-"Allora? Racconta! Com'è andata ieri pomeriggio con Alan?", esordì Mia mentre eravamo in macchina con mia mamma e andavamo verso il centro commerciale fuori città.
-"Abbiamo finito i lavori in falegnameria e mi ha accompagnato a casa, niente di più e niente di meno. Fine", dissi brevemente.
-"Non ci credo! Per niente! Ho visto come ti guarda e non credo a una parola di quello che mi hai appena detto", ribadì mettendomi in imbarazzo di fronte a mia mamma.
-"Smettila Mia, non è divertente", la rimproverai.
-"Dimmi dimmi, Mia. Come la guarda?", intervenne mia mamma.
La guardai sbalordita: non mi aspettavo questo suo intervento.
-"Mamma! Ti ci metti anche tu?", chiesi scioccata.
-"Tesoro, lui è il ragazzo che ti accompagnerà alla Festa d'Autunno e pretendo di sapere come si comporta con te. Quindi, Mia, come la guarda?", chiese ancora in tono entusiasta.
-"La guarda sempre, primo punto. Secondo punto, la guarda come se fosse una dea. Malia è bellissima, lo sappiamo tutti, ma per lui sembra esista solo lei", disse come emozionata.
-"Anche tuo padre mi guardava così al liceo".
-"E con questo, cosa vorresti dire, mamma?".
-"Che sarete bellissimi", rispose in tono dolce.
Al centro commerciale c'erano parecchie persone e i negozi erano affollati di ragazze della mia scuola che provavano gli abiti. La maggior parte di loro provava dei vestiti neri, colore troppo banale e, sia io che Mia, volevamo essere diverse. Entrammo anche noi nei vari negozi ma molti dei vestiti più belli erano già stati venduti. Provammo qualsiasi tipo di abito ma nessuno ci convinse. Stavamo per andare via quando Mia notò un abito bellissimo nella vetrina di un negozio. Entrammo e Mia lo provò subito: era un tubino bordeaux, lungo fino alle ginocchia, con spalline in raso e ricami in pizzo lungo il fianco destro. Le stava d'incanto e questo lo sapeva così lo comprò, nonostante costasse più di quanto aveva previsto. Non trovai niente per me, così tornammo a casa con un solo vestito.
-"Domani andremo a Eau Claire e troveremo qualcosa, vedrai", disse mia mamma speranzosa. Eau Claire è una città a 50 minuti da Black River Falls e a mia mamma non piaceva guidare, ciò significava che era disposta a perdere un altro pomeriggio per farmi trovare l'abito giusto.
-"Grazie, mamma. Grazie davvero", risposi.
-"Vuoi che venga anch'io?", mi chiese Mia.
-"Se non hai niente da fare", risposi.
-"Allora siamo d'accordo. Dopo scuola vengo da te così non perdiamo tempo, ok?", propose. Era tipico di Mia auto invitarsi a casa degli altri, ma ormai eravamo abituati.
-"Perfetto", dissi io e scese dalla macchina.
-"Sei sicura di volere la sua compagnia? Oggi non ha fatto altro che vantarsi del suo abito. Ne troveremo uno più bello, promesso", disse mia mamma appena Mia fu entrata in casa.
-"Mamma, sappiamo tutti com'è fatta Mia, ma non m'interessa. Lei avrà il suo accompagnatore ed io il mio e, detto tra noi, il mio è molto più bello", confessai.
-"Ah sì? Furbetta di una figlia!", disse ridacchiando.
-"E comunque un consiglio in più da parte di una persona estranea alla famiglia è sempre utile. Tu sei di parte", aggiunsi.
-"Posso assicurarti che sarò davvero obiettiva", promise non troppo sicura e scoppiamo entrambe in una risata fragorosa.
Cenammo tutti e quattro insieme come sempre e mio padre era rammaricato per il mio vestito ancora da comprare: era curioso di vederlo al più presto.
-"Vorrei prendere un abito blu", annunciai.
-"Bello!", esclamò mia mamma
-"Perché non nero?", chiese mio papà serio. "Il nero è più elegante", aggiunse.
-"Perché tutte hanno un vestito nero?", risposi ironicamente.
-"Ah, quindi vuoi essere alternativa", disse lui altrettanto ironicamente.
-"Devo scegliere un vestito scuro e non voglio che sia nero da funerale. Avevo pensato al blu perché è elegante e allo stesso tempo scuro ma non troppo. Ma se trovo altri colori scuri per me, va bene", risposi.
-"Il blu è perfetto", disse mia mamma con un gran sorriso sulle labbra rivolgendosi a mio papà.
-"So che per tradizione si debba indossare un abito scuro ma mi sembra una tradizione stupida. Una persona dovrebbe essere libera di vestirsi come vuole e del colore che vuole. Hai già trasgredito alle regole, perché non continuare?", disse lui.
-"Cos'hai fatto?", chiese mia mamma che non sapeva niente.
-"Tua figlia ha strappato il biglietto di Alan, il ragazzo che la accompagnerà alla Festa. Non so perché o come, ma è successo. Ho trovato le cartacce nel suo cestino mentre davo una pulita. Quindi non ha potuto rimandare l'invito al ragazzo. Gli avrà detto a voce che accetta, no? Quindi il danno è fatto, tanto vale indossare un vestito colorato", annunciò riassumendo tutto. Non avevo idea che mio padre pulisse la casa: è stata una scoperta inaspettata. O forse stava indagando, cercando prove su Alan?
-"Lia, sai cosa significa questo?", disse mia mamma con tono allarmato.
-"No, mamma. Dimmi", risposi io distrattamente.
-"Non potrai andare a quella Festa! La sfortuna s'imbatterà su te e Alan!".
-"Lilian, per favore, non iniziare con queste storie sull'infrangere le tradizioni di Black River Falls. Lia, non ascoltarla. Non è mai stata superstiziosa quindi stai tranquilla", intervenne mio papà.
-"Mamma non ho intenzione di mancare alla Festa d'Autunno, quindi ci andò lo stesso. La fortuna e la sfortuna non esistono: è tutta interpretazione dei fatti", dissi citando la frase di Alan.
-"Lo so tesoro, non ho mai creduto in queste stupidaggini ma..".
-"Quindi nessun problema, mamma", la interruppi.
-"Domani andrete a prendere il vestito?", chiese Bob.
-"Si certo. Vuoi venire anche tu?", chiese mia mamma.
-"No, mamma ti prego. Lascialo a casa, sarebbe solo un sasso nella scarpa", mi lamentai.
-"Bob verrà con me a fare la spesa domani. Sei contento Bob?", s'inserì mio papà con tono ironico.
Gli rivolsi un grazie muto e un bacio per ringraziarlo. Andavo molto d'accordo con mio papà, stava sempre dalla mia parte quando litigavo con Bob. Invece, mia mamma era sempre dalla parte del piccolo. Quando si trattava di ragazzi, al contrario, era mia mamma a schierarsi dal mio lato mentre mio papà faceva di tutto per non farmi uscire con un ragazzo piuttosto che un altro.
Anche quella notte sognai Alan. Questa volta indossavo un abito verde scuro con perline dorate sullo scollo e lui aveva la cravatta dello stesso colore. Come la notte prima, sognai un animale con grossi occhi azzurri, ma riuscii a intravedere qualcosa di più: era un orso bruno, grande e grosso. Un grizzly. M'inseguiva per la strada ed io correvo e cercavo di urlare, ma dalla mia bocca non usciva nulla, nemmeno un sibilo. Così corsi finché non mi trovai davanti a un grande rovo invalicabile e l'orso mi puntò gli occhi addosso: due occhi azzurro ghiaccio, terrificamente belli.
-"Ehi Lia, calmati ora", sentii dire. Era mia mamma seduta sul mio letto che mi accarezzava i capelli. Ero in preda ad un attacco di panico e avevo svegliato tutti in casa con le mie urla. Non ricordo niente di quella notte, me lo raccontò in seguito mia madre. Ero madida di sudore, piangevo e avevo il cuore a mille. Non rispondevo ai richiami di mia mamma, pronunciavo solo una frase: "Lascia andare Alan, prendi me".
Riuscii ad addormentarmi verso l'alba e quel giorno non andai a scuola.
STAI LEGGENDO
Voglio ricordare
General FictionQuesta è la storia di Malia, una liceale che vive in un paesino alle porte di un bosco. Sarà protagonista di un'avventura che le sconvolgerà la vita, la sua intera esistenza. Sarà lei a voler ricordare. Non è la solita storia di lupi mannari e vampi...