Prologo

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"Mamma, mamma! Guarda! Hai visto? Ti prego, dimmi che hai visto!"
Avevo cinque anni. E ancora non avevo idea di cosa la vita avesse in serbo per me.




Sono Malia Jefferson, per tutti Jeff e ho sedici anni. Vivo a Black River Falls, una piccola comunità nel Wisconsin. È una città di pochi abitanti molto gentili e simpatici, almeno con me, ed è circondata da boschi e foreste. Infatti, il clima è umido, in inverno fa molto freddo e in estate soffia sempre un venticello leggero che ci rinfresca. È proprio un bel posto. La mia famiglia è strana: mio papà Mark è biologo ed è sempre in mezzo ai boschi a cercare nuove specie di funghi, mia mamma Lilian è infermiera nell'ospedale della città, mio fratello Bob ha undici anni e non gli piace studiare, preferisce girovagare con i suoi amichetti in mountain bike per le colline di Black River Falls. A volte lo invidio: è così tranquillo e spensierato, ha così tanti amici. Forse per i maschi è più facile stringere amicizia. Sono nata qui, ma quando avevo cinque anni la mia famiglia ed io ci trasferimmo a Chicago, dai genitori di mia mamma e ho perso tutte le mie amiche. Da quando siamo ritornati, quattro anni fa, non ho incontrato nessuna delle mie vecchie compagne di classe. Ho stretto amicizia con qualche ragazza, ma la mia migliore amica è solo una: Mia. Lei è il contrario di me: mentre io sono timida e un topo da biblioteca, lei è sfacciata e al passo con la moda. Non so come sia potuta diventare mia amica, ma è successo: il primo giorno di scuola, quando sono arrivata, era inciampata e mi era volata addosso facendomi cadere tutti i libri che tenevo in mano. Quello fu l'inizio della nostra strana ma sincera, amicizia. E fu anche l'inizio dei miei guai e delle mie figuracce per tutta la scuola. Mi rifugiavo spesso in biblioteca dopo averne fatta una.
Uno di quei giorni incontrai una ragazza bionda, capelli ricci e crespi, occhialoni anni '60.

Non l'avevo mai vista in città, era nuova probabilmente. Si aggirava tra i reparti alla ricerca di qualcosa e sembrava si fosse persa, così mi avvicinai e le chiesi cosa stesse cercando.


-"Sto cercando dei libri di filosofia. In particolare di Platone. Sai dove posso trovarne qualcuno?", chiese con una vocina delicata e allo stesso tempo stridula.


-"Ehm, in realtà la dotazione di filosofia qui è scarsa. Puoi trovare qualcosa nella sezione di storia. Ma non ti assicuro che troverai quel che cerchi".


-"Grazie mille! Vuoi farmi compagnia? In due troveremo sicuramente qualcosa", propose entusiasta.


Accettai: mi dispiaceva lasciarla sola in mezzo a tutti quei libri. Come immaginavo, era nuova e per essere ammessa nella nostra scuola, la Black River Falls High School, avrebbe dovuto sostenere un esame che comprendeva anche filosofia. Era strana con uno stile tutto suo. Si chiavava Tiphani Rowland. Dopo svariate ricerche, riuscimmo a trovare qualcosa: non era esattamente quello che cercava ma diceva che le sarebbe stato comunque utile. Mi ringraziò e se ne andò a passo veloce.
Mi è sempre piaciuto aiutare le persone e quando mi capita di vedere qualcuno in difficoltà cerco di dare una mano, se posso.


Quella sera di settembre fu insolitamente fredda e umida. Di solito uscivo con mia mamma o Mia a fare una passeggiata al chiarore di luna ma quella sera ci fu impossibile. Fu strano, ma non ci badai troppo.

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