Capitolo 14

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dopo poco ci ritroviamo seduti sul divano,io con la testa sulla sua spalla e lui con la mano poggiata sul mio fianco.
non so esattamente come e perchè siamo finiti in quel modo dato che entrambi odiamo le moine,ma ce ne stiamo per quelle che sembrano decine di minuti a fissare il muro e a fare battute oscene sulla carta da parati.
C'è ancora quell'alone di imbarazzo tra noi,come se stessimo partecipando a uno di quegli appuntamenti pre programmati dove due sconosciuti si incontrano e cercano di capire se sono fatti per stare insieme.
E poi mi giunse un'illuminazione;noi due non sapevamo nulla l'una dell'altro.
Eravamo come sconosciuti,"l'appuntamento" ci era stato programmato da altri,mancava solo il buio e un abbigliamento che non comprendesse parti di pigiama.
Così mi venne un'idea folle.
mi alzai velocemente cominciando a rovistare tra gli abiti presenti nel suo armadio.
"Sasha che stai facendo?" mi chiese confuso.
"Shh lasciami fare" lo liquidai con un gesto della mano.
Presi una giacca di seta nera e dei jeans scuri,abbinati a una maglia bianca leggermente attillata che gli avevo già visto addosso.
E potrei scommetterci un'occhio che sarebbero svenute tutte guardandolo con quella.
"metti questi e non fare domande"
Gli consegnai i vestiti e fuggii in bagno,sotto il suo sguardo a metà tra l'esilarato e lo stranito.
Cercai di sistemare al meglio l'uniforme,per fare in modo che non si capisse che non la stiravo da secoli.
Poi uscii e spensi la luce.
Accesi la torcia del mio telefono e la posizionai sul comodino,tra i due letti.
"Siediti Girard"
"Sasha io non ti seguo"
Ridacchió sedendosi sul suo letto.
"Beh ho pensato che,togliendo la parte drastica della nostra vita non sappiamo nulla l'uno dell'altra. E così ho deciso di organizzarci una versione più romantica di 'domanda e risposta'.
"cioè il nostro primo appuntamento sarà in camera mia,con la luce 'soffusa' che emana il tuo telefono ?"
"detto così ogni cosa sembrerebbe orribile" alzai un sopracciglio,pienamente convinto di ció che avevo messo in atto.
"vorrei dire cose tipo 'con te va bene tutto' ma non sono mai stato un ragazzo romantico. quindi sì,è orribile..ma voglio vedere come va avanti" ridacchió prendendo un bicchiere d'acqua del rubinetto che avevo amorevolmente posizionato sul comodino.
"ingrato" sbuffai,prima di sentire la sua mano sulla mia.
"Buon primo appuntamento,allora." fece combaciare le nostre labbra dolcemente.
"Buon primo appuntamento,Levi" arrossi io scostandomi leggermente.
"Comincio io? "
"Lo schema maschilista della società impone così"
"E date che io sono un'escluso della società dico 'prima le signore' "
"Uh grazie messere" ammicco cercando di imitare il suo accento.
"Mh.." In quel momento mi frullavano in testa tantissime domande ma gli posi quella che meno necessitavo di fare.
"Colore preferito?"
"Oh wow,e poi hai da ridire sulla mia inventiva"
"scusa,sono nervosa" ridacchio arrotolandomi i capelli tra le dita e abbassando lo sguardo.
"Il rosso dei tuoi capelli"
Sussurró,tanto dolcemente da farmi infrangere le regole del gioco e da porgli un'altra domanda.
"Come fai ad essere così dolce?"
"sono stato acido tutta la vita,ne ho tanta di dolcezza da usare"
Ridacchió facendo incrociare le nostre timide dita,gesto che mi fece sorridere.
"Tocca a te"
"Mh..hai qualche passatempo o la tua superiorità non ti lascia tempo libero?"
"pff la tua dolcezza è andata a male Girard" ammiccai cominciando a pensare a quello che facevo quando non studiavo o lo prendevo in giro.
"ehm..mangiare?"
rise,"sei una ragazza piena di sorprese vedo"
"zitto tu,squartatore"
lo zittii ricordando la sua abilità nei videogiochi di guerra.
"ehi..io ho altri interessi" vaneggió sistemandosi il ciuffo?"
"ah si?"
"ti mostreró.."
"vabene,al prossimo appuntamento"

"oh certo,ora vai bellezza russa"
"come ti vengono questi soprannomi?"
Ridacchio scuotendo la testa.
"È questa la domanda o.."
"No no,allora quante ragazze hai avuto in tutta la tua vita?"
arrossì e cominció a tossire.
lo guardai basita in attesa di una risposta.
"uhm..diciamo che tu sei la prima seria"
"non mi basta Girard" alzai un sopracciglio prima di sentirlo ridere nervosamente.
"13? su per giù..più o meno"
mi avvicinai con sguardo alterato.
"okei 15"
tossii rumorosamente.
"18 ok? sono uscito con 18 ragazze in tutta la mia vita" mi disse in tono esasperato.
così mi sedetti di nuovo sul letto di thomas.
"e non me ne pento."

"nel senso..mi sono sempre distinto come quello che voleva sempre avere una o due ragazze intorno,non mi pento di essere così. sono stato me stesso e basta,non credo dovresti farne un dramma..ora ci sei solo tu" accennó un sorriso e io non potei fare a meno di roteare gli occhi per poi sedermi sulle sue gambe.
"beh diciamo che la diciannovesima è quella giusta ok?" risi prima mettergli le braccia sulle spalle e far combaciare le nostre labbra in un bacio passionale,di quelli che ti tolgono il fiato..di quelli che puoi dare solo alla persona le cui labbra sono fatte per combaciare con le tue.

La mattina successiva mi risvegliai tra le sue possenti braccia.
Ne teneva una sulla mia schiena,quasi avesse paura che scappassi e una sulle mie spalle.
Sorrisi,era davvero premuroso. Dopo avergli dato un lieve bacio sulla guancia mi alzai lentamente,andando in bagno per rendermi presentabile al mondo.
Mentre passavo lo spazzolino tra i miei denti e facevo strane smorfie per riuscire a ricoprire tutta la superficie dentale pensai a quanto fossi stata stupida a respingerlo per tutte quelle settimane.
Pensai che forse per essere forte avevo bisogno che lui mi completasse.
E avrei pensato molto altro se la sua voce roca e assonnata non mi avesse sussurrato 'buon giorno' all'orecchio.
Mi morsi il labbro per impedire al sorriso enorme di spuntare e poi mi girai.
"Buon giorno comandante"
Mi misi sull'attenti provocandogli una risatina.
"Che lezione hai alla prima ora?"
Mi chiese,infilandosi la giacca con lo stemma della nostra scuola.
"Mh..letteratura"
"Uhm..io ho matematica avanzata,se ti va ti posso.." Arrossì talmente tanto che mi chiesi se aveva bisogno di un estintore "accompagnare"
Sorrise.
Potevo essere più felice?
Sì,potevo dato che non solo tenne un braccio intorno alle mie spalle per tutto il tragitto ma ignoró anche tutte le ragazze che lo provocarono.
Sapeva che aveva solo una possibilità e ammiravo la sua tenacia nel voler stare con un ingarbuglio di emozioni come me.
Forse avrei dovuto dargli un bacio dopo che mi ebbe augurato buona giornata,ma non lo feci.
Il giorno prima ero 'quella a cui nessuno doveva rivolgere la parola'.
Non volevo sembrare troppo instabile.
Forse tutti avevano capito che stavamo insieme,ma avevo bisogno di tempo per dare loro la conferma.
Quel pomeriggio andai a studiare in biblioteca,non avevo proprio le forze di sentire Lina e le sue prediche,non avevo le forze di sentire i suoi "te l'avevo detto" e le raccomandazioni di Thomas che,in assenza di genitore,si sarebbe sicuramente 'preoccupato' lui di informare Levi di tutte le cose permesse e non.
Appena mi sedetti sulla sedia scricchiolante tirai un sospiro di sollievo.
La storia tra me e Levi era già uno dei pettegolezzi più chiacchierati all'intervallo,dato che lui è uno dei ragazzi più ambiti e adulati,invece io una semplice 'proletaria' che 'sembra uscita da un libro di storia'.
Ero completamente immersa nel 'Manuale di letteratura inglese' la cui prefazione era 'la letteratura inglese è quella cosa con la quale o senza la quale si rimane tale e quale'.
Un generoso incentivo per lo studio.
Ma improvvisante sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla e mi girai di scatto.
Era Levi,come sempre.
Levi era una di quelle persone che sono dappertutto e da nessuna parte.
Il suo solito sorrisetto coronava l'immagine misteriosa che avevo di lui.
"Allora mi eviti eh?"
"Scusa,la poesia novecentesca mi chiama" feci un rapido gesto con la mano e ritornai alla mia attenta e dettagliata analisi del libro.
Sentii un sospiro e poi lo scroscio di una sedia spostata controvoglia.
Si sedette accanto a me e mi guardó per parecchio tempo mentre ripetevo le nozioni scritte tra le pagine del 'Manuale di letteratura inglese'.
Non seppi mai cosa pensó,ma aveva un'espressione serena e beata,un lembo della bocca era leggermente alzato e il buio che erano i suoi occhi sembrava essersi schiarito.
Appena finii chiusi il libro e mi girai verso di lui,sogghignando.
"Quando hai finito di fare la stronza mi abbracci?"
Risi e mi buttai tra le sue braccia.
E in quel covo di storie sperdute scrivemmo la nostra baciandoci e scherzando sul passato che non sembrava più tanto doloroso.

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ho deciso di continuare la storia,sbattendomene dei likes o delle wievs.
haló

|La sottile linea tra amore e odio|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora