𝐭𝐰𝐞𝐧𝐭𝐲𝐟𝐨𝐮𝐫

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Se ne stava in piedi davanti all'entrata di casa dei Glisten a pensare se fosse il caso di entrare o meno. Voleva vederlo, voleva parlarci, voleva dirgli quanto fosse rimasta delusa quando aveva scoperto che aveva usato di nuovo, ma, al tempo stesso, aveva paura di vederlo.

L'ultime cose che gli aveva detto erano state aggressive e svalutanti e lui non aveva avuto modo di spiegarsi e di aprirsi. Voleva sentire cosa avesse da dire, voleva capire perché si comportasse così, cosa lo spingesse a comportarsi così, ma aveva ancora paura della sua reazione se l'avesse effettivamente incontrato.

Rimase fuori a farsi domande su domande per dieci minuti, fin quando non aveva ceduto ed era entrata in casa sforzandosi di smettere di farsi paranoie. Lo cercò al primo piano ma non ce n'era traccia, lo cercò al secondo piano e arrivò a pensare che forse se ne fosse andato, poi lo vide seduto su una poltrona nel balcone.

Non appena vide del movimento, Rafe alzò la testa di scatto e il suo sguardo si incatenò a quello di Vanya, che gli stava sorridendo debolmente.

«Hey» Disse lei per poi prendere posto sulla poltrona davanti alla sua.
«Hey» Le rispose lui con tono sorpreso ma confuso «Come facevi a sapere che ero qui?»
«Wheezie, sono passata a casa tua»

Rafe annuì ma non proferì parola e neanche Vanya. Rimasero in silenzio per un po', imbarazzati e troppo pieni di domande a cui non riuscivano a dare un ordine ben preciso. Di tanto in tanto si guardavano e si accennavano un sorriso ma niente di più.

«Rafe, so perché tuo padre ti ha cacciato» Disse finalmente Vanya e Rafe la guardò con il terrore negli occhi «Non mi guardare così, pensavi che non l'avrei mai scoperto?»
«Speravo che sarei stato io a dirtelo»
«Beh, non è andata così e appena tuo padre l'ha saputo mi ha detto che me ne dovevo andare»
«Quindi è per questo che stavi dai Pogues?»
Vanya annuì.
«Mi dispiace, non doveva andare così» Le disse lui con tono mortificato e il capo chino.
«Il grosso è passato, ora ho solo gli strascichi» Ammise «Se non mi avessi aiutata ora molto probabilmente starei di nuovo da Barry o in qualche casa a rubare gioielli»
«Grande consolazione» Affermò lui con un piccolo sorriso che gli incurvava le labbra.
«Lascia che ti restituisca il favore» Gli disse lei spiazzandolo.
«In che senso?»
«Fatti aiutare, Rafe, è ovvio che non stai bene e non parlo solo della droga»
«Sto bene» Mentì.
Vanya ridacchiò amaramente «Mi è bastata quella notte per capire che ti porti dentro qualcosa che non sai gestire e a cui non sai neanche dare un nome, non importa quanto ti sforzi di nasconderlo dietro alla spavalderia»

Lui non seppe che rispondere a cotanta sincerità e verità. Era stata in grado di leggerlo come un libro aperto, ma, sopratutto, era andata oltre l'apparenza. Iniziò a guardare ovunque tranne che lei, nel tentativo di calmare il batticuore e di non lasciare che le lacrime che minacciavano di abbandonare i suoi occhi lo facessero davvero.

«Non è facile starmi vicino, Vanya» La avvertì lui con voce tramante, che lo tradì.
«Lo so, ma lasciami provare»
«Perché dovresti provarci?»
«Perché, anche se pensi che non sia così, ormai mi sono affezionata, mi è bastata quella notte»
Rafe smorzò una risatina e Vanya se ne accorse subito «Che ridi?»
«Rido perché siamo uguali»
«In che senso?»
«Ci abbiamo messo un secondo ad affezionarci all'altro»
«Allora sì, hai ragione»

Tornò il silenzio. Rafe si alzò e si appoggiò al parapetto del balcone, iniziando a contemplare il paesaggio, mentre Vanya restò seduta sulla poltrona.

«Voglio cambiare, voglio riprendere in mano la mia vita» Confessò lui di punto in bianco con le lacrime agli occhi.
«Chi te lo vieta?» Gli chiese Vanya mettendosi di fianco a lui.
«Io, me lo vieto io»
«Devi solo capire come fare e smettere di spaventarti della quiete»
«Voglio smettere di comportarmi così con te e in modo totalmente diverso con gli altri ma non posso» Una lacrima gli rigò la guancia.
«Puoi, devi solo volerlo»
«No, non capisci»
«Cosa? Che sei un Kook quindi devi comportarti di merda con i Pogues davanti ai tuoi amici?» Lo tanò in pieno lei «Rafe, cosa significano loro per te?»
«C'erano quando ne avevo bisogno»
«Ah sì? E allora perché ora non sei a casa di Topper? O di Kelce?»
Rafe non le seppe dare una risposta.
«Vedi di cosa parlo? John B ospita Esme da quando avevano quattordici anni perché Esme è scappata di casa, loro sì che ci sono quando l'altro ha bisogno, Rafe»
«Lo so»
«Persone così le trovi quando meno le cerchi, ma devi liberarti di quei coglioni con cui vai in giro»

Vanya si accese una sigaretta e gli offrì qualche tiro, che lui accettò. Tornarono a contemplare il tramonto su Kildare con il cuore momentaneamente a riposo. Vanya si voltò verso di lui e notò i suoi occhi pieni di lacrime che, piano piano stavano scendendo lungo il suo viso.

Gli appoggiò la mano sulla guancia e ne asciugò una con il pollice e Rafe, non appena sentì il suo tocco, ruotò il capo nella sua direzione. Si guardarono a lungo mentre cercavano di comunicare solo con gli occhi.

Solo quando si resero conto di star pensando la stessa cosa si mossero all'unisono, fin quando le loro labbra non combaciarono per la prima volta dopo tre anni di agonia. Rafe le cinse la vita con il braccio e posò una mano sulla sua guancia mentre lei gli gettò le braccia al collo e lo avvicinò ancora di più.

𝐡𝐚𝐮𝐧𝐭𝐞𝐝 | rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora