Rafe tornò a casa subito dopo la rissa ma non passò subito da Vanya. Passò in bagno a fasciarsi le nocche della mano destra con delle garze e le bloccò con una graffetta per evitare che si togliessero.
Per cercare di impedire a Vanya di capire il perché di quelle garze, le allungò fino al polso, in modo da poterle dire che si trattasse di un'ustione dovuta alla marmitta della moto.
Poi, solo dopo essersi assicurato che non fuoriuscisse più sangue, si diresse verso la depandance. Aprì la grata cercando di fare il meno rumore possibile e la trovò ancora sdraiata sul divano, rannicchiata con le ginocchia portate al petto.
Era sveglia e tremava mentre si teneva le gambe con le braccia. I vestiti zuppi le si erano attaccati al corpo, sembrava che qualcuno le avesse tirato addosso una secchiata d'acqua.
«Sto morendo» Balbettò quando vide Rafe di spalle mentre richiudeva la grata.
«No, non stai morendo»
«Invece sì e se non sto morendo voglio morire»
«Non dire cazzate, lo sai anche tu che non lo pensi» Le disse lui prima di andare a riempire un bicchiere d'acqua per poi porgerglielo.Vanya si mise a sedere lentamente e con fatica e, prima di afferrare il bicchiere, si massaggiò le tempie come se potesse alleviarle il dolore martellante che provava.
«Come ci sono arrivata qui in salone?» Domandò per poi prendere un sorso dal bicchiere.
«Ti ci ha portata mio padre» Rispose lui per poi sedersi sul divano di fianco a lei.Rimasero in silenzio a lungo mentre Vanya finiva di bere tutta l'acqua nel bicchiere e Rafe pregava che non si accorgesse delle garze. Sapeva che non fosse stupida e che ci avrebbe messo davvero poco a sgamarlo, ma sperava con tutto se stesso che fosse troppo acciecata dai dolori per notarlo.
«Ho smesso di usare anche io» Confessò lui rompendo il silenzio «Da prima della festa di Topper»
Vanya lo guardò scioccata e con un grande punto interrogativo disegnato in faccia «Come cazzo fai a star bene?»
«Vanya, io non usavo come te»
«Sì, ma-»
«No, gli effetti della disintossicazione sono diversi. Io ho solo il pensiero fisso di tornare da Barry e prenderne altra, un leggero acceno di depressione e mi viene difficile gestire le emozioni, ma non ho il bisogno fisico di usare, capisci?»
«Bastardo fortunato» Sibilò lei.
«Non è fortuna, sono solo stato attento a non farla diventare una dipendenza»
«Pezzo di merda...»Vanya tornò a guardarsi intorno, persa, a chiedersi di nuovo se i Pogues la stessero cercando. Tuttavia, in fondo, sentiva che loro si fossero domenticati di lei e che avessero dato per scontato che sarebbe tornata da sola.
«Devo farmi una doccia» Aveva detto ad un certo punto prima di alzarsi con fatica.
«Ce la fai?»
«Sì, Rafe» Rispose guardandolo come per dirgli "Non fare il paraculo".
Lui alzò le mani «Te l'ho chiesto perché non sembri in grado neanche di stare in piedi»
«Ce la faccio, aiutami solo ad arrivare al bagno» Gli disse con il viso contratto in un'espressione di dolore.Ogni minimo movimento le dava delle fitte muscolari terrificanti che talvolta la mandavano in apnea. Rafe le cinse le spalle con un braccio, Vanya fece lo stesso, ed iniziarono a camminare verso il bagno della sua camera. Una volta entrati, Rafe chiuse lo scarico della vasca e iniziò a riempirla e Vanya si sedette sul piano del lavandino.
«È meglio se ti fai un bagno, almeno non devi stare in piedi» Le consigliò per poi sedersi per terra.
«Quanto durerà tutto questo?» Chiese lei sperando in una risposta ben precisa.
«Dipende dal tuo fisico, potrebbe durare altri quattro giorni come altri tredici»
«TREDICI?»
«Eh sì, è lunga come cosa»
«Altri tredici giorni così faccio prima ad uccidermi»
Rafe fece spallucce «Passerà»Vanya iniziò a guardarsi intorno e constatò che molto probabilmente solo l'arredamento di quel bagno e quella vasca costassero più di tutto il mobilio di casa sua messo insieme. Poi, lo sguardo le si soffermò sulla mano di Rafe.
«Che hai fatto alla mano?»
«Ustione, colpa della marmitta»
«La marmitta è un oggetto inanimato, non può essere colpa della marmitta»
«Colpa mia e del mio rincoglionimento allora»
«Così va meglio»Il cuore di Rafe appena Vanya gli aveva porto la domanda aveva perso qualche battito, ma sembrava essersela bevuta e andava bene così.
La vasca si riempì e Rafe uscì dal bagno per sdraiarsi sul letto.Mentre sentiva l'acqua scorrere, si chiese se fosse il caso di somministrarle dei farmaci, almeno per farle abbassare la temperatura corporea. Antidolorifici non gliele avrebbe mai dati per evitare di dar vita ad un'altra dipendenza.
«Mi passi una maglietta e dei pantaloncini?» Gli chiese Vanya quando uscì dalla vasca.
Rafe rovistò nel borsone e ne estrasse poco dopo una maglietta nera e dei bermuda grigi per poi bussare alla porta tenendoli in una mano. Vanya aprì un piccolo spiraglio, dal quale fece passare il braccio. Rafe ridacchiò sommessamente mentre glieli porgeva.
Qualche minuto dopo erano di nuovo seduti sul divano e Vanya aveva accettato di prendere una pasticca di paracetamolo per abbassare la febbre.
«Ti diverti a fare l'infermiere?» Gli chiese ridacchiando prima di prendere la pasticca.
«Eh! Come no! Fare da infermiere ad una tossica in piena disintossicazione è spettacolare»La domanda che la tormentava da giorni si era ripresentata:"Perché lo sta facendo?" E ora aveva l'occasione di darle una risposta. Temeva ciò che Rafe avrebbe potuto dirle, ma sapeva anche che per non avere più dubbi avrebbe dovuto farla.
«Perché lo stai facendo?»
«Cosa?» Domandò lui fingendo di non aver capito.
«Questo»Rafe si fermò a riflettere su come risponderle. Da una parte voleva dirle la verità, voleva dirle che voleva aiutarla perché teneva a lei e ci aveva sempre tenuto nonostante non si conoscessero bene, dall'altra voleva mentirle perché temeva che si sarebbe spaventata come aveva sempre fatto quando aveva mostrato di tenerci.
«Perché volevo che ne uscissi» Rispose alla fine, facendosi coraggio e dicendo una piccola parte della verità.
«Sì, ma, perché?»
«Perché ci tengo» Disse tutto d'un fiato senza riflettere troppo.
«A me?»
Lui annuì e Vanya si sentì sprofondare.
«Ci salutavamo appena...»
«È un discorso complicato»
«Spiegami» Disse con quanta più dolcezza avesse.
«Ci ho sempre tenuto a te, dal primo momento che t'ho vista nei corridoi, è folle da dire ma è così, non so che cazzo mi fosse preso»Vanya sorrise e sperò che lui non se ne accorgesse. Per la prima volta la gioia aveva avuto la meglio sulla paura e si era sciolta, ma Rafe sembrava essere sul filo del rasoio. Lei, allora, fece ciò che mai avrebbe pensato di fare: gli appoggiò la testa sulla spalla.
«Grazie, per tutto»
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𝐡𝐚𝐮𝐧𝐭𝐞𝐝 | rafe cameron
Fiksi Penggemar" 𝐋𝐚 𝐭𝐮𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐞̀ 𝐟𝐫𝐞𝐝𝐝𝐚, 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐚𝐫𝐝𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐨𝐜𝐨, 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐞𝐢 𝐜𝐢𝐞𝐜𝐚, 𝐧𝐚𝐬𝐭𝐞𝐧𝐤𝐚 " - 𝒍𝒆 𝒏𝒐𝒕𝒕𝒊 𝒃𝒊𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆, 𝒅𝒐𝒔𝒕𝒐𝒆𝒗𝒔𝒌𝒊𝒋 Vanya Ivanov è nata e cresciuta nelle Outer Banks, fi...