Il lunedì è traumatico

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Cap. su richiesta!!!

La sveglia suonò, stridente e insistente, tagliando il silenzio della mattina come una lama affilata.

Aprii gli occhi, e il primo pensiero fu per Vinnie, rannicchiato accanto a me nel letto.

La sua pelle, calda e nuda, emetteva un lieve profumo di muschio, mentre i suoi tatuaggi sembravano danzare sotto la luce del mattino che filtrava dalla finestra.

Accarezzai il suo petto, tracciando il contorno del tatuaggio del ragno con la punta delle dita, fino all'albero spoglio sul fianco.

«Chloe, spegni quella dannata sveglia,» borbottò lui, la voce roca e sonnolenta.

Alzai lo sguardo verso di lui, il suo viso ancora addormentato, i riccioli biondi disordinati.

Non potevo fare a meno di sorridere. «Altri cinque minuti?» chiese, strizzando gli occhi come se volesse riaddormentarsi all'istante.

«È tardi» risposi, ridendo piano mentre continuavo a carezzarlo. «Ma va bene, solo cinque minuti.»

Mi rannicchiai di nuovo contro di lui, godendomi quel momento di calma prima che la nostra vita familiare prendesse il sopravvento.

Dopo alcuni minuti, però, il dovere di madre cominciò a farsi sentire. «Vinnie, dobbiamo alzarci,» dissi, mentre gli davo un leggero spintone.

«No, perfavore»

Lui si lamentò, ma infine si girò, sbuffando mentre si alzava.

Mi alzai e, con un veloce sguardo al mio orologio, capii che il tempo stringeva.

La prima tappa era la stanza di Anastasia.

Aprii la porta e la trovai rannicchiata tra le coperte, il viso nascosto da un mare di capelli biondi. «Anastasia, è ora di alzarsi, piccola,» le sussurrai, accarezzandole la guancia.

«Mamma, è lunedì!» gemette, girandosi dall'altra parte. «Non voglio andare a scuola.»

«Lo so, amore. Dirò a papà di venirti a prendere prima, va bene?» dissi, cercando di infonderle un po' di entusiasmo.

La feci alzare lentamente, mentre i suoi occhi si aprivano a fatica.

«Va bene, ma solo perché papà mi porta sempre le caramelle quando esco da scuola» ammise, sbadigliando mentre si alzava.

Dopo averla vestita, corsi nella stanza di Will.

Entrai e lo trovai seduto sul letto, i piedi nudi a penzoloni. «Forza, Will. Farai tardi a scuola»

«Dov'è papà?» chiese con un tono che sembrava già esausto.

«Non è ora di chiedere di papà, Will. È il momento di prepararti,» dissi, cercando di mantenere la calma. «Sei un ometto, puoi preparati da solo.»

«Ma io voglio che sia lui a prepararmi!»protestò, incrociando le braccia.

«Will!» lo interruppi. «Papà ti sta preparando la colazione» Lasciai che il suo sguardo cambiasse, da ribelle a curioso.

«Cosa?» chiese, alzando le sopracciglia.

«Uova e pancetta,» risposi con un sorriso.

Ma il suo sguardo mutó dinuovo in arrabbiato «Non mi piace! Voglio il latte a cioccolato.»

Sbuffai «Non lo abbiamo, lo compreremo più tardi ok?»

«Dov'è papà?!» gridò.

«Will, odio quando fai i capricci, alzati o io...»

Un'oscura storia d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora