-"E' stata una conversazione breve e sentivo che anche lui era imbarazzato, anche se cercava di camuffarlo usando un tono di voce alto", raccontai a Mia il mattino successivo al telefono.
-"Siete così carini", disse lei come se fossimo fidanzatini.
-"Ma smettila. Ho dovuto chiamarlo, altrimenti non avrebbe potuto prendere la cravatta", risposi arrossendo.
-"Beh siete carini lo stesso. Mike non mi chiama mai. Ci siamo sentiti via sms e a scuola non stiamo mai insieme", disse triste.
-"Beh ma non state insieme, almeno non ancora", osservai.
-"Lo so, ma sarebbe bello che s'interessasse di più a me".
-"Dopo la Festa magari succederà", dissi cercando di sollevarle il morale.
-"Già. Beh speriamo bene. Tua mamma a che punto è con il vestito?".
-"E' da ieri sera che se ne sta chiusa in camera sua. Non ha cenato a tavola con noi e stamattina non è scesa per la colazione. Penso che la stia prendendo troppo sul serio".
-"Vuole solo il meglio per te. Sarai bellissima".
-"Anche tu".
-"Lo so. Ora vado dalla parucchiera. A più tardi, Jeff", e riagganciò appena la salutai.
Andai in cucina a prendere qualcosa da mangiare e portai la colazione in camera da mia mamma.
-"Allora? Come procede qui?", dissi entrando.
-"No, no, no! Non puoi guardare! Ho quasi finito il filo, puoi andare a comprarlo? Lascia pure qui quello che hai portato e prendi i soldi dalla mia borsa. Grazie".
Mi congedò così, senza un saluto né niente. Andai a prendere il filo che le serviva alla merceria in fondo alla strada. Entrai e lo vidi lì ad aspettare appoggiato al bancone.
-"Buongiorno", dissi.
-"Ehi, Malia! Mi segui?", scherzò.
-"Potrei dire la stessa cosa, sai. Io abito qui vicino", osservai sorridendo.
-"Hai ragione. Ma questa è l'unica merceria a buon mercato, quindi".
-"Giusto", affermai.
Aveva indosso una tuta da ginnastica ed era bellissimo con i capelli spettinati. Io, invece, con la tuta stavo malissimo ma non potevo prevedere di incontrarlo proprio lì.
-"Sono dieci dollari", gli disse la commessa.
-"Grazie e arrivederci", disse pagando. "Ti aspetto qui fuori", disse rivolgendosi a me.
Ancora? Non ne potevo più di sentirmi nervosa e osservata da lui. Annuii con la testa e uscì. Chiesi alla commessa quello che mi serviva, pagai, ringraziai e uscii a mia volta.
-"Fatto", annunciai. Avevo il suo sguardo puntato addosso e non riuscivo a calmarmi.
-"Verrai vestita così stasera?", chiese sorridendo.
-"Non sarebbe una cattiva idea, sai?", risposi ironica.
-"Beh staresti bene lo stesso. L'unico problema è che ormai ho già comprato la cravatta grigia blu scura, quindi non saremmo abbinati", disse scherzando e sempre con il solito sorriso.
-"Allora sarò costretta a indossare l'abito e delle scarpe scomode. Peccato".
Rise ed io con lui. Rideva sempre ed io lo seguivo altrettante volte. Mi sentivo impacciata mentre lui sembrava così sicuro di sé, anche se a volte notavo nel suo sguardo un po' di timidezza e insicurezza e questo mi piaceva molto.
STAI LEGGENDO
Voglio ricordare
General FictionQuesta è la storia di Malia, una liceale che vive in un paesino alle porte di un bosco. Sarà protagonista di un'avventura che le sconvolgerà la vita, la sua intera esistenza. Sarà lei a voler ricordare. Non è la solita storia di lupi mannari e vampi...