9. Voce del verbo scegliere

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Sono passi lenti quelli che mi accompagnano fuori dall'appartamento di Lorenzo.
Le parole arrivano e non le fermi. Ci sono nata in mezzo, io. Ci cammino sopra e le ingoio. Ed è un soffio di vento che mi percuote e mi fa tornare con i piedi per terra e i pensieri più confusi.

Non c'è stato spazio per la parola scelta fino a che non mi ci sono messa davanti. Fino a che qualche parola ben messa non ha scatenato la tempesta che adesso sento dentro.

Siena è silenziosa stamattina. Nessuno in giro a godersi questo spettacolo. Come il sole sfiora i suoi palazzi al risveglio. Come le foglie di fine autunno lente si smuovono con il vento. I passi che si fanno pesanti di pensieri.

Questo la gente non può vederlo. La figlia di nessuno, invece sì. E adesso questa definizione me la sento stretta addosso. Ed io lo so che se ora scelgo male, le parole verranno a cercarmi di nuovo. Disturberanno il mio sonno. Oscureranno il mio giorno. Come quando corri, corri, e la fitta sotto il costato ti blocca e ti toglie il fiato. Ho sempre cercato di fare quello che era giusto nel momento. Sono andata avanti per dimenticare tutto. Le definizioni, i sguardi e le risate. Per troppo tempo non ho più pensato a niente. Credendo di essermene liberata. Lasciando che a gridare fosse il rimorso di una madre che abbandona la figlia. E non quello della figlia che non cerca la madre. Ma nessun segreto può durare troppo a lungo.

Al mio ritorno trovo nonna in cucina. E' mattina presto. Il profumo di caffè appena preparato mi accoglie e mi abbraccia. Il suo sguardo invece fa tutt'altro. E' duro, impassibile quasi.

«Non sei tornata stanotte. Tu hai idea di cosa io passi ogni volta che tu sparisci senza dare spiegazione?» Mi avvicino le accarezzo una spalla.

«Nonna, non sono mai troppo lontana, non dimenticarlo.»

Se sapesse di Lorenzo, il dolore sarebbe così immenso. Tengo tutto dentro, ben custodito.
Ed è un attimo che toglie il respiro. Come se mi guardassi dall'esterno e ostentassi a riconoscermi. Nonna. E' così semplice pronunciarlo. Ma è un legame. Un legame che seppur presente io non ho mai completamente accettato. Ed è un attimo che toglie il respiro.
Perché nonna non se ne è accorta, ma io dentro mi sento crollare addosso.
Come se mi stessi accartocciando su me stessa.

E se i miei occhi potessero parlare adesso.
E se il mio cuore avesse la forza di battere più lentamente.
E se la mia mente avesse il coraggio di accettarla la scelta che il mio cuore ha fatto inconsciamente.

Ci sono parole da scrivere che non so da dove nascono.
Argomenti sconosciuti che prendono spazio e respiro dentro.
Pensi di sapere tutto ma sembra, invece che tu abbia torto.
Sentimenti che mi sono sprofondati all'interno.
Sempre più, in ogni centimetro.
E aspetto che le fiamme divampino in un amore da descrivere che non posso progettare.
Ho bisogno, adesso, che il sole bruci nell'oscurità.
Ne ho bisogno quasi quanto le mani di Lorenzo su di me.

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