Dolce Nebt

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L'arte di scrivere mi appartiene. Osservare gli uomini che creano la miscela per il papiro seguendo le mie indicazioni è una delle mie soddisfazioni più grandi. Permettere loro di fissare nel tempo parole, ricordi, storie, è sempre stata una delle cose di cui vado più fiero.

Djaepes, il sacerdote, sta mescolando con attenzione colla, acqua e cenere, mostrando ai suoi allievi la giusta densità per scrivere con lo stilo. Troppo liquido, e il segno non resterà impresso sul papiro. Troppo denso, e i disegni non saranno comprensibili, la scrittura non sarà fluida. Uno dei suoi allievi ha attirato la mia attenzione. Bakra. Sregolato e distratto, ma la sua intelligenza è notevole e non trovavo in un essere umano una simile connessione con lo spirito da moltissimo tempo.

«Sapevo che ti avrei trovato qui.»

Non mi volto. Lascio che il profumo della Dea Gatta mi avvolga.

«Vengo spesso qui. Lo vedi quel ragazzo? Prevedo grandi cose per lui.»

«Immagino che il fatto che somigli sia ad Ausar che a Seth non influisca minimamente sulla tua predizione.»

Non rispondo subito. Certo che avevo notato la somiglianza. Il carattere di Ausar, buono e impetuoso, coraggioso e senza regole. L'intelligenza straordinaria di Seth, la sua prontezza a imparare, lo spirito d'osservazione, la fragilità del suo cuore.

«Sulla somiglianza non posso darti torto.»

«Vorrei vedere. Io non ho mai torto!» Sussurra il mai così piano e lentamente da riempirmi di brividi.

Sorrido.

«Ma sulla predizione ti sbagli. Quel ragazzo è una perla tra gli umani. Non resterà invisibile. Credimi.» Faccio una pausa, poi mi volto a guardarla. «Perché mi cercavi?»

Il suo volto si incupisce. «Sono preoccupata per Nebt. Credo che non stia bene.»

Mi alzo così velocemente che nemmeno i movimenti felini di Bastet riescono a raggiungermi. Mentre corro da lei, cerco di ignorare la sensazione che qualcuno, da qualche parte, abbia nascosto la luce.

Trovo Nebt sul patio dove, solo poche ore prima, ho vissuto momenti di pura gioia, combattendo per gioco con tre delle anime che più amo al mondo. Apparentemente è tutto normale. Qualcosa, tuttavia, mi mette in allarme. Il suo sguardo è spento, le spalle leggermente incurvate, il viso inespressivo. Molte cose potrei dire di Nebt-Het, ma non che sia inespressiva o spenta.

Mi avvicino a lei con cautela: mi rammenta un cucciolo ferito, che potrebbe fuggire spaventato o rivoltarsi e mordere

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Mi avvicino a lei con cautela: mi rammenta un cucciolo ferito, che potrebbe fuggire spaventato o rivoltarsi e mordere.

«Nebt, ti cercavo.»

Non risponde. Lo sguardo è fisso in un punto lontano, la sua attenzione, la sua anima, non sono qui. Mi avvicino lentamente e poso una mano sulla sua spalla. Lei si volta a guardarmi. Per un attimo gli occhi brillano della solita luce, ma dura solo un istante. Senza dire nulla si volta e torna a guardare nel vuoto. La prendo in braccio senza difficoltà e la porto nella Sala della Medicina.

AUSET - La storia di ISIDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora