Capitolo 8

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Cammino velocemente per la strada leggermente irritata.

Per una fottutissima volta che un ragazzo mi sembra interessante quest'ultimo deve essere figlio di Steve Jobs?

Questo deve essere il Karma.

Non posso frequentare uno così!
Sicuramente Robert ci impiegherebbe un nano secondo a scoprirlo visto che di persone agiate in questa zona di New York ce ne sono poche.

E poi direi che di ricconi ne vedo già abbastanza nella mia seconda vita, non mi servono anche nella prima.

Mannaggia.

Chissà cos'ha pensato quando ha visto la mia faccia.

Che poi se penso alla morale che mi ha fatto sulla sua famiglia mi viene solo da ridere.

Il suo massimo problema con i genitori sarà stato il regalo di compleanno in cui ha ricevuto una Porsche invece di una Ferrari.

E dire che di solito i ricchi li riconosco da lontano, come ho fatto a non accorgermene?

Beh è un ricco discreto, questo bisogna dirlo.

Un figo discreto.

Ok basta.

Quando arrivo a casa ormai è notte fonda e l'indomani arriva in un batter d'occhio.

Il turno di mattina al pub è uno dei miei preferiti. Non c'è gente ubriaca da gestire  e sono in pochi quelli che cercano di approcciare.

Al lavoro oggi siamo solo io e David, e la cosa non mi dispiace.
Annie è simpaticissima ma altrettanto logorroica.

- Megan! - la voce di David sa di rimprovero.

- Che c'è? - domando mentre sistemo i donuts nella vetrina.

- Non stavi bevendo il caffè, questo è Baileys! - solleva la tazzina che avevo accuratamente nascosto vicino alla cassa.

- È crema al caffè -  rispondo facendo spallucce.

David scuote la testa esasperato.
- Non mi piace che bevi alcool al lavoro, e poi sono le 10 di mattina cristo! -

- Dai per una tazzina! - rido.

- Lo sai come sono i clienti. Non voglio stare con l'ansia che ti succeda qualcosa perché hai esagerato con "il caffè" -

- D'accordo capo, mi ubriacherò solo in sua presenza - lo prendo in giro.

In realtà gli sono grata per la sua premura. Avere qualcuno che pensa alla tua incolumità fa bene al cuore.

Il campanello della porta suona e Jerry entra nel pub con il suo passo deciso da uomo massiccio.
Sembra più un bodyguard cinquantenne piuttosto che un autista privato.

- Hey vecchio! - lo saluto scherzosamente.

Non posso dire "Hey, ecco il mio autista preferito! ", anche se ogni tanto rischio di farmelo scappare.

- Tutto bene giovanotta? - mi domanda sedendosi allo sgabello del bancone.

- Si, grazie. E tu?-

- Tutto bene, mattinata tranquilla ? -

- Sei venuto a controllarmi? - Gli domando sarcastica.

L'uomo viene spesso al pub, un po' per gusto personale ma soprattutto per riferire a Robert ciò che faccio, o sarebbe meglio dire non faccio, nella mia routine mondana.

Se un cliente abituale ci prova spudoratamente con me Robert lo verrà a sapere e vorrà essere convinto che io "faccia la brava".

- Me lo fai un caffè? - cambia subito discorso con sguardo di rimprovero.

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