Capitolo diciotto

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🔴🔴 in questo capitolo sono presenti scene sessuali esplicite 🔴🔴

CONNOR

Caleb è uscito da cinque minuti e io ho già fantasticato su una dozzina di modi diversi di stare dentro Sophie. Ci stiamo baciando - più precisamente, mangiando la faccia - e mi è saltata in braccio come le piace tanto fare. L'ho appoggiata sull'isola della cucina, le sue gambe si sono schiuse per farmi avvicinare e i nostri fianchi si sono subito trovati; questa volta non abbiamo alcun pubblico a disturbarci, e questo ci rende ancora più smaniosi, come se volessimo bruciare il tempo e lo spazio intorno a noi. La gonna le è risalita sulle gambe e le mie mani si sono spostate dal viso ai suoi glutei. Li accarezzo e li stringo convulsamente sopra il nylon delle calze, mentre la mia lingua le solletica il collo all'altezza del lobo. La sento gemere; Sophie mi graffia la mandibola con i denti prima di tornare sulle mie labbra e le sue dita si stringono intorno alle mie ciocche; ma non sento dolore, solo l'eccitazione che sale e la voglia di seppellirmi dentro di lei. Le sue gambe avvolgono i miei fianchi e ci avviciniamo ancora di più, fino a strusciarci l'uno contro l'altra mentre ci esploriamo la bocca e ci assaggiamo a vicenda. Le mie parti basse sono allertate da un bel po' e provo una dolorosa insoddisfazione. Da ieri sera non penso ad altro che alle mie dita dentro di lei, al suo sapore, a come il suo corpo mi rispondeva, sciogliendosi al mio tocco come burro. La voglio così tanto che fa fisicamente male, e al contempo non riesco a sottrarmi a questa deliziosa tortura. Le mie mani si serrano sulle cosce, le nostre fronti si toccano. Adoro quella spolverata di efelidi sul naso e sulle sue guance, da questa distanza riesco a contargliele una per una.

Sophie tiene gli occhi chiusi mentre mi parla. L'ombra di un sorriso le distende appena le labbra piene, i miei occhi ruzzolano lì e immagini proibite mi sconvolgono la mente.

«Dovremmo andare a lezione.»

Annuisco, ma le mie dita lente si intrufolano sotto la sua gonna risalendo fino all'elastico dei collant.

«Sì, dovremmo.»

Apre gli occhi e li punta su di me.

«Simon.»

Sospiro. Il mio naso le sfiora la guancia e un verso gutturale esce direttamente dalla gola. Non le è indifferente, perché sento il suo respiro tremare in risposta.

«Sophie.»

«Che intenzioni hai?» mi domanda divertita. Sembra voglia aiutarmi ad abbassare le calze, ma ci ripensa e le mani corrono a stringere le mie.

«Vorrei fare colazione,» le sussurro in un orecchio.

Sophie ride. Con un tocco leggero sfiora i dorsi delle mie fino ad arrampicarsi sulle braccia, intrufolandosi sotto il tessuto del maglione. Chiudo gli occhi, il respiro freme; sento brividi di piacere risalire lungo la mia spina dorsale, il cuore impazzisce nel petto e la mia erezione sussulta. È sempre così, ogni volta che mi tocca. Mi accarezza, poi torna indietro, fino ad arrivare nuovamente alle mie mani. Sposta il suo tocco sul bordo inferiore del maglione e lo solleva appena. Lambisce, lieve, il mio addome, le unghie mi graffiano leggermente, e il piacere che mi procura si addensa tutto in mezzo alle gambe. Cazzo, è fantastico.

I polpastrelli scendono e arrivano a toccare i miei jeans. Apro gli occhi e scosto le nostre fronti per guardarla meglio, e noto che Sophie si sta godendo ogni mia espressione mentre mi tocca.

«E tu che intenzioni hai, Nanetta?» chiedo con voce roca. Le lascio andare le gambe per farle spazio, anche se mi costa fatica, e appoggio le braccia sul bancone ai lati delle sue cosce.

«Vorrei mostrarti...» bisbiglia, ma la sua risposta rimane in sospeso finché non mi sbottona i jeans. I nostri sguardi si agganciano;   incastra il labbro inferiore tra i denti, e ciò che dice mi fa mancare diversi battiti. «... tutto quello che ti avrei fatto ieri se non ci avessero interrotto.»

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