Quel ragazzo era così bello da togliermi il fiato, ma c'erano delle cose che non poteva sapere e che stavano diventando sempre più difficili da nascondere. Voleva venire da me, conoscere la mia famiglia e diventare sempre più parte della mia vita, ma non potevo assolutamente rovinarlo così. Era l'unica parte buona della mia vita e non potevo permettermi di disintegrare quel briciolo di bene in quel modo, volevo proteggerlo da tutto e tutti, in primis dalla mia famiglia.
Faceva male vederlo triste, soprattutto perché la colpa di questa tristezza era mia. Faceva male soprattutto perché ogni volta che lo vedevo il mio stomaco faceva faville e ogni giorno questa sensazione diventava sempre più forte.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Ogni volta che sorrideva, mi sentivo più distante, come se ci fosse una barriera invisibile tra di noi. Eppure, quando mi toccava, quando mi guardava con quella tenerezza, mi sentivo sul punto di cedere, di dirgli la verità, ma sapevo che avrei distrutto tutto. La mia paura era quella: che lui mi avrebbe guardato con occhi diversi, o peggio, mi avrebbe lasciato solo. La sua vita sarebbe stata rovinata soltanto per colpa mia. Non avevo il diritto di metterlo a contatto con il mio mondo, non lo avrei mai permesso.
Mi sembrava di stare in bilico tra due realtà. Una era la vita che mi era stata obbligata dalla mia famiglia e l'altra era Giorgio, quella che non avevo mai cercato, ma che mi stava travolgendo. Era tutto troppo bello per essere vero, e nel mio cuore sentivo che se tutto fosse finito non me lo sarei più potuto perdonare.
Un giorno, mentre camminavamo nel parco, il suo sorriso mi sciolse ancora una volta.
«Senti...» Iniziò lui, cercando le parole giuste. «So di avertelo già chiesto, ma ho seriamente bisogno di una risposta. Oerché sembri sempre così distante ultimamente? Mi sento come se ti stessi perdendo.»
Per un attimo mi venne voglia di crollare. Avrei voluto dirgli che non era colpa sua, che ero io il problema, ma come avrei potuto spiegargli tutto? Come avrei potuto fargli capire che la mia vita, la mia famiglia, erano la vera minaccia?
Fermandomi un momento, lo guardai negli occhi. Non so se fosse la sua espressione o semplicemente il modo in cui mi faceva sentire, ma in quel momento sentii un forte desiderio di stringerlo a me, di baciarlo e di dirgli tutta la verita. Non lo feci, naturalmente. La paura di perderlo vinse su tutto.
«Non è niente.» Gli risposi, nascondendo la sofferenza dietro un sorriso forzato. «Sono solo un po' stanco, niente di che.»
Lui annuì, ma il suo sguardo non si allontanò da me. Per un attimo, mi sentii come se lui potesse vedere attraverso quella maschera. Ma, in realtà, era soltanto una mia strana impressione e presto il momento passò. Continuammo a camminare, eppure, dentro di me, sapevo che non saremmo mai andati avanti così. Rimanemmo in silenzio per tutta la passeggiata, però non era uno di quei silenzi imbarazzanti, anzi, era un silenzio piacevole il nostro, anche se pieno di segreti. Poi ci fu un momento bellissimo in cui le nostre mani si intrecciarono e non si staccarono se non fino a quando entrambi dovettimo separarci.
Fu una questione di un minuto, un minuto in cui però il tempo sembrò fermarsi.
Io ero lì, pronto a salutarlo, quando lui si gettò sulle mie labbra.
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𝒜𝓃𝓰ℯ𝓁𝒾𝒸 𝒽ℯ𝒶𝓇𝓉 ~Thebadnauts~
Fanfiction"«Che si fotta il paradiso. Io ti amo e nessuno mai me lo impedirà.»