Aveva cercato di immagazzinare quanta più rabbia avesse in corpo, con il fine di farla esplodere al momento giusto. Il viso di JJ la tormentava come un incubo dal quale non riusciva a svegliarsi e la rabbia le bruciava nel petto come carboni ardenti.
Aveva stretto così tanto i denti per trattenersi dall'urlare che la mascella le aveva iniziato a dolere, a furia di stringere i pugni aveva iniziato ad avere i crampi alle dita e il suo respiro era diventato irregolare ed affannoso.
Non poteva credere che lui le avesse mentito, che il motivo della fasciatura alla mano destra fosse in realtà scritto sul volto del suo amico, non poteva credere di essersi fidata dello stesso che aveva l'aveva picchiato e poi si era addormentato vicino a lei giocando con i suoi capelli come se niente fosse successo.
Quella dualità stava iniziando a confonderla e mandarla in crisi, quasi come se non sapesse con chi stesse effettivamente avendo a che fare. Ma qualcosa, nel profondo, soffocato dalla rabbia, le diceva di ascoltare anche la sua versione.
Rafe decise di passare a controllare come stesse non appena tornò dalla festa del solstizio, ancora in giacca e cravatta e vagamente brillo. Inserì la chiave nella serratura della grata e la aprì, per poi richiudersela alle spalle. Vanya non lo guardò nemmeno, fissava il pavimento con le mani strette sul divano.
«Che... succede?» Chiese confuso ancora davanti alla porta, ma Vanya non gli rispose.
Decise allora di avvicinarsi a lei e di provare a scuoterla dalla spalla, ma, non appena la sua mano si avvicinò a lei, Vanya si scansò di scatto e si alzò con le mani tra i capelli. Improvvisamente ogni dolore fisico era entrato in secondo piano, nascosto dall'ira.
«Ma che cazzo ti prende?!»
«Che cazzo mi prende...?» Sussurrò lei a denti stretti mentre si voltava a guardarlo con sguardo assassino.
«Sì, che cazzo ti prende?!»
«Che hai fatto alla mano?» Gli chiese dandogli l'opportunità di dirle la verità, ma Rafe non lo fece.
«Te l'ho detto, mi sono bruciato con la marmitta»
«Quindi non ti darebbe fastidio se ti chiedessi di togliere le garze, o sbaglio?»
«Non posso»
«Ah, non puoi...»
«No»Vanya non attendeva altro: gli si scagliò contro e gli afferrò la mano, che lui cercò di ritrarre prima di iniziare a ribellarsi in ogni modo, ma lei gli aveva già afferrato la garza e la stava strappando via via, ad ogni suo movimento.
«Vanya, cazzo, sta' ferma!» Ordinò lui ma lei non lo sentì nemmeno.
Dopo qualche strattone la garza cadde a terra, rivelando le sue nocche e le croste che vi si trovavano sopra. Lei si allontanò passo per passo, scoppiando a ridere nervosamente per poi portarsi le mani davanti al viso.
«Tu come cazzo lo sai?!»
«Pezzo di merda...» Borbottò più a se stessa che a lui.
«Vanya, ti ho chiesto come cazzo facevi a saperlo» Insistette lui più aggressivo.
«Pensi che sia stupida, Rafe? Pensi davvero che io sia così stupida?»
«Non avevi motivo di capirlo. Questo significa che sono venuti qui...» Ragionò Rafe a voce alta, sentendo la rabbia aumentare.
«Non è venuto nessuno qui, stronzo, non sono un'idiota!»
«Come non lo sono io e sono sicuro che sono venuti qui a parlarti e dirtelo»
«Ma sta' zitto, cazzo!»
«Pensi invece che io sia un'idiota e credo al fatto che non te l'abbiano detto loro visto che Maybank si era divertito ad ascoltare le mie telefonate e aveva sicuramente capito dove stessi?!»
«Non osare più torcere un capello ad uno di loro o giusto su Dio che appena esco di qui vado da Peterkin e le dico che mi hai rapita e costretta a stare qui dentro contro la mia volontà» Minacciò lei a denti stretti e con i pugni serrati.
«Va'! Fallo!» Le disse per poi voltarsi, aprire le grata e farle cenno di uscire «Va' e fallo, chi ti ferma?»Vanya corse nella sua camera da letto, chiuse il borsone, se lo mise in spalla con fatica e tornò in salone. Sorpassò Rafe e, non appena i suoi piedi nudi entrarono a contatto con l'erba fresca del giardino, tirò un sospiro di sollievo. Iniziò a camminare senza guardarsi indietro mentre Rafe, alle sue spalle, la guardava allontanarsi.
Pochi passi la separavano dalla strada, ma qualcosa la spinse ad immobilizzarsi di scatto. Sentì un vuoto nel petto e un lontano bisogno di piangere. Si voltò, vide Rafe ancora nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato e, d'improvviso, si ricordò di quel sorriso infantile ed innocente che aveva quando la salutava a scuola. Si ricordò della sera prima, delle lunghissime chiacchierate, delle risate e di come si fosse addormentata serenamente sulla sua coscia.
Ma aveva picchiato JJ...
Si voltò di nuovo e un fiume in piena di pensieri le pervase la mente. Avrebbe voluto andarsene, tornare allo Chateau dai Pogues, ma riconosceva la sua debolezza e sapeva che tornare in quelle condizioni sarebbe stata la sua rovina. Sapeva anche di dover prendere una decisione e alla svelta.
Alla fine, si voltò e torno nella depandance. Posò il borsone di nuovo nella camera e si sedette sul letto. Rafe si appoggiò poco dopo con la spalla allo stipite della porta con le braccia conserte e sguardo serio.
«Hai deciso di restare?»
«Fottiti» Sussurrò lei guardando ovunque tranne che lui «Come fai a non farti schifo? Pensi di essere al di sopra di noi solo perché hai avuto la fortuna di nascere a Figure Eight? Sei un pezzo di merda uguale a tutti quei bastardi con cui esci» Lo attaccò lei con il cuore pesante «Sono stata stupida io...» Disse in un sussurro, ma lui la sentì comunque.
«Chi ti dice che io non mi faccia schifo?»
«Oh, ma perfavore!»
«Vanya, ci sono tante cose che non sai e che non capisci»
«Tipo, Rafe?» Domandò spazientita.
«Non è ora il momento per parlare di questo»
«Certo... non sarà mai il momento perché non ammetterai mai di essere identico a loro!»Lui rimase a guardarla impassibile ma ben presto lei si sdraiò sul letto e gli diede le spalle, così si vide costretto a lasciarla dormire da sola e a tornare a casa. Si chiuse la grata alle spalle e se ne andò. Vanya si rannicchiò con le ginocchia portate al petto e cercò di resistere alla forte malinconia che l'aveva attanagliata.
STAI LEGGENDO
𝐡𝐚𝐮𝐧𝐭𝐞𝐝 | rafe cameron
Fanfiction" 𝐋𝐚 𝐭𝐮𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐞̀ 𝐟𝐫𝐞𝐝𝐝𝐚, 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐚𝐫𝐝𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐨𝐜𝐨, 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐞𝐢 𝐜𝐢𝐞𝐜𝐚, 𝐧𝐚𝐬𝐭𝐞𝐧𝐤𝐚 " - 𝒍𝒆 𝒏𝒐𝒕𝒕𝒊 𝒃𝒊𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆, 𝒅𝒐𝒔𝒕𝒐𝒆𝒗𝒔𝒌𝒊𝒋 Vanya Ivanov è nata e cresciuta nelle Outer Banks, fi...