Capitolo 16

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Benjamin

2 anni prima, Londra

Salii rapidamente le scale per raggiungere il suo appartamento, in quella palazzina di periferia che cedeva a pezzi; l'umidità si mostrava sulle pareti sottoforma di chiazze tra il grigio e il verdognolo raggiungendo anche il legno del corrimano.

Le nostre realtà erano così differenti eppure...

Bussai alla porta quando mi trovai finalmente di fronte al numero dodici; aspettai di vedere davanti ai miei occhi la sua figura minuta, adornata dai capelli dello stesso colore delle castagne autunnali che cadevano dagli alberi dei parchi.
Nessuno mi si presentò davanti, così bussai un'altra volta.

Sbuffai. Mi abbassai sulle ginocchia e alzai l'angolo destro dello zerbino marrone, afferrando la piccola chiave. La infilai nella serrattura e aprii la porta.

Varcai la soglia dell'appartamento e subito notai un grande disordine che regnava in tutta la casa.
Mi addentrai nella piccola zona giorno, nella quale lo spazio improvvisato come un salotto era un caos di oggetti sparpagliati a terra.

Camminando in giro per la stanza inciampai su dei libri di filosofia lasciati a terra; mi chinai per raccoglierli e spostarli in un luogo più sicuro, ma...

Qualcuno si avventò su di me dalle spalle, scaraventandomi completamente a terra. Cercai di rialzarmi quando quella persona sulla mia schiena strinse gli avambracci attorno al mio collo, impedendomi di respirare.
Mi sporsi in avanti, strappando il corpo via da me con un solo gesto.

Corsi verso il piccolo corridoio dell'appartamento entrando nella prima porta che trovai; mi chiusi a chiave al suo interno e appoggiandomi contro il legno ruvido della porta cercai di inspirare ed espirare riprendendo fiato.

Ero arrivato al punto in cui avevo persino paura di lei.

La situazione ormai degenerava ogni settimana di più. Le sue condizioni fisiche e mentali si stavano trasformando: il viso era più scavato ogni volta che la vedevo, la pelle era candida mentre il suo colorito olivastro era sempre meno visibile. Ma non era cambiata soltanto fisicamente...

Maggie non esisteva più.

La Maggie di cui mi innamorai, la babysitter sedicenne della mia sorellina Lily, era stata distrutta dall'effetto degli psicofarmaci all'interno del suo organismo.

Ogni giorno sembrava di vivere un incubo; ogni giorno sempre di più.

La porta tremò, vibrò sotto il mio corpo appoggiato su essa. «Apri questa porta Benjamin!» urlò Maggie.

«Apri questa maledetta porta!». Colpì violentemente il legno. Una, due, tre volte... quattro. Era diventato un ritmo regolare a suon di pugni.

«Maggie, devi calmarti» dissi dall'altra parte del battente.

Smise di battere, sentii i suoi passi allontanarsi lentamente. Presi un respiro profondo, reprimendo ogni singola traccia di lacrime.

Lei era fragile, non avrei mai potuto esserlo anche io.

Sbloccai la porta e lentamente la aprii; vidi Maggie guardarsi i piedi mentre si muovevano uno davanti all'altro.
«Maggie» sussurrai.

Lei continuò ad osservare i piccoli passi che compiva avanti e indietro, concentrandosi soltanto su essi. Mi avvicinai a lei, le afferrai con dolcezza le braccia facendola voltare verso di me.

«Magg-».
«Non toccarmi!» cercò di ritrarsi a me, di scappare.
«Maggie, va tutto bene».
«No!» gridò. «Sei un mostro! Tu non...».
«Amore, questa non sei tu».
«Non devi toccarmi!».
Mi spinse via, facendomi inciampare sui miei stessi passi. Il suo viso era...

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⏰ Ultimo aggiornamento: 6 hours ago ⏰

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