Capitolo 15

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Esco dalla scuola con le mani che mi tremano ancora.

Mi sento come se avessi appena corso una maratona, ma l'unico esercizio che ho fatto è stato mantenere la faccia impassibile mentre Javon mi umiliava davanti a tutti.

Non riesco a scrollarmi di dosso il peso di quel momento. Ogni parola, ogni sguardo, tutto continua a ripetersi nella mia mente come un disco rotto.

Non so dove andare, ma so che devo sfogarmi, parlare con qualcuno.

Sento il telefono vibrare e vedo il nome di Jayla sullo schermo. Mi aveva scritto solo per chiedermi se volevo vedermi con lei ed Esther, ma per me è come un segno.

Senza pensarci due volte, rispondo dicendo che arrivo subito.

Quando arrivo al nostro solito ritrovo, Jayla e Esther sono già sedute al tavolo con due caffè in mano. Mi vedono avvicinarmi e capiscono subito che c'è qualcosa che non va.

<<Irina, tutto bene?>> mi chiese Jayla, mettendo da parte il cellulare

Prendo un respiro profondo, cercando di non crollare li davanti a loro. <<no, non proprio>> risposi, e la mia voce era più debole di quanto volessi

Esther si sporge verso di me, posando la sua mano sulla mia. <<cos'è successo?>>

<<si tratta di Javon>> sussurrai, e subito il loro sguardo cambiò

Jayla sospira, e posso quasi leggere la frustrazione nei suoi occhi.

<<è stato terribile oggi>> continuai mentre le lacrime minacciavano di uscire

<<non so perché ho pensato che ci fosse qualcosa di diverso in lui>>

Jayla scuote la testa, quasi esasperata.
<<cosa ti ha fatto stavolta?>>

Mi prendo un momento per respirare, cercando di trovare le parole giuste.

<<l'altro giorno, quando mi ha portato a casa sua per controllare se stessi bene, mi ha baciata>> dissi, e vidi le loro espressioni passare da sorprese a una specie di stupore incredulo

<<ti ha baciata?>> ripetè Esther, come se non ci credesse

<<si, e sembrava... sembrava vero, capisci? Non era uno di quei momenti in cui rideva di me o mi prendeva in giro. Mi ha guardata come se fossi l'unica persona al mondo, come se gli importasse davvero di me. Ma oggi, davanti ai suoi amici, mi ha detto che era solo uno scherzo. Mi ha umiliata davanti a tutti>> sussurrai, e la mia voce si spezzò

Jayla si morde il labbro, e posso vedere che sta trattenendo le parole.

Finalmente si decide a parlare. <<quello stupido...>> disse sottovoce, scuotendo la testa

<<perché fa sempre così?>>

<<Jayla, non è colpa tua>> dissi, ma lei
sembrò scossa

<<no, invece si>> rispose, stringendo i pugni

<<io sono sua sorella, dovrei parlargli, dovrei... Dio, non so perché si comporta in questo modo. Fa sempre così. Si avvicina a qualcuno, li fa avvicinare... poi li respinge come se fossero niente>>

Esther annuisce, guardandomi con comprensione. <<non sei la prima, Irina.
Mi dispiace, ma è vero. Javon ha questo modo di costruire dei muri e poi di tirare dentro le persone per... non so, dimostrare a se stesso di essere al sicuro. Ma poi quando ci riesce, si spaventa e diventa crudele>>

Abbasso lo sguardo, sentendomi improvvisamente sciocca. <<quindi è tutto una specie di gioco per lui?>>

<<non è un gioco>> disse Jayla <<è... è come se non riuscisse ad accettare che qualcuno possa davvero volerlo. Per questo si comporta così, per questo ti ha trattata male. Ma non è giusto, e io non sopporto che ti abbia fatto del male>>

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