XIII

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Giorgio's pov

Alex era proprio come una zecca, quando si attaccava a qualcosa era difficile farlo staccare, e la cosa a cui si era attaccato, a quanto pare, era farmi perdere la pazienza. Gli angeli sono ricolmi di pazienza, ma lui... Lui me l'aveva prosciugata tutta. Non riuscivo più a guardarlo in faccia senza che la voglia di tirargli un pugno dritto in un occhio prendesse il sopravvento, ero costretto a tenere lo sguardo costantemente basso, nella speranza di non dover incrociare di nuovo i suoi occhi castani.
«Giorgio.» Mi chiamò lui. La settimana di sospensione di Ettore era, ormai, finita e io avevo speso ogni singolo secondo a raccomandarlo di seguire sempre la retta via, nonostante le tentazioni allettanti. Ma, quando lo vidi riunirsi con il suo gruppetto di amici, capii subito che tutti quei discorsi erano stati vani.
«Giorgio?» Ripeté Alex, ma, anche questa volta, non gli diedi retta. Fu così che, dopo aver preso tra le dita il mio mento, mi obbligò a guardarlo in faccia. Sentii un brivido percorre tutta la mia spina dorsale, ma capii che era soltanto un'illusione quando mi ricordai che, essendo morto, non potevo avere brividi lungo la spina dorsale.
«Giorgio, mi stai ignorando?» Chiese Alex, divertito. Un ghigno sul suo volto emanava tutta la soddisfazione nel vedere che mi disturbava. Ero riuscito a mantenere un certo controllo fino a quel momento, ma lui, con la sua insolenza, la sua mancanza di limiti, stava rendendo tutto insopportabile.
Feci un respiro profondo, cercando di ricordare a me stesso che Alex era un demone, provocatorio per natura, e che la mia missione era resistere. Però... Però l'idea di cedere, di lasciare da parte la mia impeccabile compostezza, iniziava a insinuarsi come un pensiero pericoloso.
Alla fine parlai, cercando di mantenere il tono più neutrale possibile.
«Alex, non hai qualche tentazione o rissa a cui dedicarti?» Il demone rise, lasciando il mio mento.
«Preferisco dedicarmi a te, angioletto» Mi rispose, con un tono carico di malizia. Era come se ogni parola fosse una spina che cercava di fare breccia nella mia pazienza, e ogni suo gesto mi faceva capire quanto si stesse divertendo.
Cercai di ignorarlo, di tornare a concentrarmi su Ettore, che nel frattempo stava facendo il babbeo con degli amici. Ma Alex continuava a lanciarmi sguardi e commenti, quasi volesse strapparmi di forza quella perfezione che lui odiava tanto. Forse, in fondo, il suo obiettivo era proprio quello: vedermi fallire e vedere che, anche io, avevo dei limiti. Lo percepivo dai suoi sguardi, voleva mettermi nei casini per farmi diventare un angelo caduto, così da poter diventare come lui.
Vedeva in noi una familiarità inesistente e, proprio per questo, voleva farmi stare il più possibile con lui. L'avevo sentita anch'io questa strana sensazione di familiare che c'era tra di noi, ma, non curante, non gli avevo dato troppo peso, sapevo già che se avessi fatto come lui, sarei finito per rovinare tutto.
«Ti va di fare un giro sta sera, angioletto?» Se ne uscì improvvisamente Alex.
«Assolutamente no.» La mia risposta non tardò a uscire.
«Ma dai... Oltre a essere affascinante e sexy sono anche intelligente e simpatico, te lo giuro.» Sospirai, consapevole del fatto che si... Alex era affascinante e sexy, ma intelligente e simpatico? assolutamente no.
«Punto primo, non sai nemmeno fare due più due. Punto secondo...» Mi avvicinai un po' a lui, alzando lo sguardo e cercando di sembrare il più sfrontato possibile. «Le tue battute fanno così schifo che gli altri ridono per pietà.» Lui continuò a fissarmi, sperai di averlo fatto arrabbiare da farlo stare zitto, ma era più divertito che altro. Sospirai, indietreggiando e concentrando l'attenzione su Ettore.
«Visto che tu non sai decidere, sta sera ci vediamo alle porte del Paradiso. Alle otto in punto, sii puntiale, mi raccomando.» Concluse il discorso Alex. Aprii bocca per obbiettare, ma la richiusi subito dopo. Sarebbe stato inutile, quel demone era una causa persa.

𝒜𝓃𝓰ℯ𝓁𝒾𝒸 𝒽ℯ𝒶𝓇𝓉 ~Thebadnauts~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora