Dieci

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-"Jeff, mia cugina Stella è tornata a casa!".
Era il pomeriggio del mercoledì successivo al ballo, quando cinque ragazze furono rapite, tra cui la cugina di Mia. Mi chiamò appena seppe della notizia dalla zia.
-"Come sta?", chiesi preoccupata.
-"Sembra stia bene, ma non ricorda nulla di questi giorni".
-"Zero?".
- "Niente di niente. L'ultima cosa che ricorda è che stava ballando alla Festa con un bicchiere di punch in mano", raccontò.
-"E' tristissimo. Ma com'è possibile?".
-"Non ne ho la più pallida idea. Mi sta chiamando mia mamma, ti richiamo", e riagganciò.
Come avevano fatto a cancellare la memoria a Stella? Esisteva uno strumento capace di eliminare i ricordi di una persona? Oppure il trauma era stato talmente forte da causare tutto questo? O, ancora, poteva essere stata sedata per tutto questo tempo? Tante domande e nessuna risposta. Intanto, a scuola erano state installate delle telecamere di sorveglianza all'esterno e la polizia continuava a farci domande su domande. Il telefono squillò: eraaMia.
-"Pronto?".
-"Jeff, mia mamma mi ha appena detto che anche le altre quattro ragazze sono tornate a casa. Nessuna ricorda cosa sia accaduto, solo che erano al ballo", disse spaventata,
-"Non è possibile. Non esiste nulla che può azzerare la memoria delle persone. Hanno riportato qualche segno di violenza?".
-"No, nessuno. Almeno, così a prima vista. Mia zia ha detto che Stella sembrava stordita, come il mattino dopo una sbronza ed è andata a dormire. Ha provato a farle qualche domanda ma le ha risposto che era al ballo".
-"No, no, no. Non è possibile", dissi rimuginando sulle sue parole.
-"Lo so, Jeff, ma qualcuno lo ha fatto o le ha costrette a non parlare. Ci deve essere una spiegazione e salterà fuori. Devo andare. Ci vediamo domani", e riagganciò.
Era tutto così assurdo, da film horror: cinque ragazze sparite e dopo 4 giorni si ripresentano senza ricordare un minimo particolare di quello che è accaduto. Ero davvero terrorizzata all'idea che potesse succedermi la stessa cosa.
Quella sera al notiziario non fecero che parlare di questo e di quanto il caso fosse complicato. Fu intervistata la madre di Milly che raccontò di come sua figlia suonò alla porta, come se niente fosse accaduto, con un'aria distrutta come dopo una sbronza e, all'abbraccio della madre, rispose: "Ehi, mamma. Che fai? Come se non mi vedessi da un mese! Lasciami andare a dormire, sono stanca". Alla domanda: "Dove sei stata tutto questo tempo?", rispose che era al ballo, assieme a Brian e che aveva bevuto parecchio. Poi intervistarono il padre di Tiphani e diede la stessa testimonianza.
Quindi, nessuna delle ragazze ricordava qualcosa. Com'era possibile? Come avrebbe fatto la polizia a trovare i responsabili di un simile fatto?
Non riuscii a prendere sonno fino all'alba, un'ora prima del suono della sveglia.

Il giorno successivo a scuola tutti gli insegnanti e gli studenti furono riuniti nella palestra e il preside ci comunicò, d'accordo con la polizia e il sindaco, quello che era stato deciso.
-"Buongiorno a tutti", esordì, "Come saprete, le vostre cinque compagne di studi sono tornate a casa, sane e salve. Ma non vogliamo che fatti simili accadano ad altri studenti, perciò, per il vostro bene, da stasera ci sarà il coprifuoco. Ogni sera dovrete essere a casa alle 19:00 e non potrete uscire fino alle 06:00. Tutto questo per proteggervi e solo finché non si sarà trovato il responsabile. Tutto chiaro?".
Un vociare si alzò da parte degli studenti che erano soliti festeggiare nei pub fino a notte fonda. Ma il preside li zittì tutti e ci congedò.
-"Il coprifuoco? Non è possibile! Come nel medioevo!", si lamentò qualcuna.
-"Sì, hai proprio ragione. Non è possibile tenere chiusi in casa dei ragazzi di diciassette anni: siamo nel pieno della giovinezza! Se non ci divertiamo ora, quando lo faremo?", rispondeva qualcun'altra nei corridoi di BRFHG.
-"Forse è la cosa migliore. Spero solo che per l'ultimo dell'anno si sia scoperto chi è stato, così potrò festeggiare tranquillamente", commentò Mia mentre ci dirigevamo in classe per una lezione di storia dell'arte.
-"Speriamo", dissi soltanto, palesemente terrorizzata.
La lezione era noiosa e seguivamo a stento la spiegazione. Fuori pioveva e quel mattino in tv era stata annunciata la scomparsa di una ragazza di città, di diciassette anni, che non conoscevo ma che veniva nella nostra scuola. Lo squillo della campanella mi fece trasalire e mi svegliò dallo stato di torpore per il sonno perso. Non avevo ascoltato una parola dell'insegnante ma, del resto, storia dell'arte è una materia teorica e preferivo studiare sui libri. Le spiegazioni del professore erano solo uno dei tanti modi per perdere tempo.
-"Jeff, dobbiamo andare alla lezione di francese ora?", chiese Mia appena fummo fuori dalla porta.
-"Sì, Mia", risposi masticando le parole.
-"Cos'hai stamattina?".
-"Non ho dormito praticamente niente. Tutto quello che vorrei ora è un bel letto. Anche un cuscino mi basterebbe", risposi sbadigliando.
-"Qualcuno ha fatto le ore piccole", commentò Cody arrivando da dietro di noi. Anche lui seguiva la lezione di francese, mentre Alan e Sean facevano rispettivamente Tedesco e Spagnolo.
-"Ma che. Per colpa di qualche malvivente sono rimasta sveglia tutta la notte a collegare i fatti", risposi.
-"Una futura detective è tra noi!", disse prendendomi in giro.
-"Ti potrei stupire, Cody", risposi alla sua provocazione.
-"Non vedo l'ora", aggiunse ammiccando.
Cody era bello come i suoi due fratelli, occhi verdi e capelli castani, carnagione olivastra e tanto, tanto fascino. Era sempre sorridente e lanciava battute a più non posso. Non riuscivo mai a capire quando scherzava o stava parlando sul serio.
Alla lezione di francese ci sarebbe stata anche Tiphani. Non parlavo con lei da quel giorno in mensa, quando la presentai ai Murray. Non mi era assolutamente piaciuto il modo in cui si erano guardati lei e Sean quel giorno e sentivo che non era la dolce e ingenua ragazza che mi era sembrata quando l'avevo incontrata per la prima volta in biblioteca, persa fra gli scaffali.
-"A che pensi, Malia?", chiese Cody prendendo posto di fianco a me.
-"A niente", mentii.
-"E' palese che stai pensando a qualcosa che ti turba. E' tutta questa storia delle ragazze scomparse, vero?".
-"Sì, soprattutto questo", risposi.
-"Quindi c'è dell'atro?".
-"E a te cosa importa?".
-"Mi dispiace vederti triste", ammise.
Arrossii. Non mi aspettavo una risposta del genere. Si accorse che ero in imbarazzo ma, per mia fortuna, non disse niente e cambiò discorso.
-"Alors, qu'est-ce que tu me peux dire à propos de la Révolution française?", disse con un accento perfetto.
-"Excusez-moi Messieurs là-bas. Pouvez-vous nous raconter ce que vous dites?", ci interruppe l'insegnante.
-"Désolé, Monsieur le professeur. C'est ma faute", rispose prontamente Cody.
-"Bene, signor Murray. Vedo che è portato per la lingua. Ci può spiegare quello che stavate dicendo, in francese, s'il vous plaît?".
Così Cody disse, in francese, che mi aveva chiesto perché ero triste e che mi aveva chiesto della Rivoluzione francese.
-"Très bien. Allora signorina Jefferson, cosa può dirci della Rivoluzione francese?".
-"Professore, professore!", entrò una bidella urlando.
-"Che cosa succede, signora?", chiese allarmato dal suo tono.
-"Deve venire a vedere! Non si sa come sia potuto accadere, ma è successo un'altra volta!", disse sconvolta e uscì dall'aula.
Un borbottio travolse la classe e presto ci ritrovammo in corridoio a guardare una ragazza stesa per terra, bianca dalla paura e la maglietta strappata. Aveva un'espressione terrorizzata e gli occhi sgranati, ma non seppe raccontare niente di quello che le era accaduto né perché si trovasse stesa per terra in quello stato.
Era accaduto di nuovo. Ma stavolta all'interno della scuola. Il colpevole doveva essere un insegnante o, peggio, uno studente. Non eravamo al sicuro neanche lì. Se il colpevole era là dentro, non sarebbe stato difficile catturarlo e porre fine alle sue orribili azioni.
Così furono installate le telecamere in tutta la scuola: nei corridoi, nelle classi, in palestra. Ovunque c'erano telecamere, tranne in bagno e negli spogliatoi, ovviamente.
Il Preside ci disse di stare tranquilli e che, grazie alle telecamere, il colpevole sarebbe stato trovato. Ma quella fu una delle prime e, purtroppo, non ultime ragazze a essere presumibilmente violentate.

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