37. Sentirsi a casa

7 3 0
                                    

Sono stati giorni impegnativi per la mente quelli successivi alle lettere. Non mi sono nascosta. Leonardo è stato un fedele e silenzioso spettatore.
Non so come uno sconosciuto poi diventi meno sconosciuto, o come due perfetti sconosciuti possano avere molto più di ciò che credono in comune.
Probabilmente il condividere, parlare un po' di se, ha aiutato. Probabilmente scoprire pian piano quel che il cuore cela e l'amore incondizionato di mia madre verso queste persone mi ha aperto nuove prospettive di vita. Imparare a volersi bene, ad accettarsi per i difetti, i pregi, per le arrabbiature e le battute d'arresto. Forse, poi, accade perché doveva. Perché forse, siamo stati destinati a trovarci. Siamo silenziosi io e Leonardo mentre mi accompagna alla stazione dei treni più vicina.

Dei vicoli, soprattutto quelli antichi, mi piace cosa trovi in fondo. Si nasconde sempre un po', la destinazione. Forse per insegnarti che è più importante il viaggio. Forse è questo che Leonardo, Ignazio e mia madre hanno voluto insegnarmi.
Rimetto insieme i pezzi di me, partendo dagli angoli, smussandoli, cercando di trovare ciò che per me conta. E adesso conta tornare a casa.
Bisogna a volte avere la forza di mille persone anche se si vorrebbe prendere il primo aereo per sparire. Ed è questo che vorrei dire a nonna, adesso.

«Se ti va potresti abbracciarmi, nonna, non ho le forze di farlo da sola» le dico piano quando finalmente la riabbraccio.

Ha l'odore di casa, di mamma e di tutte le cose belle che io, mai, sono riuscita a comprendere e che adesso sento crollarmi addosso. Ha la felicità addosso.

Mi dice solamente
«Vieni che ho preparato l'arrosto con le patate, come tanto ti piace, così parliamo un po.»

E sono a casa.
Adesso mi sento a casa.

LegamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora