Lord Voldemort: Il Veleno del Serpente
Mi svegliai all'improvviso, sbarrando gli occhi nel vuoto buio della stanza.
Ogni anno, attorno a quel giorno, tornavano sempre i soliti incubi, sempre uguali, sempre terribili, non li sopportavo, ma non riuscivo mai ad evitarli in nessun modo.
Potevo prendere di tutto, ma non funzionava, quella donna che nemmeno conoscevo, tornava sempre a popolare i miei sogni e trasformarli in incubi per notti e notti intere, uno dopo l'altro.
Non era mai stata presente nella mia vita, non era mai stata mia madre, ma nei miei incubi non mancava mai.
Che troia.
Scacciai il suo pensiero, sbattei le palpebre diverse volte, posai lo sguardo verso la finestra. La sensazione che avevo in sogno sparì e fu un sollievo, ma non riuscivo ad abituarmi alla luce che mi faceva male agli occhi in maniera smisurata.
Sentii anche dei brividi di freddo piuttosto intensi.
Ci pensai: non poteva essere ancora il dolore lancinante per l'Horcrux, perché era ormai passato troppo tempo dall'incantesimo.
Mi rigirai quindi nel letto in cerca di buio, la testa mi fece male, i brividi tornarono.
Alzai il braccio a sentirmi la fronte: era bollente.
Non ci potevo credere. Non avevo avuto la febbre per anni e anni e adesso me la ritrovavo all'improvviso.
Mi venne il nervoso. Ci mancava anche quell'inconveniente a rovinarmi le giornate.
L'ultima volta che mi ero sentito così male, era stato da bambino, ci ripensai quasi con tenerezza.
Mi avevano comprato, dopo lunghe insistenze, un costume da bagno degno di quel nome, era ormai tardi e la stagione volgeva al termine, avevano atteso che costasse poco per prendermelo.
Nonostante tutto, mi ero avventurato in mezzo alle onde con un freddo bestiale, durante l'ultima gita di quell'estate. Tutti gli altri bambini erano rimasti a giocare lontano dal mare e dal vento, vestiti pesanti, come gli era stato ordinato di fare.
Io ovviamente no, ero andato in mare senza esitazione, disubbidiente e cocciuto come ero sempre stato.
Mi presi sia una punizione, sia un febbrone da cavallo, ma, nella mia mente di bambino, avevo conquistato il mare e ne ero enormemente felice e orgoglioso.
Per giorni e giorni ebbi quaranta di febbre e nessuno che mi stesse accanto.
Solo l'infermiera che mi portava la medicina ogni sei ore, controllava se ero vivo oppure no.
Me la cavai, me la cavavo sempre, dopotutto.
Stavolta, dove mi fossi preso la febbre, non lo capii.
Mi voltai ancora nel letto, la testa mi doleva, la gola pure e sentivo freddo.
Mi tornarono in mente le parole di Bella.
"Maestro, siamo in pieno inverno, non avete freddo?"
Mi venne da sorridere, ecco forse perché mi ero preso la febbre. La maglia a maniche corte che le piaceva tanto, era effettivamente leggera per quel periodo dell'anno.
Mi alzai, con non poca fatica, mi tolsi tutto e mi misi un maglione invernale, presi anche un paio di pantaloni più pesanti e tornai a letto.
Il freddo effettivamente sparì.
Chissà cosa stava facendo in quel momento la mia piccola.
Mi mancava, mi era scappata ancora l'ultima volta che l'avevo vista, aveva ancora paura, ma non gliel'avrei permesso più.
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Il Maestro di Arti Oscure
Fanfiction*** Completa *** Rabastan è ossessionato dalla sua Bellatrix. Alecto è invidiosa dell'unica ragazza del gruppo, Bellatrix. Rodolphus è l'unico che può possedere Bellatrix, la sua anima gemella. Lei, Bellatrix, è innamorata dell'unico irraggiungibile...