Capitolo 5

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Ero seduta al tavolo, assieme a tutti i membri della famiglia Collins, mentre le due ragazze in uniforme si affrettavano a portare via i piatti.

«Signorina, posso?» disse una delle due ragazze quando si avvicinò a me.
Mi voltai, guardandola. «Fare cosa?».

«Posso prendere il suo piatto?» indicò il piatto vuoto davanti a me.
«Oh... certo, certo» le passai la stoviglia, in preda all'imbarazzo.

«Dovresti esprimere un desiderio, Eleonora» parlò Benjamin appoggiando il bicchiere che teneva in mano.
«E' la prima volta che delle cameriere ti considerano, non è vero?» disse prendendosi gioco di me.
«Benjamin, non è il moment-» lo richiamò sua madre.

«Che c'è? Dopotutto è la verità» alzò le spalle mentre disse quelle parole senza un minimo ritegno.

«Benjamin, ora basta!» alzò la voce
Michael facendomi sobbalzare.
Abbassai lo sguardo e chiusi gli occhi.

"Non è lui" respirai mentre mi ripetevo quelle parole come un mantra, "Lui sta marcendo in galera".

«Lily, andiamo a cambiarci?» mi voltai verso la bambina alla mia destra. Lei sorrise e subito si alzò da tavola.

Mi alzai dalla sedia a mia volta, guardando Karol che mi sorrise.

Attraversai l'intero salotto prima di raggiungere il corridoio delle camere, camminai senza esitazione, ma ad un tratto il mio corpo rilevò uno strano presentimento.
Mi sentivo osservata... molto.
Un brivido sconosciuto si diffuse sulla mia pelle, dalla schiena ramificandosi poi sugli avambracci scoperti a causa del maglione arrotolato all'altezza dei gomiti. E in un gesto istintivo tirai giù le maniche per coprirmi.

A passi svelti, aprii la porta della stanza e la richiusi alle mie spalle. Aprii le ante dell'ampio armadio e osservai i vestiti al suo interno, che non occupavano nemmeno un quarto di tutto lo spazio a disposizione.

Decisi di indossare velocemente gli stessi indumenti con cui feci il viaggio, cambiando soltanto la maglia; infatti agguantai un maglione più pesante del precedente.

Uscii dalla stanza poco dopo e non appena raggiunsi l'ingresso dove trovai Lily, Karol ci raggiunse.

«Ecco, tieni questa per stasera» mi porse una giacca pesante semplice «... ho visto che quando sei arrivata stavi congelando con quella tua giacchetta» sorrise ed io la ringraziai.

Scendemmo le scale e appena ci recammo all'esterno dell'abitazione, la brezza londinese mi colpì in viso provocandomi, questa volta, un vero e proprio brivido di freddo.

«Hai freddo?» si accorse Lily, rivolgendomi uno sguardo preoccupato.
«Un po', si» le risposi «... sai, dove abito io non fa mai tanto freddo, non sono abituata a queste temperature autunnali» la rassicurai un po'.

Cominciammo a camminare per le vie più famose di Londra dove i tipici double-decker bus che passavano per le strade rendevano tutto così simile a delle cartoline reali, grazie al loro colore rosso che si distingueva facendo contrasto tra le sfumature di grigio del cemento e del cielo.

Quando raggiunsimo Hide Park, una sensazione di familiarità si divampò nel mio cuore.
Le cinciallegre che cantavano, le chiome degli alberi che cominciavano a farsi arancioni e il debole rumore delle auto che passavano per le vie limitrofe, mi fecero ritornare ai parchi in cui passavo i pomeriggi durante la mia infanzia.

In lontananza, i bambini che cercavano di rincorrere gli scoiattoli per poterli accarezzare mi fecero sorridere.
Dopo una ventina di minuti di camminata imboccammo una via colma di negozi piuttosto lussuosi.

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