Capitolo dieci

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CONNOR

Beatrix Crimson avanza ancheggiando e ci raggiunge nel mezzo del salone. Insieme al suo sguardo, altre paia di occhi posano l'attenzione su di noi. I miei compagni di squadra alzano una mano nella nostra direzione e io ricambio con un cenno della testa. Sono profondamente a disagio.

«Ciao, Beatrix,» saluta Martha. Si abbracciano come se fossero amiche di vecchia data. Beatrix fa un piccolo urlo che attenta l'incolumità dei miei timpani.

«Da quanto tempo, ragazzi!»

Le mie labbra sono una linea piatta mentre lei posa i suoi occhi felini su di me. Non mi piace il modo in cui mi guarda.

«Già, non sei cambiata per niente,» risponde Martha.

«Nemmeno voi,» afferma, senza levarmi gli occhi di dosso. Se gli sguardi potessero consumare sarei in serio pericolo. «Connor, se possibile sei diventato ancora più alto!» esclama, mentre le guance le si chiazzano di rosso.

«Sì, è possibile.»

«Come stai? Come mai siete qui? Conoscete Cecilia?»

«Sì,» rispondo solamente, mentre con lo sguardo non riesco a trattenermi dal cercarla. In fondo, sto sperando che venga a salvarmi.
La vedo, accanto al tavolo delle bevande, che parla con Carter. Come se sentisse il mio sguardo addosso si volta nella mia direzione e nota il trio improbabile che si è formato in mezzo al salone. È perplessa. I nostri occhi rimangono agganciati un secondo di troppo e mi ritrovo a sperare che abbia recepito la mia richiesta di aiuto.

«Cecilia e Connor fanno parte della squadra di lacrosse misto a Cambridge.»

«Ah, il lacrosse misto, James mi ha accennato qualcosa!»

«James?» domando confuso.

«Sì, il ragazzo di Cecilia, frequentiamo gli stessi corsi a Oxford,» spiega Beatrix, e la vedo cercare qualcuno con lo sguardo. Si abbuia per un momento, poi la sua attenzione torna a noi.

«E tu come conosci Cecilia?» chiede Martha.

«Oh, ci conosciamo dal secondo anno di liceo, era amica di Tom Wilson, e abbiamo legato molto mentre stavo con lui, e anche dopo,» butta lì, senza riuscire a celare un certo imbarazzo nel tirare fuori il nome del suo ex.

«Amico è una parola grossa.»

La voce di Sophie mi arriva come una carezza, una scialuppa di salvataggio in mare aperto. Si è avvicinata e si unisce alla conversazione. «Suo nonno e mio nonno erano amici di vecchia data e mi è sempre stato imposto di sopportarlo alle cene noiose che organizzavano le nostre famiglie. Ma quindi voi tre vi conoscete? È fantastico!»

«Andavamo nella stessa scuola,» interviene Martha.

«Cecilia, è lui il famoso Connor che ha rotto il naso a Tom!» esclama Beatrix indicandomi. Famoso?

Ecco.
Al ricordo mi sale ancora la rabbia. Io non sono solito provare tante emozioni e soprattutto in maniera così totalizzante, ma quando avevo visto quello stronzo alzare il pugno in direzione di mio fratello ho visto rosso. Non ricordo nemmeno come è andata, era come se fossi in trance, mentre lo prendevo a pugni. Ricordo la consistenza dei suoi zigomi che come biscotti al burro si sgretolavano, a contatto con le nocche della mia mano, ricordavo il suono che avevano fatto, ma non il sangue. Eppure, una volta ripreso coscienza di me stesso, me lo ero ritrovato sulle mani.

Gli occhi di Sophie sembrano diventare enormi per l'incredulità.

«Che cosa?» sbotta, schiudendo le labbra. Mi ci soffermo un secondo di troppo a guardarle. «Non ci credo, Murphy, ma allora è un vizio!» mi sgrida dandomi uno schiaffo sul braccio destro.

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