Capitolo 11

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Venticinque cucchiaini, ventisei cucchiaini, ventisette cucchiaini...

- Meg... Mi stai ascoltando? -

La voce di Annie mi distrae dal mio stupido metodo conta cucchiaini che ho inventato per ingannare la mente dal pensare ad altro.

- Scusa Annie, dicevi? -

- Ma cos'hai per la testa si può sapere? -

Cara Annie, se solo potessi raccontarti!

Sono passate tre settimane dall'uscita con Caleb, e da quando ho scoperto che quest'ultimo è il figlio di Mark Morgan, il grande amico di Robert che ho conosciuto a Miami.

Non avrei mai pensato che abitasse nella nostra stessa zona di New York, non l'avevo mai visto in nessuna occasione prima dello yacht show.
Probabilmente gli impegni lavorativi lo tengono spesso lontano da casa.

Caleb, anche se cercava di non darlo a vedere,  sembrava ferito nel profondo da ciò che è stato il passato con la sua famiglia.
La tragedia avvenuta all'amico, il riformatorio che si sa essere un posto in cui vengono rinchiusi ragazzi violenti a cui Cal non pensavo potesse mai appartenere. Si sentono storie orribili su quei posti, tra abusi mentali e fisici degli educatori, risse fra compagni e soprusi. Il tutto coronato dall'imposizione di una disciplina ferrea, allenamenti massacranti e chi più ne ha più ne metta.

Che infausta coincidenza del cazzo ritrovarmi a uscire con lui.

Alzo lo sguardo e trovo Annie fissarmi interrogativa.

- Contavo i cucchiaini -  le sorrido e lei mi guarda un po' preoccupata .

- Tu non stai bene -

- Allora ci vieni? - domanda Dana avvicinandosi a noi, mentre sistema i lunghi capelli neri in una coda di cavallo.

- Dove? -

- Alla festa! - Annie alza gli occhi al cielo, esasperata dalla mia distrazione.

- Ma quando? -

- Stasera, al Purple, a due isolati da qui -

- Mh ci penso -

- Dai per favore - mi supplica Annie e poi abbassa il tono di voce sussurrando: -ho sentito David parlarne quindi forse ci sarà anche lui! -

- Ah già, dimenticavo della tua cotta per lui -

- Meg! Abbassa la voce!- mi rimprovera diventando tutta rossa.

- Ok ok, comunque dopo le ventidue, prima ho da fare -

- Con chi? - domanda Dana con malizia.

- Forse sono affari miei?! - ribatto imitando la sua espressione con sarcasmo.

Dana mi guarda scontrosa ma per lo meno smette di ficcare il naso.

Dopo un'ora il mio turno finisce, quindi saluto le ragazze ed esco dal locale.

Sono le sei di pomeriggio, le prime luci del tramonto iniziano a colorare il cielo.

Mi accendo una sigaretta nel tragitto tra il pub e casa di Robert.
Non vedo l'ora che parta per qualche viaggio lavorativo! Senza di me possibilmente.

Suono al citofono della villa e di routine la governante mi accoglie.

- Come stai tesoro? La mamma sta bene anche lei sì? -

- Sì, grazie della premura Mary. Tu stai bene? Ti vedo stanca - domando notando i lineamenti un po' tirati della donna.

Lei scuote la testa, avvilita.
- Il signor Miller oggi è intrattabile, deve essere andato storto qualcosa in uno dei suoi affari. Ha messo sottosopra lo studio, il salotto, ha rotto dei vasi mentre faceva telefonate e urlava adirato. Ho finito poco fa di sistemare tutto. -

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