Alex's pov
Avevo seriamente invitato il mio dolce angioletto ad uscire? Beh, si. Ovviamente non voglio prenderlo di forza e staccargli le ali, ma volevo a tutti i costi convincerlo a diventare come me, cattivo. Era una sfida, un gioco, il mio modo di entrare nella sua perfezione e destabilizzarla.
C’era qualcosa di irresistibile in lui, in quella sua aria impeccabile. Ma io sapevo che sotto la superficie c’era un’ombra, una parte di lui ch era proprio come me. Ed ero deciso a essere la miccia che l’avrebbe fatta esplodere.
Alle otto in punto lo aspettai alle porte del Paradiso, con un ghigno stampato in faccia. Non sapevo se si sarebbe presentato, ma la semplice possibilità mi eccitava. Se Giorgio fosse davvero venuto, sarebbe stata la prova che, da qualche parte, anche lui era attratto dal caos. Da me.
Fu allora che lo vidi, il mio dolce e piccolo angioletto. Addosso aveva una camicia oversize blu, dei jeans baggy blu e un maglioncino smanicato con dei rombi bianchi e blu. Era così carino che tutti i pensieri meno casti su di lui mi vennero subito in mente. Le cose che gli avrei voluto fare erano indescrivibili, me lo immaginavo con le braccia legate sopra al capo, completamente nudo, mentre implorava di più da me e poi-
«Alex?» Mi risvegliò lui. «Ci sei o devo tornarmene in paradiso?»
«Oh... Beh... Sì.» Risposi, cercando di riprendermi. Non potevo permettergli di vedere quanto mi avesse distratto. Era così... Perfetto e, al tempo stesso, così irritante.
«Che facciamo qui?» Chiese Giorgio, alzando un sopracciglio. Il tono era diffidente, ma c’era un filo di curiosità che non riusciva a nascondere.
Mi avvicinai, lentamente, lasciando che il mio sorriso si allargasse in quel modo che sapevo lo facesse innervosire.
«È una sorpresa, angioletto. Ma devo dire che ti sei vestito proprio bene per l'occasione. Non pensavo ci tenessi così tanto a fare colpo su di me.» Lui sbuffò, incrociando le braccia.
«Sei ridicolo, Alex.» Mi misi a ridere, genuinamente divertito dalla sua reazione. Giorgio era una contraddizione vivente: così composto eppure così facile da stuzzicare.
«Eppure sei qui. Questo non ti rende tanto migliore di me, sai?» Lo vidi irrigidirsi, il suo sguardo si fece più severo. Sapeva che avevo ragione, anche se non avrebbe mai ammesso a voce alta che qualcosa lo attirava in tutto questo, in me.
«Ti sbagli...» Disse infine. «Sono qui solo per capire cosa hai in mente. Non mi fido di te.» Mi avvicinai ancora di più, riducendo la distanza tra di noi a pochi centimetri.
«Oh, Giorgio... Non devi fidarti di me. Devi solo divertirti un po’. È così terribile per te?» Lui rimase immobile, ma i suoi occhi mi fissarono con intensità. Ero sicuro che, prima o poi, avrebbe smesso di resistere. E, quando quel momento fosse arrivato, non avrei sprecato l’occasione. Mi scrutò attentamente, avevo indosso soltanto una camicia, dai primi quattro bottoni aperti, nera e dei pantaloni del medesimo colore, tenuti su solo da una cintura dalla cinghia d'oro. Eravamo entrambi bellissimi, io di più sia chiaro, sembravamo quasi fatti l'uno per l'altro.
Senza aggiungere altro lo portai in un ristorantino nuovo, eravamo entrambi visibili e ne ero felice perché tutti potevano ammirare la nostra bellezza.
Il ristorantino era una chicca nascosta, un piccolo angolo di paradiso -ironico, no?- con luci soffuse e un’atmosfera calda, quasi intima. Avevo scelto quel posto apposta: elegante ma non troppo, abbastanza accogliente da abbassare le sue difese. Giorgio mi seguiva con passo deciso, ma il suo sguardo vagava, scrutando ogni dettaglio con quella sua tipica aria di diffidenza.
Una volta seduti, lo osservai mentre si sistemava con un’eleganza innata. Anche in un contesto così semplice, riusciva a sembrare fuori posto, ma in senso positivo, come una gemma rara in mezzo a pietre comuni. Mi resi conto che lo stavo fissando e decisi di rompere il silenzio.
«Allora, angioletto, che ne pensi? Ho scelto bene, vero?» Lui sollevò lo sguardo dal menù, fissandomi con un’aria impassibile.
«Non è male.» Disse, accompagnato da una scrollata di spalle. Gli sorrisi.
«Ammettilo, sono un ottimo accompagnatore. Elegante, affascinante e con un eccellente gusto per i ristoranti.»
«Aggiungetei anche modesto.» Aggiunse, in tono ironico.
«Fa parte del pacchetto.» Risposi, facendo un cenno al cameriere per ordinare. Optai per un vino rosso corposo, certo che avrebbe aggiunto un tocco in più alla serata. Mentre aspettavamo, decisi di spingere un po’ di più.
«Quindi, angelo mio, perché sei davvero qui?» Lui mi lanciò un’occhiata, esitante per un attimo.
«Sei un demone, Alex. Non posso permettermi di ignorarti. Devo assicurarmi che non combini guai.»
«Certo, se fosse così non saresti qui a goderti del vino assieme a me, vestito in maniera provocante.»
«Forse...» continuai, avvicinandomi verso di lui. «C'è una parte di te che vuole essere qui. Con me. Non per il dovere, ma per il piacere.» Lui scosse la testa, ma non disse nulla. I suoi occhi, però, lo tradivano. Giorgio era combattuto, e io mi godevo ogni secondo di quella lotta interna.
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𝒜𝓃𝓰ℯ𝓁𝒾𝒸 𝒽ℯ𝒶𝓇𝓉 ~Thebadnauts~
Fanfic"«Che si fotta il paradiso. Io ti amo e nessuno mai me lo impedirà.»