Capitolo 15

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Sulle mie labbra era ancora impresso il sapore delle sue.
Nonostante, seduta a tavola, cercavo di pensare ad altro, la mia mente tornava sempre a quel contatto.
Dovevo convincermi del fatto che quello non era stato un vero bacio; che era soltanto un diversivo per i paparazzi la quale credevano perfettamente a quella storia.
Eppure in me sentivo qualcosa di diverso, di strano.

Quel bacio era davvero tutta finzione? O c'era anche di più?

Me lo chiedevo in continuazione dal momento in cui ci dirigemmo verso la sala nord per la cena, ignorando l'accaduto di fronte ai fotografi.
La necessità all'interno di quel contatto era evidente, l'avevo sentita e provata sulle mie labbra.

Le nostre bocche si erano incontrate ignare della reazione successiva; si toccarono come se una calamita le avesse fatte unire tra di loro.
Quando le nostre labbra vennero unite tornò anche quella sensazione.
Bruciore.
Calore.

La fiamma del suo animo che si mescolava con la mia, sovrastandola; trasformandole in un'unica più grande e potente.
Tutti rimasero sorpresi nel vedere la realtà, colpiti violentemente quando scoprirono che uno come Benjamin Collins si fosse messo con una come me, di cui non sapevano assolutamente nulla.

E così sarebbe dovuto rimanere.

La stanza era riempita dalle voci di tutti gli invitati che parlavano tra loro; molti di essi erano persone che avevo già intravisto a casa Collins, colleghi di Michael probabilmente.

I camerieri scorazzavano a destra e a sinistra, cercando di accontentare tutti gli ospiti che li richiamavano.

La sala era immensa, talmente grande da poter tranquillamente superare la metratura della casa di mia madre.
Alcuni tavoli erano stati posizionati a ferro di cavallo attorno ad una magnifica e gigantesca composizione floreale, là dove gli ospiti potevano osservarla; i posti a sedere, completamente occupati, si affacciavano tutti su di essa.

Noi eravamo seduti al tavolo centrale, mentre tutti gli altri erano ai lati.
Quella disposizione era frutto di una delle tante parti della gerarchia dello scandaloso mondo che era, basato esclusivamente sul potere e sui risultati che si ottenevano.

Benjamin, come da regola, era seduto alla mia sinistra e vicino a suo padre, con cui parlava da tutta la serata.
Accanto a me, invece, si trovavano delle ragazze che non facevano altro che osservarmi dalla testa ai piedi quando il mio ragazzo si degnava di rivolgermi un'occhiata.

In quel momento mi sentii di troppo.
Isolata tra i miei pensieri e le persone che non si accorgevano nemmeno della mia presenza.
Quello non era il mio posto, era sbagliato per me.

Io ero sbagliata per quel luogo.

I miei pensieri si erano fatti talmente rumorosi da confondersi con il brusio delle persone. Mi sembrò addirittura di sentire le ragazze accanto a me dire qualcosa.

"Ma l'hai vista?".
"Mi fa addirittura pena... oltre che a farmi ridere".

Feci scivolare la sedia all'indietro nel momento in cui un cameriere si avvicinò a me, porgendomi non solo il dessert, ma anche qualcos'altro...

«E' da parte di quel ragazzo laggiù, signorina» lasciò il foglietto di carta tra le mie mani.

Lo osservai prima di aprirlo; non alzai nemmeno lo sguardo per capire da chi provenisse.

"Alza lo sguardo e guarda verso la tua destra, in fondo. Tesoro".

Alzai lo sguardo, proprio come diceva di fare il biglietto.
A destra.
In fondo.

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