Capitolo 11

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Mi buttai sul letto e sospirai,fissando il soffitto e subito paragonando il colore scuro della sua voglia sul collo con quello delle travi.
Ugh.
Ero messa così male?
Se non fossi stata in bilico tra la coscienza e il sonno non avrei ceduto.
Ma cominciai a pensare ai suoi capelli color mogano,in cui avrei voluto affondare le dita e ai suoi occhi.
Dannazione quanto erano belli i suoi occhi.
Completamente neri,lui era la prova che gli occhi solo lo specchio dell'anima.

Lui era l'oscurità,lui era il buio,lui era il pericolo.
E io ci cascai,come una stupida e sentimentale ragazzina.
E poi Morfeo mi accolse tra le sue braccia,lasciandomi ai miei sogni mentre una calda e roca voce mi rimbombava in testa ripetendo 'tu sei diversa da loro'.

La mattina mi svegliai di buonumore,strano dato che di solito prendevo a mazzate la sveglia.
Dei pensieri del giorno precedente non ricordavo nulla,solo che mi sentivo come se avessi preso una sbronza.
Barcollai fino alla scrivania dove avevo sistemato i libri in ordine di orario.
Li ficcai nella cartella pensando se Levi stesse facendo lo stesso.
SASHA!
Mi schiaffeggiai sotto lo sguardo esilarato della mia migliore amica.
"Mh..qualcuno qui non accetta di aver preso una cotta.." Mi indicó con fare accusatorio,ridendo.
"Io? Pff una cotta..per chi poi?"
"Per Girard,scema..secondo te?
Aaah che carini,tu sei pazza di lui e lui è pazzo di te."
Sgranai gli occhi a quell'affermazione.
Come poteva essere tutto così facile per lei?
Gli piaccio,mi piace,allora fidanziamoci.
Sbuffai e mi infilai una maglietta,non accorgendomi che fosse fin troppo scollata.
Mi avviai per i corridoi contando quanti passi ci volevano per arrivare alla mia classe,lo facevo sempre:mi aiutava a non notare le critiche e i risolini ingiuriosi.
Peró quel giorno fu diverso.
Sentii una calda mano avvolgermi il fianco e tirarmi verso di destra.
Poi delle sottili e sconosciute labbra si attaccarono al mio lobo,mentre una mano fin troppo vogliosa di esplorare cominció a salire per il mio petto,da sotto la maglia.
Il respiro mi si fece sempre più irregolare,cercavo di liberarmi ma lo sconosciuto mi teneva stretta a sè.
"Eddai Kroskij,non capisco perchè tu ci abbia sempre tenuto nascosto di essere una ragazza.."
A quell'affermazione gli occhi mi si riempirono di lacrime,nonostante tutto ció che avevo fatto,tutte le sofferenze che avevo passato le persone non riuscivano a capire che io ero diversa.
Diversa,non migliore.
Semplicemente diversa.
Quelle battutine mi distruggevano,e non solo emotivamente.
Non avevo nemmeno più le forze per cercare di liberarmi,il genere maschile mi aveva sottomesso.
Un'altra volta.
E proprio quando la lingua dello sconosciuto cominciava ad arrivare più in basso del previsto sul mio petto non lo sentii più.
Aprii finalmente gli occhi e vidi che eravamo in mezzo al corridoio,e che quindi molte persone avevano visto la scena.
Trattenni le lacrime e mi risistemai la maglia,cercando di mantenere quel poco di dignità che mi restava.
Poi sentii un gemito di dolore e mi girai.
Vidi una scena che nessuno si sarebbe aspettato di vedere,e sperai che tutta quella gente fosse lì per quello.
Levi stava picchiando,con molta violenza,il ragazzo che mi aveva fatto provare la sua lingua educata.
Cercavo di guardarlo in viso per riuscire a capire chi fosse e magari,recuperate le forze emotive,fargliela pagare.
Ma aveva il volto completamente sfregiato.
"Se ti azzardi a toccare un'altra volta la mia Sasha ti ammazzo va bene?"
Ringhió Levi,facendomi sentire un tantino innervosita per quel 'Mia'.
Io non ero di nessuno.
Tantomeno non poteva mettere quell'aggettivo davanti al mio nome come trofeo.
Ma scacciai l'idea,pensando che stava combattendo per me.
Credo che questo facesse parte del nostro patto.
Il ragazzo,ormai pieno di lividi venne buttato per terra e Levi mi si avvicinó preoccupato.
"Sash..mi dispiace"
Sospirai.
Forse non ero così forte,forse avevo davvero bisogno di qualcuno.
In quel momento,senza pensarci,decisi che se doveva essere qualcuno,quel qualcuno sarebbe stato lui e mi fiondai tra le sue braccia.
Lui intrecció i miei capelli rossi tra le dita mentre mi sussurrava di stare calma.
Mi bació la fronte e solo in quel momento vidi che non c'era più nessuno in corridoio.
Solo il ragazzo dalla mano esuberante.
Così mi avvicinai a lui e gli mollai un calcio nelle costole,facendolo contorcere dal dolore.
"Mi fai solo schifo" gli sussurrai,prima di colpirlo nel torace.
Levi mi stava dietro e appena mi girai mi battè il cinque.
"Credo che tu sia l'unica ragazza del mondo che dopo essere stata toccata in mezzo al corridoio abbia la forza di picchiare."
A quelle parole mi crolló il mondo addosso.
Ero stata..toccata da lui?
Il cuore mi martellava nel petto,e in quell'istante crollai in lacrime.
Solo mio padre mi aveva toccata,era una parte di storia che non sapeva nessuno e nessuno avrebbe mai saputo.
Mi ero ripromessa che non sarebbe più risuccesso,ma come sempre furono solo parole al vento.
Levi mi guardô stranito ma poi si avvicinó.
"Hai bisogno di schiarirti un po' le idee dolcezza"
Detto questo mi prese in braccio,facendomi allacciare le gambe al suo bacino e le braccia al suo collo e cominció a camminare verso quella che doveva essere la sua stanza.
Stavo bigiando,dopo essere stata quasi stuprata ed ero azzeccata al ragazzo che odiavo,mentre sgorgavo lacrime a dismisura.
Di bene in meglio credo.
Mi poggió sul suo letto e poi non sentii più niente,solo una voce che sussurrava il mio nome con preoccupazione.

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Ed ecco a voi il capitolo,spero vi piaccia *^*
Alla prossima.

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