Cap. 20 - Passione nel cortile.

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Midoriya arrossì istantaneamente alle parole di Todoroki, «Ehm... cosa?!», balbettò, incredulo e visibilmente imbarazzato, «Non pensavo... cioè, non così presto, Shoto!».

Todoroki, mantenendo il suo solito tono calmo e serafico, rise leggermente, «Tranquillo, stavo solo scherzando», rispose, ma con un sorriso che tradiva un tocco di affetto, «Anche se... prima o poi dovremo farlo, no?».

Midoriya cercò di riprendersi, «Sì, sì, certo. Solo che... insomma, mia madre... lei potrebbe andare un po' fuori di testa quando le dirò qualcosa del genere. Soprattutto dopo le vicende di Toya... e...», si grattò la nuca, imbarazzato.

«Non lo... nominare... ti prego...», mormorò Todoroki, con una smorfia di irritazione.

«Hai ragione, scusami. Ma, tornando a noi, come pensi che reagirebbe mia madre se sapesse che stiamo insieme?», domandò Midoriya.

Todoroki sospirò, «Penso che, inizialmente, potrebbe essere sorpresa. Ma alla fine, credo che capirebbe. Dopo tutto, i miei amici sono importanti per me, e tu lo sei più di chiunque altro».

Todoroki guardò Midoriya con un'espressione seria, ma i suoi occhi tradivano un'emozione più profonda. In un momento di vulnerabilità, si avvicinò e lo baciò dolcemente. Il bacio, inizialmente timido, si intensificò, le sue labbra esplorarono con delicatezza quelle di Midoriya, creando un caldo e freddo senso di intimità tra loro.

Midoriya si sentì sopraffatto, ma quando sentì le mani del suo fidanzato sulla pelle sotto la maglia bianca, si staccò, allontanandolo gentilmente, «Cosa ti ho detto di frenarti in luoghi pubblici?», rise, «Dai, vieni in camera!».

Todoroki, colto di sorpresa dall'interruzione, non poté fare a meno di ridere anche lui, «Hai ragione, scusami! A volte mi faccio trasportare...».

«Succede a tutti, ma in camera mia sarà molto meglio, senza preoccupazioni».

Intanto, mentre Midoriya e Todoroki si dirigevano verso il dormitorio, sorridenti e complici dopo il loro momento insieme, Bakugo si avvicinò al cortile esterno della scuola, sfinito e bagnato di sudore dopo l'allenamento furioso. Non riusciva a togliersi dalla testa la visita di Midoriya, così decise di cercare Shinso per sfogarsi e, forse, ottenere qualche risposta.

Shinso era esattamente dove Bakugo lo immaginava: seduto su un muretto vicino agli alberi, con l'aria rilassata come sempre. Egli, appena lo vide  avvicinarsi con quell'espressione cupa e irascibile, sollevò un sopracciglio curioso, «Katsuki, fammi indovinare... Midoriya ti ha dato fastidio oggi?».

Bakugo si fermò di fronte a lui, «Quel dannato nerd è venuto a rompermi le scatole! Mi ha chiesto se c'è qualcosa tra noi! Come se fossimo insieme o qualcosa del genere!», grugnì, chiaramente disgustato dall'idea.

Shinso rise piano, trattenendo appena un sorriso, «Curioso... Todoroki mi ha chiesto la stessa cosa poco prima. Mi ha chiesto se c'è qualcosa tra me e te».

Bakugo si fermò per un istante, incredulo, «Cosa? Anche Todoroki? Ma che cavolo stanno pensando quei due melodrammatici?! Non c'è niente tra noi, chiaro?».

Shinso si alzò lentamente dal muretto, accennando un sorriso. I suoi occhi si posarono sul corpo di Katsuki, notando come il sudore rendesse i suoi vestiti attillati, aderenti alla sua pelle tonica, definendo ogni muscolo dopo l'intenso allenamento. Egli non poté fare a meno di ammirare la vista, il suo sguardo vagava senza nascondere il suo interesse.

«Oh sì, Katsuki, non c'è nulla», disse con un tono più basso, quasi divertito, avvicinandosi al biondo con atteggiamento disinvolto, «Proprio per questo non posso biasimarli di essere curiosi...».

Bakugo si irrigidì leggermente. Non sapeva come rispondere a quel commento, ma non si tirò indietro, non poteva permetterselo, «Che diamine stai cercando di dire?».

Shinso, ormai a un passo da lui, alzò lo sguardo, «Sai esattamente cosa sto dicendo. Quello che facciamo insieme non è un segreto tra noi, anche se vogliamo far finta che lo sia per gli altri». 

Shinso allungò la mano lentamente, accarezzando la maglietta umida di Katsuki e seguendo il contorno del suo petto, «Non mentiamo a noi stessi, Katsuki. Quello che abbiamo... non potrà essere segreto per sempre, le bugie hanno le gambe corte».

Bakugo lo fissò per un attimo, incapace di nascondere il leggero rossore che cominciava a salire sulle guance, anche se tentava di mantenere il suo solito atteggiamento aggressivo, «Tsk... Non iniziare con le tue cavolate, Shinso stronzetto», ringhiò, anche se non si mosse per allontanare la mano dell'altro.

«D'accordo, allora facciamo finta che non ci sia niente», mormorò, abbassando la voce mentre lasciava che le sue dita si spostassero sul braccio di Bakugo, con un tocco che sapeva essere volutamente provocatorio.

Bakugo, per un istante, sembrò voler reagire, ma, invece, trattenne il respiro, fissando Shinso con un'intensità che solo loro due potevano capire, «Non pensare di poterla spuntare sempre con me, Hitoshi. Non funziona così».

Shinso rise, un suono profondo e soddisfatto, «Forse non sempre. Ma ti piace, no?».

«Lo adoro», confessò Bakugo.

Shinso sorrise, soddisfatto dalla confessione di Bakugo, che seppur sussurrata, risuonava sincera. Era raro sentire Katsuki parlare apertamente di ciò che provava, e quelle parole, anche se dette con il solito tono brusco, avevano un peso inaspettato. Senza esitazione, Shinso si avvicinò ulteriormente, il suo sguardo mai distolto da quello di Bakugo.

«Sapevo che non avresti potuto mentire a lungo, Katsuki», mormorò con voce bassa, quasi un sussurro, mentre il suo tocco sul braccio del biondo si faceva più deciso, «Sei sudato... mi fai venire voglia di privarti di questi vestiti...».

Bakugo si irrigidì alle parole di Shinso, «Tsk... smettila di dire stronzate», ringhiò.

«Non dico stronzate, Katsuki», mormorò Shinso con tono basso, quasi seducente, «Tu lo sai... io lo so. Non hai bisogno di nascondere niente con me, come io con te, nulla».

Bakugo sbuffò, ma il rossore sulle sue guance tradiva il suo stato d'animo.

«Se continui così...», iniziò a dire, ma le parole gli si strozzarono in gola quando Shinso, con un movimento lento e deciso, lasciò che la sua mano scivolasse sulla pelle calda e umida del suo petto, sotto i vestiti sudati e seguendo il contorno dei suoi muscoli.

«Se continuo così, cosa?», rispose Shinso, sfidandolo apertamente.

Il respiro di Bakugo si fece più pesante, i muscoli tesi, ma non fece nulla per fermarlo, finché non sentì l'urgenza di farlo non appena notò che le mani di Shinso cominciarono a sfilare via la sua canotta nera. Afferrò il suo polso con un gesto felino, e lo fermò.

«Sei un bastardo manipolatore», disse, e spinse via la mano di Shinso, «Se vuoi scopare, almeno andiamo in un posto più appartato», aggiunse infine, senza troppi fronzoli, con voce ruvida.

Shinso sorrise, compiaciuto, «Con piacere, Katsuki».

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