𝟔.

261 23 58
                                    

SILVJA'S POV

La serata è freschissima, l'aria di Torino ha un retrogusto di pioggia, anche se il cielo è limpido, come se volesse fare da spettatore a un evento che sta per accadere.

Mi vesto con cura, ma senza fretta, scegliendo qualcosa che non attiri molto l'attenzione.

Nonostante mi piaccia essere la sorella di Dusan ed essere sotto i riflettori mediatici, ogni tanto preferisco la privacy, sapete com'è, tra poco non posso neanche più andare al bagno in santa pace.

-

La cena è organizzata in un ristorante elegante, ma non troppo ostentato.

Un angolo nascosto della città, lontano dal clamore e dalle luci dei paparazzi.

Dusan è già dentro, come sempre in anticipo, e i suoi compagni di squadra arrivano a poco a poco.

La Juventus, la squadra che è ormai una famiglia allargata, si riunisce sotto lo stesso tetto, come se il mondo fuori non esistesse.

Mi avvicino al tavolo, saluto uno a uno i ragazzi con un sorriso che sfiora le labbra, ma si posa nel cuore.

Non è mai semplice, essere sempre l'amica di tutti, quella che sa tenere insieme i pezzi di un mondo che sembra così distante dal mio.

Non sono una di loro, non gioco a calcio, ma in qualche modo il legame che ho con ognuno di loro è un filo sottile che mi tiene sospesa nel loro mondo.

Mi sento a casa, ma anche un po' come una straniera.

Un paradosso che mi fa sorridere dentro.

Francisco è l'ultimo a entrare.

Non ha bisogno di fare annunci, non ha bisogno di gridare per farsi notare.

La sua presenza è discreta, ma inevitabile, come una corrente silenziosa che attraversa la stanza senza farsi sentire.

Eppure, quando i suoi occhi incrociano i miei, tutto intorno svanisce.

Un attimo.

Una frazione di secondo.

Il tempo sembra rallentare, come se il resto della cena potesse aspettare.

Le conversazioni si accendono intorno a noi, ma io e lui restiamo un po' al margine, come se una parte di noi fosse altrove, lontano da quel tavolo, lontano dalle risate e dalle chiacchiere.

La cena continua, ma il mondo intorno a noi diventa sempre più distante.

Le risate dei ragazzi, le battute di Dusan, tutto si perde nell'eco di un momento che mi appartiene più di qualsiasi altro.

Eppure, non posso ignorare quel piccolo nodo che si forma nello stomaco ogni volta che Francisco si avvicina o quando il suo sguardo incrocia il mio.

È un qualcosa di indefinito, che sfiora il limite tra l'amicizia e qualcos'altro, ma non è il momento di capire, non ora.

I piatti arrivano e si alternano con la stessa velocità con cui la conversazione passa da un argomento all'altro.

C'è qualcosa di affascinante nel vederli, questi ragazzi, che parlano di calcio come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse la linfa che scorre nelle loro vene.

Dusan racconta una delle sue solite storie sul campo, e tutti ridono.

Poi, inevitabilmente, gli occhi di Francisco si posano su di me, come se cercasse qualcosa di più, come se tra un battito di ciglia e l'altro ci fosse una domanda che non può essere fatta ad alta voce.

𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭𝐥𝐞𝐬𝐬||francisco conceiçãoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora