17. Max Verstappen

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Innamorarmi di lei è stato inevitabile. Un fulmine a ciel sereno. 

Ho sempre programmato tutto nella mia vita: gli allenamenti, l'alimentazione, i weekend di gara. Tutto. Non ho mai potuto scegliere. Mio padre è stato il mio coach, il mio manager, oltre che il mio peggior incubo dal quale non riesco a svegliarmi. 

Amo il motorsport, ho sempre sognato di essere dove sono ora con tre titoli mondiali in mano ed essere il più veloce in pista, ma a volte, vorrei che le persone vedessero anche Max oltre che il personaggio che mi sono cucito addosso. Soprattutto mio padre. Vorrei che a volte mi vedesse come suo figlio, un essere umano fatto di passioni, sogni e desideri, che ogni tanto può saltare un allenamento per vedersi con una ragazza, oppure per coltivare anche altri hobby secondari. Questo non mi è mai stato concesso. Jos mi ha sempre trattato come la proiezione di se stesso, dei suoi sogni e desideri, senza mai chiedermi cosa volessi io. Non ho ricordi di noi due seduti a tavola, intenti a conversare, a confrontarci sul futuro; le nostre chiacchierate riguardano gli sponsor, lo stipendio, la mia scuderia di kart e come vincere più titoli mondiali possibili. 

Mi sono spesso sentito un progetto, invece, con Lucia, mi sento libero. Ho scoperto delle emozioni che non mi era mai stato concesso di provare e Christian non ha tutti i torti a definirla come "la mia umanità" perché è cosi. Lucia si è intrufolata nella mia vita in punta di piedi e non se n'è più andata. La prima volta che l'ho vista, lo avevo intuito, era diversa in tutto e per tutto dalle altre; il mio cuore non riusciva a smettere di desiderarla e nella mia mente viveva stampato il suo sorriso e il suo modo buffo di pronunciare il mio secondo nome "Emilian".

Quel giorno me lo ricordo come fosse ieri, una piccoletta, tutta imbronciata, che mi teneva testa come nessuno prima e più ero duro con lei, più lei mi rispondeva a tono. Mi aveva colpito, non solo perché la ritenevo bellissima, ma perché non aveva paura, aveva chiaro il suo obiettivo e non aveva intenzione di farsi mettere i bastoni tra le ruote, una tenacia rara la sua, ma potentissima, capace di sovvertire le regole del mondo.

Lucia mi incuriosiva, era talmente genuina che era impossibile non capire quale emozioni stesse provando. E anche se all'inizio non volevo ammetterlo, lei mi aveva già conquistato. Ero veramente attratto da lei, in una forma che andava al di là di ogni mia forma di controllo, di ogni tentativo che ho fatto per allontanarla da me. 

Non potevo lasciarmi coinvolgere, dovevo mantenere una certa distanza perché non potevo permettermi distrazioni, il mio focus principale era ottenere il doppio titolo e anche se all'inizio andava tutto sommato bene, ora grava tutto sulle mie spalle. Ma non ne sono stato capace perché più mi allontanavo e più la volevo accanto a me. 

Ho provato a tenere tutti lontano da lei nel paddock, sapevo che c'erano alcuni ragazzi interessati, ma ho fatto terra bruciata intorno a lei perché non avrei sopportato che altre mani oltre alle mie la toccassero. É egoista, lo so, non si fa ma già vedere il principino del paddock (Leclerc ndr.) girarle intorno in maniera amichevole, mi faceva stringere lo stomaco. 

Quando ho saputo che Horner voleva darle una monoposto, ero entusiasta e ho insistito perché lei avesse quel sedile e non lo prendesse qualcun altro perché se lo meritava più di tutti. Al simulatore e nello sviluppo della macchina ha dato un grande aiuto ed era innegabile il talento che aveva. Non aveva abbastanza esperienza, o fatto la giusta gavetta, ma poteva farlo qui, tra i migliori.  

Dopo il suo incidente a Monaco, non l'ho lasciata sola un minuto, non potevo, non ci riuscivo. Mi sono preso cura di lei come meglio potevo, anche se non sapevo da dove iniziare. Suo fratello mi ha fatto da guida, raccontandomi di quando lei correva con i kart, magari si faceva male e a medicarsi le ferite era sola, con uno strofinaccio stretto tra i denti per non far sentire che piangeva. La paura che ho provato in quel frangente, quando in radio mi hanno comunicato che non rispondeva e non si muoveva, mi aveva paralizzato. Come tornai in pit lane, saltai giù dalla mia monoposto, corsi da Mekies e presi il controllo della radio, dovevo sentire la sua voce, doveva rispondermi. La chiamai non so quante volte, fino a quando finalmente non rispose, e solo allora, il mio cuore si alleggerì un pochino. Mi accovacciai per un istante, con la testa tra le ginocchia, una piccola lacrima mi rigò il viso ma mi sentivo sollevato. 

Ah?! Vi starete chiedendo se Magnusseen è vivo. Purtroppo o per fortuna, sta benone. La FIA non lo voleva troppo penalizzare ma io, con l'aiuto di altri piloti, tra cui anche Charles, abbiamo fatto la rivoluzione; siamo piombati nel loro ufficio minacciando di far scoppiare un enorme caos mediatico che li avrebbe spediti tutti a casina se la penalità non fosse stata adeguatamente severa. Non pretendevamo niente se non giustizia, quella sana e calibrata. Infatti gli hanno impedito di gareggiare al gran premio successivo, ottenendo il suo primo ban. Kevin ha provato a venirci a dire qualcosa, ma lo avrei appeso al muro e quindi ha desistito subito.

Nessuno si deve permettere di toccare la mia ragazza, sia chiaro!

Nei weekend successivi, la lotta per il mondiale si è aperta di colpo, e il titolo ce lo stiamo combattendo io e Lando. Noi siamo molto amici, ma ultimamente, quando in palio c'è un premio del genere, ho capito che lui non guarda in faccia a nessuno. Non ci parliamo quasi più, non usciamo più insieme, mi ha completamente allontanato. Per non parlare delle grandi dichiarazioni del cazzo che fa su di me. Mi da molto fastidio il chiacchericcio che sta portando avanti perché mette sulle mia spalle una maggiore e ulteriore pressione che ad oggi, non mi serve. 

la McLaren sta cercando di boicottarci sotto tutti i punti di vista, si sta attaccando a tutto e di certo la RedBull non starà a guardare. Mi hanno voltato le spalle in tanti, cavalcando l'onda. Facile nascondersi dietro un "Max è scorretto" perché ho sempre corso così, se la mia macchina è più lenta delle altre, mi devo difendere come posso, lottando come un leone, e non ho intenzione di cambiare perché tra mocciosi piangono ai microfoni delle reti locali e internazionali. Gli unici a difendermi sempre, sono stati Lucia e Charles, con i quali ho avuto delle battaglie dure ma pulite, gli unici che meritano il mio rispetto non solo in pista, ma anche fuori.


My motor-girl// Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora