Cap. 9 - La mattina delle decisioni.

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La mattina seguente, la luce accarezzò i volti di Bakugo e Shinso dalla finestra. Shinso fu il primo a svegliarsi, sentendo il calore di Bakugo accanto a sé. Egli si girò leggermente per osservarlo. Il biondo dormiva profondamente, con un respiro regolare e tranquillo.

Shinso si alzò dal letto, cercando di non svegliarlo. Poi notò che i loro vestiti erano ancora lì, piegati sulla sedia, una testimonianza silenziosa della notte appena trascorsa. Li guardò un momento e un leggero riso formò le sue labbra, i ricordi di quello che era accaduto ancora vividi nella sua mente. Non era stato solo il desiderio a guidarli; c'era stato qualcosa di più profondo che nessuno dei due aveva detto apertamente.

Dopo essersi infilato la divisa, si fermò ancora una volta a guardare Bakugo. Per un attimo, pensò a quanto fosse ironico che proprio loro due, entrambi così abituati a combattere per il controllo, avessero trovato una sorta di equilibrio in quella stanza.

Quando si chinò per raccogliere il resto dei vestiti, Bakugo si mosse, emettendo un piccolo gemito. Gli occhi si aprirono lentamente, confusi e assonnati. Quando vide Shinso, ci fu un attimo di sorpresa, seguito subito da uno sguardo di calma, come se il suo cervello stesse elaborando dove si trovava e con chi.

«Stai già andando via?», chiese Bakugo, la voce ancora roca per il sonno.

Shinso si voltò, appoggiando i vestiti sulla sedia, e si avvicinò di nuovo al letto, «Non volevo svegliarti, ma sai, ci sono le lezioni, non vorrei prendessi sonno di nuovo nella tua classe, ma questa colpa non per colpa di Kirishima», rispose ridacchiando appena, sedendosi sul bordo del materasso, «E poi devo tornare al mio dormitorio, giusto per...».

Bakugo sbuffò, stirandosi leggermente sotto le coperte, poi lo fissò con uno sguardo intenso, «Ridi pure, tu che sai ogni secondo della mai relazione con Kirishima, avrei potuto anche denunciarti per violazione della mia privacy».

Shinso lo osservò per un momento, cercando di leggere dietro quelle parole.

«Ti ha dato i nervi fin quando non mi hai baciato...», rispose infine Shinso, abbassando leggermente lo sguardo, «Ma questo...», fece un gesto vago con la mano, indicando la stanza, il letto e tutto ciò che era successo, «Non so se siamo pronti a spiegare tutto questo, anche se fosse su un sito social, e personalmente io per primo non lo direi a nessuno».

Bakugo rimase in silenzio per un attimo, poi si alzò a sedere e il lenzuolo scivolò giù, rivelando i muscoli tonici del suo torso, «Bravo, su di te, tutti zitti. Su me e Kirishima, tutta la scuola ora sa, vero? È questo il tuo divertimento, stronzetto?».

Quei graffi sulla sua schiena nuda catturarono di nuovo l'attenzione di Shinso. Segni profondi, linee tracciate dalla loro frenesia della notte precedente, «Potrei anche farlo, ma sai, parlo di me stesso in quel modo? Ti ho anche chiesto scusa, ho effettivamente esagerato e violato la vostra privacy, in parte, ma sono riuscito ad avere cosa volevo: la tua attenzione. Vedi?».

«Altro che semplice compagnia di letto», aggiunse, facendo scorrere lo sguardo su quei segni che aveva abbondantemente baciato durante la notte, «Abbiamo fatto di peggio stanotte».

Bakugo si voltò, accennando un sorriso arrogante sulle labbra, «Tsk. Li hai fatti tu quei segni, stronzetto. E poi, che ti aspettavi?».

Non passò molto tempo che quel sorriso si affievolì appena, e la sua espressione si fece più seria, «Pensavo di essere solo amico di letto anche con Eijiro, ma guarda dove siamo finiti io e lui. Un mese... e siamo praticamente come se fossimo sposati».

Shinso rimase immobile per un attimo, «Come sposati, eh?», ripeté con un tono scherzoso, ma c'era un pizzico di curiosità dietro il sorriso, «Non ti facevo il tipo da legami così... definitivi».

Bakugo lo fissò per un momento, «Neanche io pensavo di esserlo, ma con Eijiro è successo e basta. Non ho mai dovuto... pensarci troppo. Mi sento... tranquillo con lui. Lo amo alla follia».

Shinso annuì lentamente, comprendendo, «E con me? Cosa senti?».

Bakugo non rispose subito. Alzò lo sguardo verso il soffitto e, dopo un lungo silenzio, sospirò. «Con te... è diverso. Mi sfidi. Mi fai arrabbiare. Ma in un modo che... mi tiene sveglio. È intenso. E non posso ignorarlo».

«Intenso, eh?», replicò infine Shinso, «Pensi che possa competere con Kirishima?».

Bakugo sbuffò, «Non si tratta di competizione. Eijiro è... Eijiro. E tu sei... tu. Mi piace stare con te. E non so ancora cosa significhi, ma non mi fa schifo».

Shinso rise piano, scuotendo la testa, «Sempre così poetico, Katsuki».

«Odio essere sdolcinato, lo sa il mio ragazzo, e ora lo sa anche il mio... amante...», disse Bakugo con un ghigno.

Shinso si fermò per un momento, «Amante, eh?», ripeté, con un sorriso che nascondeva divertimento e riflessione, «Non pensavo che avresti mai usato quella parola per definire qualcuno. Sembra quasi... troppo romantico, per te».

Bakugo incrociò le braccia sul petto, «Tsk, non fraintendermi. Non è una questione di romanticismo. È quello che è. Ci divertiamo, ci sfidiamo, ed è abbastanza per me. Non vedo il bisogno di complicare le cose».

Shinso lo osservò per un attimo, «Beh,» rispose infine, avvicinandosi un po' di più a lui, «Se questo significa che siamo amanti, allora direi che va bene anche per me».

Bakugo lo fissò per un attimo.

«Bene», disse con un tono deciso, «Ma non aspettarti dolcezze. Io non sono quel tipo».

Shinso sorrise di nuovo, un sorriso più profondo questa volta, «Non me lo sognerei neanche».

Il silenzio non fu di disagio. Shinso si spostò verso la finestra, guardando fuori per un momento. La luce del mattino inondava la stanza, facendo sembrare tutto più reale, più concreto, come se la notte precedente fosse stata solo un preludio a qualcosa di più grande.

«Quindi», disse, rompendo il silenzio, «Che succede ora?».

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