"...ogni modo sarebbe stato meglio di 'questo'...".
"Eleonora non sarà mai come lei".
"L'hai rimpiazzata".
Queste erano le frasi che, dopo averle sentite provenire dallo studio di Karol, rimbombavano nella mia mente per tutta la notte.
Mi rigirai nel letto, arrotolandomi tra le lenzuola di cotone lilla, perdendomi nel bianco candido delle pareti. Ma nella mia testa erano presenti troppe incognite.
Chi era stata rimpiazzata?
E chi era la persona a cui Benjamin Collins teneva tanto?Tutti i pensieri, però, vennero messi a tacere in un secondo; una voce femminile e alquanto stridula risuonò dall'altra parte della porta. Così rimasi immobile, cercando di ascoltare con attenzione.
«Bennie aspettami» un tonfo seguito da un lamento si estese fino alla mia camera portandomi a drizzare il capo.
«Possibile che devi sempre fare tutto questo fracasso?! Mia sorella e quell'altra stanno ancora dormendo» disse marcando in modo acido il modo in cui mi nominò.
Subito dopo seguirono dei secondi di totale silenzio in cui, inizialmente, dedussi che se ne fossero andati; richiusi gli occhi, cercando di riposare ancora qualche minuto per diminuire le occhiaie che mi marcavano il volto.
Ma appena serrai le palpebre, la ragazza misteriosa riprese parola.
Mi girai a pancia in su nel letto per non perdermi nessun dettaglio fondamentale.«Ti sei svegliato con la luna storta, a quanto pare» bofonchiò la ragazza «ma non mi sembra che fosse stato così ieri sera» avvertii il rumore dei tacchi sul parquet.
«...o mi sbaglio?» continuò.«Mi spiace Roxy, tu sai che periodo è questo e sono solo un po' stressato, tutto qui» risuonò la voce di Benjamin in modo dolce, talmente dolce che si incastrò nella mia mente come una fastidiosissima ragnatela nei capelli.
Cercai di cacciarla via, ma risultò piuttosto difficile visto che continuava a parlare in quel modo.
«Stasera c'è la festa, ci sei vero?» chiese alla ragazza.
Non sentii una risposta da lei, tuttavia supposi che abbia acconsentito dal modo in cui la sentivo ridacchiare.Alcuni minuti più tardi, quando il brusio si attutì, decisi di agire allo scoperto.
Uscii dalla camera attraversando silenziosamente il corridoio fino ad arrivare alla cucina dove trovai Benjamin, in piedi davanti ai fornelli, con la schiena leggermente curva in avanti per non urtare la credenza sopra la sua testa.
Con la maglietta bianca che fasciava le sue spalle, si intravedevano i muscoli che si contraevano ad ogni movimento che compiva.
Quando si ravvivò la chioma bionda con un gesto della mano, mi persi in quel movimento e subito dopo la mia attenzione venne catturata dalle sfumature dorate delle ciocche dei suoi capelli leggermente mossi.
Appena mi accorsi di essere rimasta a fissarlo per così tanto tempo, scossi la testa e mi maledissi mentalmente.
«Buongiorno Bennie» lo salutai, usando il soprannome che avevo sentito poco prima.
Percepii il fastidio che gli provocao chiamandolo così dal modo in cui le sue braccia si irrigidirono. «Non azzardarti a chiamarmi in quel modo» mi riferì alzando il capo.
Mi avvicinai lentamente a lui che rimase di schiena senza muoversi.
«Altrimenti cosa succederà, Bennie?!» continuai a camminare finché la distanza tra noi si limitò a meno di un metro.
STAI LEGGENDO
Everything can end
RomanceLee, a soli diciannove anni, è convinta di non avere nulla di autentico nella sua vita a parte il rapporto con la madre. Abbandonata brutalmente dal padre, Lee, decide di non cedere alle debolezze e agli errori passati; così si dedica ai suoi studi...