Capitolo 13

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Apro la cassettina del pronto soccorso e prendo il ghiaccio istantaneo, dandogli un colpetto per attivarlo.

- Tieni - dico a Caleb passandoglielo.

Siamo nel bagno del locale, dove un barista ci ha scazzatamente indirizzato dopo che Caleb ha fatto tutto quel casino con Jason.

Il ragazzo si posa il ghiaccio sullo zigomo e una smorfia di dolore si disegna sul suo viso.

Tra noi regna il silenzio, finché Caleb non decide di spezzarlo.

- Perché sei rimasta? - domanda soltanto.

"Perché hai menato uno per difendermi " vorrei rispondere istintivamente. Ma so che Caleb non si riferisce a quello. Vuole sapere per quale motivo sono rimasta lì, incollata a lui anche con l'anima, perché in quell'abbraccio ha sentito quanto davvero io riuscissi a comprendere quel sentimento di smarrimento che solo chi ha provato può riconoscere.

- Perché so cosa significhi stare male per il passato - rispondo semplicemente, continuando a fissare il muro.

Siamo a debita distanza, io appoggiata al lavandino e lui seduto sul wc chiuso.

- Io non sto male -

- No infatti - alzo le mani - hai preso a cazzotti uno per sport -

Caleb fa spallucce.

- Volevo farlo dal momento in cui ha iniziato a parlarti. -

Sorrido.
A che gioco sta giocando?

- Non ho bisogno della tua protezione Caleb-

- No infatti - alza le mani anche lui - ti stavi facendo molestare per sport, immagino - mi prende in giro in un misto di provocazione e derisione.

Si alza, avvicinandosi a me. Non c'è molto spazio in questo bagno del cazzo quindi è inevitabile che tra i nostri corpi si sia spezzata la distanza che avevamo cercato di creare inizialmente.

- E va bene, grazie - sospiro esasperata, voltandomi verso la porta per sfuggire al suo sguardo. -Ma non avresti dovuto farlo comunque, Danny si è arrabbiato, l'hai visto -

Ammetto di avere paura della sua vicinanza, paura di non riuscire a dirgli di no un'altra volta.

Stare da sola con lui mi fa sentire così fragile, ho paura che i suoi occhi possano leggermi dentro.

- Meg - Caleb mi prende per i fianchi, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Il suo tocco mi fa effetto, come una scossa che passa per tutto il corpo.

Perché mi tocchi Cal? Perché devi starmi così dannatamente vicino?

Non voglio provarle queste sensazioni perché non le merito.

- Lo farei altre mille volte, ok? Mi odio perché questa mancanza di autocontrollo mi ha portato alla rovina già una volta... Ma quando ci sei di mezzo tu è tutto amplificato, anche le emozioni negative. -
Mi guarda come se cercasse in me delle risposte, ma io non so proprio dove trovarle.

- Caleb ti prego... - lo imploro, cercando di convincere più me stessa che lui - tutto questo non va bene -

La mano del ragazzo sale sul mio corpo, in un movimento che non comprendo.
Le dita passano attorno alla spallina del vestito bianco e con delicatezza lo spostano facendola scrivolare dalla mia spalla.
- Questo va bene invece? - sussurra, i suoi polpastrelli sfiorano appena la pelle della mia clavicola, a pochi millimetri dalla bruciatura del sigaro di Robert.

Mi volto , rompendo il contatto visivo che si era creato, così intimo da farmi vergognare ora.

- Quando te ne sei accorto? -

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