L'ex di Chloe: il ritorno

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Cap. su richiesta!!!
ALLERTA SPOILER: riferimenti a "il mio angelo oscuro".⚠️

La pioggia cadeva leggera sulla città, attutendo ogni suono e rendendo l'aria fredda e pesante.

I miei passi rimbombavano nel silenzio, la mente ingombra di pensieri che avrei voluto lasciarmi alle spalle.

Avevo tutto quello che avevo sempre desiderato: una famiglia con Vinnie, i nostri tre bambini, una vita che, anche se imperfetta, era la nostra.

Poi lo vidi.

Jake Kuhlman, appoggiato contro la vetrina di un vecchio negozio, illuminato dalla luce fioca di un lampione.

Il suo volto era segnato dal tempo e da qualcosa di più profondo: una rabbia che non si era mai spenta. Il cuore mi accelerò nel petto, e per un attimo pensai di ignorarlo, di girarmi dall'altra parte e continuare per la mia strada. Ma le sue parole mi raggiunsero come lame.

«Chloe.» La sua voce era carica di veleno, ruvida come l'asfalto bagnato.

Fece un passo verso di me, e io sentii le mani tremare. «Guardati, ora. Hai avuto tutto quello che volevi, vero? Una famiglia perfetta, mentre io marcivo in prigione per colpa tua.»

Sentii il nodo in gola stringersi, il freddo della pioggia che penetrava attraverso il cappotto. «Non ho nulla da dirti, Jake. Lasciami in pace.» Cercai di mantenere la voce ferma, ma sentivo il tremito che tradiva la mia paura.

«Oh, non hai nulla da dire? Nemmeno quando te lo scopavi alle mie spalle?» La sua risata era un suono amaro, che mi rimbombava nelle orecchie come un eco.

Stringevo i pugni lungo i fianchi, cercando di non lasciargli vedere quanto mi stesse ferendo. «Te lo sei meritato, di marcire dietro le sbarre.» Provai a girarmi per andarmene, ma lui mi bloccò il passo, avvicinandosi ancora di più.

«Ti ricordi cosa hai fatto, Chloe? Hai distrutto la mia vita. E pensi di meritarti questa felicità? Di meritarti quella famiglia che hai costruito mentre io venivo massacrato in carcere? A proposito: come si chiamano i bambini? Sono belli quanto te?»: Il suo sguardo era un coltello che mi squarciava l'anima, e ogni parola era come sale sulle mie ferite.

«Non parlare dei miei figli. Tu piuttosto goditi le tue conseguenze.» Lo dissi cercando di sembrare sicura, ma sapevo che lui poteva vedere la paura nei miei occhi.

Mi superò con un ultimo sguardo carico di disprezzo, e io mi lasciai sfuggire un respiro che non sapevo di trattenere.

Nei giorni seguenti, quell'incontro con Jake continuava a tormentarmi.

La colpa e la paura erano tornate a stringermi come una morsa.

Cercavo di sorridere ai bambini, di essere la madre che meritavano, ma ogni sorriso era finto, ogni gesto un meccanismo automatico. Non riuscivo a dormire, a mangiare, e ogni volta che pensavo a quelle parole piene di rancore, mi sentivo affondare.

Una sera, mentre stavamo preparando la cena, Vinnie mi fissò con uno sguardo che conoscevo troppo bene.

«Biondina, cosa succede? Non mangi da giorni, piangi di nascosto... ti conosco troppo bene. Cosa c'è che non va?»

Provai a mentire, a dirgli che era solo lo stress, ma le parole non uscirono.

Alla fine crollai.

Le lacrime scesero senza controllo, e le parole mi uscirono dalla bocca come un fiume in piena. «Ho visto Jake, Vinnie. L'altro giorno. Mi ha detto cose orribili. Ha tirato fuori tutta la sua rabbia, tutta la sua cattiveria. Non riesco a smettere di pensarci, ha detto che non mi merito la felicità che abbiamo.»

Un'oscura storia d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora