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Presto si sarebbe svolta la Festa d'autunno d'Istituto e tutte erano impazienti di ricevere l'invito da parte di un ragazzo. A Black River Falls si usa che siano i ragazzi a inviare un invito cartaceo alle ragazze una settimana o cinque giorni prima della festa. Poi, quando una ragazza ha ricevuto l'invito, dovrà rispondere scrivendo direttamente la risposta sul biglietto e rispedirlo al mittente. Un'usanza che si è diffusa moltissimi anni fa e di cui i miei genitori mi raccontavano spesso. Si erano conosciuti al liceo, mio padre è nato qui, mia madre è di Chicago. Sono molto diversi ma il loro amore è unico, non si direbbe che vengano da due città completamente diverse. Fu alla Black River Falls High School che s'innamorarono, ma si persero di vista dopo il diploma: mia mamma andò al college a Chicago mentre mio papà andò alla University of Wisconsin, per non allontanarsi troppo dai genitori. Mio padre amava talmente tanto la biologia che non pensò a mia mamma per diversi anni. Solo diciassette anni fa si rincontrarono e fecero me, la loro bellissima bambina.


Mia ricevette diversi inviti, era entusiasta tanto che volle aprirli assieme a me. Venne a casa mia quel martedì pomeriggio e portò con sé i biglietti.

-"Jeff, Jeff!", mi chiamava, "Guarda, guarda! Ho trovato questo sotto la tua porta e quest'altro in mezzo alle siepi". Mi diede due buste di carta, un po' sporche. Mi guardava impaziente di scoprire chi l'avesse invitata e chi avesse invitato me.

Salimmo in camera mia e chiudemmo la porta. Solitamente non chiudo la porta della mia camera, ma quando ero con Mia e sapevo che avremmo parlato animatamente chiudevo per non far sentire niente ai miei genitori e a Bob, soprattutto a lui.


-"Dai, inizia tu", m'incitò lei.


-"No, tu ne hai di più. Inizia tu", dissi io. Effettivamente, ne aveva quattro più di me.


-"E va bene, come vuoi. Ma poi sta a te", mi avvertii.


Cominciammo ad aprire quelle bustine di carta e di plastica colorate. Ero in ansia di sapere chi mi avesse invitato e avevo paura che Mia fosse stata invitata dai Murray senza lasciarmi una minima speranza.


Il primo invito di Mia era da parte di un ragazzo che conoscevamo, ma con cui non avevamo mai parlato. Era il classico secchione, che se ne stava sempre al computer a cercare chissà cosa e non aveva amici. Perciò Mia accartocciò tutto e lo gettò nel cestino.


-"Ma, Mia! Non puoi buttarlo. Devi rispondere! Devi dirgli "Sì" oppure "No". Altrimenti aspetterà una tua risposta fino sabato e arriverà al ballo senza una ragazza", dissi alzandomi dal letto e andando verso il cestino a recuperare il biglietto accartocciato.

-"Ma è uno sfigato! Chi mai vorrebbe presentarsi a un ballo con quello? Fidati, Jeff, un giorno il mondo mi ringrazierà", affermò con convinzione.


-"Allora lo farò io al posto tuo. Ci sarà sicuramente una ragazza che aspetta il suo invito", dissi pensando a quel povero ragazzo.


-"Come vuoi", ribatté senza interesse, "Ora tocca a te!", incalzò.


-"Aprine un altro tu, poi aprirò uno dei miei", suggerii.


-"Ma non è giusto! L'avevi promesso!", si lamentò. Usava sempre la scusa delle promesse, anche quando non avevo promesso niente. Sapeva che mantenevo sempre le mie promesse.


-"Non ti ho promesso niente", dissi ridendo, "Dai, procedi o non aprirò nessun mio invito", minacciai.


-"Uffa. Ok, va bene", rispose con espressione triste.

Il suo secondo biglietto era da parte di James, un ragazzo simpatico con l'apparecchio che faceva la mascotte nella squadra di football.


-"Fa parte della squadra di football. A te piacciono gli sportivi, no?", dissi prendendola in giro.


-"Oh per favore. Ci pensi tu?", chiese dandomi il biglietto.

Capii al volo e lo misi da parte. Ora era il mio turno. I miei inviti erano chiusi in due buste di carta: una verde chiaro e una blu elettrico, i miei colori preferiti. Mia era impaziente ed io ero nervosa.

Presi la busta verde chiaro e, lentamente, la aprii. Diedi a Mia l'incarico di leggere il biglietto, non ne avevo il coraggio. La guardavo leggere il testo, a quanto pareva lungo, perché ci mise un po' a leggerlo tutto e a darmi il verdetto.

-"Jeff, questo ragazzo è estremamente dolce, ma è brutto e non ti ci vedo passare una serata con lui, per nulla. Quindi, da amica, ti consiglio vivamente di rifiutare", mi disse come un annunciatore.


-"Posso?", chiesi indicando il biglietto. Me lo diede e lessi la poesia che mi aveva scritto Thomas, un ragazzo con cui giocavo da bambina e che mi piaceva tantissimo. Col tempo e la crescita era diventato alto ma brutto, quindi accettai il consiglio di Mia. Mi dispiaceva, ma non volevo illuderlo accettando l'invito.


Mia aprì i successivi due biglietti. Come quelli precedenti erano da parte di ragazzi che non facevano per lei: intelligenti, bruttini e sfigatelli. Scartò anche quelli.


Era il mio turno, nuovamente. La carta era blu, il biglietto all'interno era bianco. Lo diedi a Mia, che guardò subito il mittente e sgranò gli occhi.

-"Uhlàlà! Guarda qui chi si è fatto avanti!", urlò sventolando il biglietto. Cercai di prenderlo per guardare chi fosse, mi aveva incuriosito.


-"No, prima lo devo leggere io. L'hai detto tu", disse con tono sarcastico. Intanto cercavo di rubarle il biglietto dalle mani e iniziammo a rincorrerci per la mia stanza finché non riuscii a prendere il biglietto, a leggere il nome e a farmelo prendere da Mia. Lo tenevo talmente stretto che quando Mia tirò verso di lei il biglietto si strappò in due.


-"Mia! Cos'hai fatto?!", le dissi quasi urlando e con un'espressione disperata. Come avrei fatto a rispondergli?


-"No, sei stata tu a volere a tutti costi leggerlo. Io non ho fatto niente. Se non me lo avessi preso, ora sarebbe ancora intatto", rispose accusandomi.

Ci sedemmo sul letto, entrambe disperate. Mia aprì i suoi ultimi due biglietti: uno era da parte di Thomas, quel ragazzo che aveva invitato anche me, che squallido. L'altro era da parte di Mike, l'amico carino dei Murray.


-"Non ti preoccupare Jeff. Troveremo una soluzione. Stai tranquilla", disse con tono pacato.


-"Come faccio a dirgli di sì? Non posso rispedirgli il biglietto in queste condizioni! Penserà che abbia avuto un attacco di euforia o rabbia", mugugnai.


-"Troverò una soluzione, promesso", disse cercando di tranquillizzarmi.

Non avevo dubbi che potesse trovarne una, ma non doveva strapparmi il biglietto dalle mani. Come avrei fatto? Mi vergognavo tantissimo e di certo non gli avrei rispedito il biglietto in quelle condizioni. Non potevo nemmeno riscriverlo perché quel foglio aveva delle decorazioni particolari e la sua scrittura era inconfondibile e irripetibile.


Intanto Mia scriveva sui biglietti che avevamo scartato "Spiacente, ma ho già accettato l'invito di un altro", per non sembrare scortesi e un bel "Sì" su quello di Mike.


Uscimmo e andammo a imbucare le buste.

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