai alla giornata. Tutto questo sapete perché? Tutto questo volete davvero saperlo? Ebbene la quantità di visite secondo il turno stabiliti fra i tre fratelli Medici, toccava a me e la prima visita per mia fortuna era abbastanza vicina. Il vestito era consono, i capelli mossi fermati da delle trecce al di sopra con un fermaglio erano sistemati così come i gioielli quali orecchini e la collana con i rubini incarnando la perfetta idea di eleganza e semplicità. Gli impegni duravano sino al pomeriggio e per fortuna potei approfittare del pranzo offerto da una delle  famiglie che ovviamente non ricordavo il cognome, erano tante che altro potevo fare giá era tanto che andavo di sana pianta. Chiusi il portone del palazzo e con passo deciso mi avvicinai alla prima vista, raddrizzai la schiena a salutai tutti come ero solita fare con educazione e gentilezza.

Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora