Dodici

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-"Malia? Malia! Stai bene? Oh, tesoro, vieni qua", esclamò una signora correndo verso di me. Non la conoscevo, eppure il suo volto mi sembrava così familiare.


La signora mi abbracciò e mi baciò e mi coprì con una coperta. Fino a quel momento non mi ero accorta di sentire freddo. Non riuscivo a parlare per chiedere a quella signora così gentile chi fosse e dove fossi. Non capivo cosa ci facevo in quel giardino, davanti a quella casa bellissima. C'erano altre persone davanti a quella casa: un uomo e un bambino. Mi guardavano ma non sapevo chi fossero.


-"Lia, sei a casa, ora", disse l'uomo quando mi avvicinai alla porta della casa.


-"Jeff!", sentii chiamare da dietro di me.


Mi voltai e questa ragazza mi abbracciò. Non riuscii a svincolarmi dalla stretta e non riuscivo a fare tutte le domande che mi passavano per la testa. Andai dentro quella casa bellissima e quelle persone mi portarono in una stanza che dicevano fosse la mia camera.


Mi adagiai sul letto e caddi in un sonno profondo.



"Dove stiamo andando?", chiedo a Sean.


"In un posto perfetto, vedrai", mi risponde.


Mi tiene per mano come se non voglia perdermi o, forse, farmi scappare. Siamo nel bosco vicino a Black River Falls. E' calato il buio su di noi e l'unica cosa che riesco a distinguere sono i suoi occhi azzurro ghiaccio brillare nell'oscurità.


"Eccoci. Aspettami qui. Vado a prendere della legna", dice uscendo dalla capanna in cui mi ha portato. E' un luogo grazioso e accogliente. L'unico problema è che è buio ed io ho paura. All'improvviso sento dei rumori provenire da fuori. Qualcuno apre la porta. Non è Sean. E' una persona alta e muscolosa. Gli occhi brillano come quelli di Sean ma hanno un colore diverso.



-"Lia, Lia. Calmati. Non è niente. E' stato solo un brutto sogno. Stai tranquilla. Ci sono qui io", disse la donna e sentii una mano che mi accarezzava i capelli.


-"Cos'è successo?", riuscii finalmente a dire.


-"Hai fatto un brutto sogno, tesoro".


-"No, voglio dire. Perché non mi ricordo di nessuno, qui?".


Il viso della donna si fece cupo: non si aspettava una simile domanda.


-"Lia, riposati ora. Non ci pensare. Domani risponderò a tutte le domande che vorrai farmi. Ma dormi, ora", disse e mi diede un bacio sulla fronte. Si alzò e uscì dalla stanza.


Non riuscivo a prendere sonno. Troppe domande mi frullavano per la testa. Mi ero dimenticata della mia famiglia? Come? Non ricordavo più nulla. C'era il nulla nella mia testa, un buio totale. Tranne che per un solo scintillio: due occhi.


Quella mattina non andai a scuola. La signora gentile mi disse che la scuola sarebbe stata chiusa per qualche giorno. La ragazza del giorno precedente, che scoprii si chiamava Mia, era venuta a farmi visita. Come avevo fatto a dimenticarmi della mia migliore amica? Era tutto così strano.


-"Come stai"?, chiese Mia.


-"Stanca e disorientata", ammisi.


-"Mi dispiace, Jeff. Avrei dovuto stare con te. Perdonami", disse sopraffatta dal senso di colpa.


-"Non mi ricordo nulla. Cos'è successo? Vi prego, dovete dirmelo!", implorai entrambe, distrutta.


Mi raccontarono cosa accadde quella sera della Festa di Primavera. Mi raccontarono ciò che sapevano, ma restava una parte della storia che potevo sapere solo io e, purtroppo, non la ricordavo.


Ero stata invitata da tutti e tre i fratelli Murray e non sapendo quale scegliere andai da sola. Quella sera ballai con tutti e tre. Poi, quando era arrivato il momento di andare a casa, Mia non mi aveva trovato. Chiamò i miei genitori che, a loro volta, chiamarono la polizia. Mi cercarono ovunque, nella scuola, nel bosco. Non c'era traccia di me da nessuna parte. E nemmeno dei Murray.


-"Jeff, sei stata via per due mesi. Credevamo di averti perso", disse Lilian abbracciandomi forte.


-"Cosa?!", riuscii a dire. Ero sbalordita. Due mesi!


-"E ieri sei tornata, da sola".


-"M-ma, com'è possibile?!". Ero spaventata, stordita. Non sapevo a cosa pensare. E il problema era che non ricordavo nulla dei due mesi precedenti. Non ricordavo niente della mia famiglia, dei miei amici, della mia scuola. Dovevo parlare con i Murray.


-"Credo sia impossibile. Sono spariti, come te", disse Mia.


-"Sì, sono spariti due mesi fa, come te, e non sono ancora stati trovati", aggiunse Lilian.


-"Li devo trovare! Devo sapere!", urlai arrabbiata. Non poteva finire così. Io dovevo ricordare, dovevo sapere, a tutti i costi. Li avrei cercati e li avrei trovati. Allora avrei scoperto tutta la verità.


-"Potrebbero essere partiti, Lia. Non fare pazzie", disse la donna.


-"Sì, Jeff. Ascolta tua madre".


-"Lasciatemi stare. Decido io cosa fare. Andrò a cercarli. Abbiamo il contatto di qualcuno dei tre?", chiesi impaziente.


-"Ti sentivi con Alan. Prova a cercarlo sul tuo cellulare", suggerì Mia.


-"Perfetto. Non so dove sia, però grazie", risposi brevemente e cominciammo a cercarlo.


Lo trovò Lilian e me lo porse. Cercai tra i contatti ma nessuna traccia di Alan.


-"Forse gli avevi dato un altro nome per non farlo scoprire a nessuno", disse Lilian.


-"Ne dubito. Ma vediamo", risposi ed elencai tutti i contatti.


-"Ferma, ferma!", disse Mia.


-"Cosa?".


-"Questo nome: Brown, non c'è nessuno che conosci che si chiama così. Forse è lui", suggerì.


-"Mm, ok. Se ne sei sicura", dissi e provai a chiamare quel numero.


Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette squilli.


-"Risponde la segreteria telefonica. Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. Bip".


-"Lascia un messaggio, Lia!", mi incoraggiò Lilian. Non riuscivo ancora a chiamarla "mamma".


-"Ciao, parlo con Alan Murray? Chiedo comunque di richiamarmi, chiunque sia il proprietario di questo dispositivo", pronunciai al telefono e riattaccai.


-"Perfetto. Ora non dobbiamo fare altro che aspettare e sperare che qualcuno si faccia vivo", disse Mia.


-"Lo spero tanto. Ho bisogno di risposte. Spero mi capiate e mi dispiace non ricordarmi di voi", risposi rammaricata.


-"Non ti preoccupare tesoro. Diamo tempo al tempo", aggiunse Lilian.



-"Chi sono queste persone, Sean?", chiedo vedendo entrare qualcuno nella casupola.


-"Stai tranquilla. Non ti faranno del male. Ci sono qui io a proteggerti".


-"Facci vedere!", ordina un uomo.


-"Aspettate. Deve sapere, prima", risponde Sean.


-"No! Noi vogliamo sapere, ora!", tuona.


-"Malia, dovresti toglierti la maglietta", mi sussurra Sean.


-"Come? Cosa? Perché?", chiedo stordita.


-"Ti prego. Ne va della nostra famiglia. E della tua", risponde implorando.


-"Dimmi il perché e poi lo farò", dico decisa ma l'uomo che stava vicino alla porta si avvicina velocemente e mi afferra per il braccio. Mi guarda fisso negli occhi e vedo in lui qualcosa di familiare, di conosciuto.

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