Mai un po' di pace

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Bellatrix: Mai un po' di pace


Le giornate si erano fatte piuttosto fresche, ma i vari allenamenti li facevamo sempre ugualmente all'aperto.

Quel giorno il mio maestro si era dilungato parecchio prima di fermarci e io avevo resistito bene.

Al termine notai che era stanco e sudato anche lui.

"Sei diventata molto più resistente in questi ultimi allenamenti, mi fai stancare. Brava, Bella."

Fui contenta che se ne fosse accorto, perché mi ero impegnata non poco.

"Grazie, maestro, dopo l'ultima volta, ho capito che dovevo cercare di aumentare la resistenza per cui mi sono preparata per conto mio."

Mi guardò soddisfatto.

Appellò un paio di asciugamani per asciugarci il sudore e uno me lo porse, gentilmente, ma senza rispondermi.

"Sono ancora una dilettante, maestro?"

Mi guardò e si mise a ridere.

"Te la sei proprio ricordata quella frase, Bella."

Annuii tristemente.

"Certo, mi ha fatto anche molto male, ma mi è servita."

"Sei brava, non sei più così nettamente dilettante, anzi, ti voglio parlare proprio a questo proposito."

Lo guardai stupita e annuii titubante, speravo non dovesse dirmi qualcosa di brutto.

"Restiamo fuori, ma allontaniamoci da qui."

Lo seguii in silenzio, lo guardavo mentre si asciugava la fronte, era bello così sudato e affaticato, era soddisfatto rilassato e questo lo rendeva ancora più affascinante.

Mi scostai i capelli per farmi accarezzare la pelle dal vento, sentivo anche io la stanchezza e provai a mettermi un po' in ordine.

Improvvisamente mi venne in mente uno dei suoi ricordi: l'immagine di lui bambino, mentre giocava a quel gioco babbano.

"Vi piace il Quiddich, maestro?"

Mi guardò stupito.

"Avete tanta resistenza, così mi sono chiesta se non foste stato giocatore di Quiddich."

Sorrise.

"No, ad essere sincero non mi è mai interessato, non ci ho nemmeno mai giocato."

Fece un breve pausa.

"Delusa?"

Scossi la testa.

"Non sono mai stata appassionata nemmeno io, era giusto per sapere, maestro."

Rifletté per un momento.

"Non so perché sono particolarmente resistente. Forse perché da bambino ho giocato molto, oppure perché non sono mai stato fermo neanche dopo. I duelli richiedono allenamento continuo, come ben sai."

Annuii asciugandomi il sudore.

Mi sfuggì una domanda che, da purosangue qual'ero, non avrei dovuto nemmeno fare, ma di lui mi interessava tutto.

"Come si pratica quel gioco che facevate da bambino?"

Mi guardò dubbioso.

"Quello che ho visto nei vostri ricordi, maestro."

Capì subito a cosa mi riferivo, ma non gli piaceva proprio dire niente su quel periodo.

Parlò svogliatamente.

Il Maestro di Arti OscureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora