Prologo

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Bellatrix: "Non innamorarsi mai"

"Dimentica tutto quello che ti hanno insegnato finora.

Dimentica tutto quello che hai imparato finora.

Dimentica quello che sei stata finora.

Ora tu sei mia, solo mia.

La mia allieva.

Ora entrerai nel mondo delle arti oscure, nel mio mondo, dove tutto è diverso, dove tutto cambierà e dove ogni cosa sarà resa possibile dai poteri occulti.

Nel tuo animo e nella tua psiche tutto si sconvolgerà.

Nel tuo fisico e nel tuo aspetto ti vedrai tutta diversa.

Qui la notte è buia e senza stelle.

Qui siamo tutti potenti, dannati, immacolati. Sfideremo tutto, anche la morte, e nemmeno quella ci sconfiggerà."

Questo mi disse Lord Voldemort, il mio maestro, poco prima di iniziare a prendere lezioni da lui.

Non lo scordai mai più.

Parole pronunciate con la sua voce fredda, diretta, che aveva un suono magico e inquietante, forte e tonante.

Parole pronunciate in una stanza dalle pareti antiche, dalle lavorazioni cupe sul soffitto gotico, una stanza grande, buia, illuminata soltanto da alcune candele nere e altre di un rosso scuro.

Ferme nei candelabri d'argento, emanavano quel tanto di calore e luce appena sufficiente per guardarci negli occhi, per vedere le nostre tremule ombre nere ondeggiare sulle pareti.

Vedevo il suo sorriso tetro ed enigmatico davanti agli occhi.

Riempiva già la mia anima.

Sentivo il mio sorriso nascere sulle labbra, lì, a sancire fiducia cieca, totale, completa in lui.

Il mio maestro.

Con lui accanto non avevo paura di nulla. Quando gli ero vicina ero forte e mi sentivo protetta, come mai mi era capitato prima di allora.

Con quelle parole, mi fece sentire felice ed entusiasta, ero la sua unica allieva, l'unica ad avere questo onore.

La più brava e la più potente di tutti.

Il suo mondo era diverso dal mio, era duro, violento, crudele e minaccioso.

Per me cambiò molto dal momento in cui diventai la sua allieva.

Credevo sarebbe stato più facile imparare tutte le cose che voleva insegnarmi, resistere durante i suoi allenamenti estenuanti, non crollare davanti ai suoi modi duri, talvolta crudeli.

Credevo sarebbe stato più facile capire la sua mente così estrema e imprevedibile, veloce ed angosciante.

Sconvolgente sotto tutti gli aspetti.

Credevo sarebbe stato più facile resistere al suo fascino.

Il suo fascino misterioso ed enigmatico, a quel suo sguardo magnetico, vivo, impenetrabile.

Alla sua voce, dura e fredda come il ghiaccio, tagliente come il cristallo.

Credevo sarebbe stato più facile resistere a lui: sfuggente come il vento gelido dell'inverno e avvolgente come la notte profumata di primavera.

Nel momento in cui sono diventata la sua allieva mi ha dato tre semplici regole a cui non avrei mai dovuto disubbidire, erano dei dettami fondamentali.

Uno: impegnarsi sempre fino in fondo, al limite delle proprie capacità, per imparare tutti gli insegnamenti delle arti oscure.

Due: non aver mai paura di oltrepassare, anzi, di sbaragliare i limiti imposti alla magia normale.

Tre: non innamorarsi mai

Pensavo di riuscire a seguirle tutte perfettamente, senza il minimo cedimento. Ero orgogliosa di lui e lui lo era di me. Mi aveva dettato queste regole e io non avevo neanche mai pensato una volta di disubbidirgli.

Non mi rendevo conto allora, che ogni volta che lo pensavo, tutto per me diventava meraviglioso. 

Forse non volevo rendermene conto.

Mi sforzavo invece di pensare semplicemente che mi ero presa una cotta per il mio maestro di arti oscure. Solo una cotta, nulla di più, ne dovevo essere certa.

Non era amore.

Perché la terza regola quella a cui non potevo assolutamente disubbidire era proprio di non innamorarsi.

Mai.

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