Dopo un lungo respiro, Jobe si guardò intorno, indeciso per un momento se fare un passo verso Katherine. La scena che aveva visto prima, con Topper che non smetteva di insistere, lo aveva scosso più di quanto volesse ammettere. Era come se Katherine avesse avuto bisogno di qualcosa che Topper non riusciva a darle: comprensione, forse. O forse semplicemente spazio.
Non potendo fare a meno di pensare a lei, Jobe decise di seguirla. Con il cuore che batteva forte, attraversò i corridoi e si trovò fuori, nel cortile silenzioso, dove vide Katherine appoggiata alla parete di mattoni. Guardava nel vuoto, gli occhi persi in pensieri che Jobe non riusciva a decifrare. Il suo viso, normalmente così sicuro, ora mostrava una fragilità che non gli era mai apparsa prima.
Si avvicinò con passi cauti, come se temesse di interrompere un momento troppo delicato.
"Katherine?" disse con voce bassa, quasi timorosa. "Posso... posso sedermi qui con te?"
Katherine non si mosse subito, ma alla fine si girò lentamente verso di lui, con un sorriso stanco che le attraversava il viso. "Non volevo che qualcuno mi vedesse in questo stato," disse con un filo di voce. "Non sono mai stata brava a chiedere aiuto."
Jobe si sedette accanto a lei senza dire una parola. La guardò in silenzio, rispettando il suo spazio, ma sentendo una sensazione di connessione che non aveva mai provato prima. Katherine sembrava così lontana da lui in tanti modi, ma in quel momento, seduti insieme fuori dalla scuola, sembravano due anime che condividevano un dolore nascosto.
Dopo un lungo silenzio, Katherine parlò di nuovo, e le sue parole sembrarono sgorgare da un luogo profondo, come se avesse finalmente trovato qualcuno che le permettesse di essere vulnerabile.
"Topper non capisce," iniziò, con un sorriso amaro. "Mi cerca, mi insiste, ma... non mi ascolta mai. Non mi ha mai davvero ascoltata." Le sue mani tremavano leggermente mentre le incrociava sulle ginocchia. "Tutti pensano che abbiamo una relazione perfetta, ma la verità è che... non è così. Non so nemmeno se voglio che lo sia."
Jobe, senza pensarci troppo, le prese una mano e la strinse delicatamente. La sentiva tremare sotto le sue dita, e per un istante, sentì una forza dentro di sé che non sapeva di avere. Non parlò, non cercò di dare consigli o risposte. Era lì, semplicemente, per lei.
Katherine alzò gli occhi verso di lui e, vedendo la sua presenza calma e silenziosa, si sentì per la prima volta in molto tempo compresa. Lentamente, si avvicinò di più a lui e, senza dire una parola, appoggiò la testa sulla sua spalla.
"Non mi è mai capitato di sfogarmi con qualcuno," disse con un sospiro, la voce quasi spezzata. "E tu... tu sembri capire senza bisogno di spiegazioni."
Jobe sentiva il battito del suo cuore accelerare mentre Katherine si avvicinava a lui. La sua testa poggiata sulla sua spalla lo faceva sentire come se stesse facendo la cosa giusta, come se finalmente fosse nella posizione giusta per supportarla, anche se non sapeva come.
"Ti capisco," rispose Jobe, la sua voce morbida e rassicurante. "Non devi affrontare tutto da sola, Katherine. Non sei sola."
Katherine rimase lì, per un lungo istante, appoggiata a lui mentre il silenzio li avvolgeva. La sua testa poggiata sulla sua spalla era il riflesso di una vulnerabilità che, probabilmente, non aveva mai mostrato a nessuno prima. Jobe sentiva il calore del suo corpo vicino al suo e, per la prima volta, non si sentiva inadeguato o spaventato. Non c'era bisogno di fare qualcosa di speciale, solo essere presente.
Le farfalle nello stomaco che Jobe aveva provato quando l'aveva vista per la prima volta non erano mai sparite, ma ora c'era una nuova consapevolezza dentro di lui. In quel momento, mentre Katherine si sfogava, Jobe sentiva che il loro legame stava diventando qualcosa di più profondo.
Quando Katherine si staccò lentamente, guardò Jobe con gli occhi pieni di gratitudine, come se avesse appena condiviso con lui una parte di sé che aveva sempre nascosto.
"Grazie," disse, il suo tono sincero. "Non so cosa avrei fatto senza di te oggi."
Jobe le sorrise, il cuore che ancora batteva forte. "Non devi ringraziarmi," disse, ma sapeva che quel momento, quell'intimità silenziosa, significava più di qualsiasi parola. "Sono felice che tu mi abbia parlato."
Katherine sorrise debolmente, i suoi occhi brillanti di una luce diversa. "Forse... non è così difficile fidarsi di te," ammise, la sua voce più dolce.
Jobe non riuscì a fare a meno di sorridere. "Sono felice di sentirlo," disse, sentendo il calore di quel momento che rimaneva tra di loro, come un legame che si stava formando senza che nessuno dei due lo avesse cercato.
Si alzarono insieme, e mentre Jobe camminava accanto a Katherine verso l’ingresso della scuola, si sentiva come se qualcosa fosse cambiato tra di loro. Non era solo il bacio che avevano condiviso, o gli sguardi che si scambiavano, ma quella connessione profonda che nessuno avrebbe mai potuto capire a meno che non fosse stato lì, come lui.
Katherine si fermò un attimo, guardandolo negli occhi, e, senza dire una parola, gli sorrise. Un sorriso che era più di un semplice gesto: era un riconoscimento. E Jobe, in quel momento, si rese conto che forse stava iniziando a capire qualcosa che prima gli era sfuggito.
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fall in love
FanfictionJude bellingham si innamora della sorella della sua migliore amica