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Jobe e Katherine continuarono a camminare insieme nel cortile della scuola, il silenzio che li avvolgeva, interrotto solo dalla loro conversazione tranquilla. Si sentivano entrambi più leggeri dopo quel momento di sfogo, ma la tensione che ancora si respirava nell'aria non era del tutto scomparsa. Katherine, pur sembrando più rilassata, non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che Topper potesse venire da un momento all'altro per imporre la sua presenza e continuare a fare pressione su di lei.

Ed è proprio quando Katherine lanciò uno sguardo verso la porta della scuola che, improvvisamente, lo vide. Topper stava attraversando il cortile con il passo deciso, il viso segnato da una smorfia che, seppur divertita, non nascondeva una certa ostilità. I suoi occhi si concentrarono su Katherine e Jobe, un'espressione che non prometteva nulla di buono.

"Che stai facendo, Katherine?" disse Topper con tono quasi sarcastico, avvicinandosi minacciosamente. "Cosa c'è da parlare con lui? Non mi sembri una che si preoccupa troppo per i suoi amici, o no?"

Katherine si irrigidì, ma non fece un passo indietro. "Topper, basta," disse con una calma che tradiva una tensione che stava per esplodere. "Non c'è niente di cui tu debba preoccuparti."

Topper, tuttavia, non sembrava voler mollare. Con un sorriso sprezzante, fece un altro passo verso di lei, come se volesse metterla alle strette. "Pensi che lui possa darti qualcosa che io non possa darti?" ridacchiò, gettando uno sguardo beffardo verso Jobe.

In quel momento, senza nemmeno pensarci, Jobe si mise tra Katherine e Topper, alzando lo sguardo con fermezza. "Lasciala in pace, Topper," disse, il suo tono basso ma deciso. "Non è il momento né il posto per fare questo. Se hai qualcosa da dire, dillo senza prepotenza."

Topper lo fissò, un'espressione di incredulità sul volto, come se fosse la prima volta che qualcuno si metteva così fermamente tra lui e Katherine. Nonostante il suo atteggiamento aggressivo, c'era qualcosa di più profondo in lui che stava cominciando a cedere alla determinazione di Jobe. Topper guardò Katherine, il suo sguardo diventando più gelido. Poi, senza aggiungere altro, scosse la testa e fece un passo indietro.

"Ti diverti così tanto, vero?" disse con un sorriso amaro, ma alla fine si girò e andò via senza aggiungere altro, lanciando uno sguardo di sfida a Jobe mentre si allontanava.

Katherine, visibilmente sollevata, ma anche provata, si girò verso Jobe, la sua espressione morbida ma carica di emozioni che non sapeva come esprimere. Jobe la guardò con dolcezza e preoccupazione, vedendo la fatica nei suoi occhi. Senza dire una parola, la prese delicatamente tra le braccia, abbracciandola forte.

Katherine si sciolse nel suo abbraccio, sentendo un conforto che non riusciva a spiegare. Si strinse a lui, come se per la prima volta sentisse di poter essere sé stessa senza paura di essere giudicata. Jobe la tenne stretta, cercando di darle il massimo supporto possibile, anche se non sapeva come esprimere tutta la comprensione che provava in quel momento.

"Non dovevi fare così, Jobe," sussurrò Katherine, la voce velata da un'emozione che non riusciva a contenere. "Non avevo bisogno che tu ti mettessi contro Topper per me."

"Non ti avrei lasciato lì da sola," rispose Jobe, la sua voce ferma ma piena di compassione. "Non sei mai sola, Katherine."

Nel frattempo, Elena, Evelin e Katia si avvicinarono, avendo visto la scena da lontano. Evelin, con il volto segnato da un'espressione che tradiva tutta la sua gelosia, guardò Jobe e Katherine abbracciati, le mani strette l'una all'altra. La tensione nei suoi occhi non passò inosservata. Katia, al suo fianco, osservò la scena con curiosità, ma non disse nulla.

Elena, invece, non poté fare a meno di guardare Jobe con uno sguardo che esprimeva una mistura di preoccupazione e confusione. Si avvicinò lentamente e, vedendo Katherine staccarsi dall'abbraccio di Jobe, decise di rompere il silenzio.

"Jobe," disse con voce calma, ma gli occhi colmi di domande. "Credo che tu stia facendo qualcosa di più di una semplice amicizia con Katherine."

Jobe, sebbene sorpreso dalla domanda, non si tirò indietro. Guardò Elena, cercando di spiegare senza usare troppe parole. "Non è come pensi," disse, la sua voce sincera. "Io sono solo qui per lei, per ascoltarla. Non voglio che si senta sola."

Elena guardò Katherine, che si era appena staccata dall'abbraccio di Jobe, ma le sue labbra si curvarono in un sorriso debole, quasi come se fosse riconoscente. Evelin, tuttavia, non poteva fare a meno di guardare Jobe e Katherine con occhi pieni di rabbia contenuta. "Bene," disse con un sorriso freddo, cercando di nascondere il suo risentimento. "Vedo che ci sono dinamiche molto interessanti qui."

Jobe, che aveva avvertito l'atmosfera tesa, non disse nulla. La sua attenzione era concentrata solo su Katherine, la quale, pur cercando di mantenere la calma, sentiva una confusione crescente nel cuore. Jobe, con il suo abbraccio e le sue parole, l'aveva confortata più di quanto avesse mai sperato, ma dentro di lei c'era una parte che non riusciva a ignorare i sentimenti che si stavano facendo strada.

Jobe guardò Katherine negli occhi, con la consapevolezza che le cose stessero cambiando tra di loro, ma non sapeva ancora dove lo avrebbero portato questi cambiamenti. Ma una cosa era certa: era pronto a essere lì per lei, in ogni momento.

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