Otto

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-"E' stata una conversazione breve e sentivo che anche lui era imbarazzato, anche se cercava di camuffarlo usando un tono di voce alto", raccontai a Mia il mattino successivo al telefono.


-"Siete così carini", disse lei come se fossimo fidanzatini.


-"Ma smettila. Ho dovuto chiamarlo, altrimenti non avrebbe potuto prendere la cravatta", risposi arrossendo.


-"Beh siete carini lo stesso. Mike non mi chiama mai. Ci siamo sentiti via sms e a scuola non stiamo mai insieme", disse triste.


-"Beh ma non state insieme, almeno non ancora", osservai.


-"Lo so, ma sarebbe bello che s'interessasse di più a me".


-"Dopo la Festa magari succederà", dissi cercando di sollevarle il morale.


-"Già. Beh speriamo bene. Tua mamma a che punto è con il vestito?".


-"E' da ieri sera che se ne sta chiusa in camera sua. Non ha cenato a tavola con noi e stamattina non è scesa per la colazione. Penso che la stia prendendo troppo sul serio".


-"Vuole solo il meglio per te. Sarai bellissima".


-"Anche tu".


-"Lo so. Ora vado dalla parucchiera. A più tardi, Jeff", e riagganciò appena la salutai.


Andai in cucina a prendere qualcosa da mangiare e portai la colazione in camera da mia mamma.


-"Allora? Come procede qui?", dissi entrando.


-"No, no, no! Non puoi guardare! Ho quasi finito il filo, puoi andare a comprarlo? Lascia pure qui quello che hai portato e prendi i soldi dalla mia borsa. Grazie".


Mi congedò così, senza un saluto né niente. Andai a prendere il filo che le serviva alla merceria in fondo alla strada. Entrai e lo vidi lì ad aspettare appoggiato al bancone.


-"Buongiorno", dissi.


-"Ehi, Malia! Mi segui?", scherzò.


-"Potrei dire la stessa cosa, sai. Io abito qui vicino", osservai sorridendo.


-"Hai ragione. Ma questa è l'unica merceria a buon mercato, quindi".


-"Giusto", affermai.


Aveva indosso una tuta da ginnastica ed era bellissimo con i capelli spettinati. Io, invece, con la tuta stavo malissimo ma non potevo prevedere di incontrarlo proprio lì.


-"Sono dieci dollari", gli disse la commessa.


-"Grazie e arrivederci", disse pagando. "Ti aspetto qui fuori", disse rivolgendosi a me.


Ancora? Non ne potevo più di sentirmi nervosa e osservata da lui. Annuii con la testa e uscì. Chiesi alla commessa quello che mi serviva, pagai, ringraziai e uscii a mia volta.


-"Fatto", annunciai. Avevo il suo sguardo puntato addosso e non riuscivo a calmarmi.


-"Verrai vestita così stasera?", chiese sorridendo.


-"Non sarebbe una cattiva idea, sai?", risposi ironica.


-"Beh staresti bene lo stesso. L'unico problema è che ormai ho già comprato la cravatta grigia blu scura, quindi non saremmo abbinati", disse scherzando e sempre con il solito sorriso.


-"Allora sarò costretta a indossare l'abito e delle scarpe scomode. Peccato".


Rise ed io con lui. Rideva sempre ed io lo seguivo altrettante volte. Mi sentivo impacciata mentre lui sembrava così sicuro di sé, anche se a volte notavo nel suo sguardo un po' di timidezza e insicurezza e questo mi piaceva molto.

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