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Quella sera, Jobe si sentiva un po' nervoso, ma al tempo stesso eccitato. Aveva deciso di andare a casa di Elena per aiutare Katherine con la storia, come una scusa per passare più tempo insieme. Non si aspettava che Elena aprisse la porta con uno sguardo un po' sorpreso ma comunque gentile.

"Jobe?" disse Elena, sorprendendo leggermente il ragazzo. "Non sapevo che saresti venuto. Cosa ci fai qui?"

Jobe si schiarì la gola, cercando di sembrare naturale. "Ciao, Elena. Sono venuto a dare una mano a Katherine con la storia. Penso che abbia bisogno di una ripetizione per il prossimo esame," rispose, cercando di sembrare convincente.

Elena lo guardò un po' perplessa, ma poi annuì lentamente. "Beh, se pensi che sia utile…" disse, un po' scettica ma comunque accettando la situazione.

Poco dopo, Katherine scese dalla scala, e quando vide Jobe, il suo viso si illuminò come al solito. Senza dire una parola, gli prese la mano e lo tirò delicatamente verso la sua stanza, lasciando Elena lì, senza nemmeno darle il tempo di dire qualcosa.

"Vieni," disse Katherine con un sorriso, senza nemmeno guardare la sorella, come se Jobe fosse l'unico che contasse in quel momento.

Jobe, anche se un po' sorpreso dalla reazione di Katherine, la seguì. Non appena arrivarono nella stanza di Katherine, lei lo fece sedere al suo fianco e gli diede i libri di storia, ma Jobe si accorse subito che non sembrava concentrata sullo studio. Katherine, invece, non faceva altro che guardarlo con un sorriso divertito e ammirato.

"Allora, che parte della storia vuoi che ti spieghi?" chiese Jobe, cercando di mantenere la calma mentre apriva il libro. Ma, mentre iniziava a spiegare i principali avvenimenti storici, si accorse che Katherine non stava veramente ascoltando con la stessa attenzione che ci avrebbe messo normalmente. I suoi occhi erano fissi su di lui, come se ogni sua parola fosse più interessante del contenuto del libro.

Katherine sorrise con quella sua solita espressione giocosa. "Sembri così serio quando spieghi," disse, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre lo guardava. "Mi piace come ti concentri."

Jobe, colto alla sprovvista, si arrossì immediatamente, sentendo il calore salire alle sue guance. "Oh… grazie," rispose, cercando di concentrarsi sul libro per non farsi distrarre. Ma Katherine sembrava determinata a non lasciarlo concentrato troppo a lungo.

Lei si spostò un po' più vicina, in modo che ora fosse molto più vicina a lui. La sua vicinanza lo fece sentire ancora più nervoso, ma allo stesso tempo il suo sorriso lo rassicurò. Katherine sembrava apprezzare ogni parola che lui pronunciava, anche se era chiaro che non stava davvero ascoltando. Piuttosto, era come se volesse solo stare vicino a lui.

"Jobe…" disse Katherine, interrompendo per un attimo la lezione. "Hai mai pensato che potresti essere un bravo insegnante?"

Jobe, un po' confuso, la guardò. "Beh, non sono proprio un insegnante…" rispose, ma il suo sorriso tradiva il suo imbarazzo. "Non credo che mi ci vedrei proprio a farlo. Ma grazie per dirlo."

Katherine si avvicinò ancora di più, e questa volta Jobe non poté fare a meno di notare che la sua attenzione era completamente su di lui. "È solo che… quando parli, sembra che tutto il resto non conti più," disse con un tono che sembrava più personale di quanto avrebbe dovuto. "Mi piace come parli di tutto, come se fossi davvero appassionato."

Jobe si sentì di nuovo arrossire. Era impossibile non notare la sincerità nelle parole di Katherine. "Beh, è che mi piace davvero ciò di cui parlo…" rispose, cercando di sembrare più tranquillo. Ma il battito del suo cuore tradiva la sua emozione.

Katherine sorrise di nuovo, questa volta con una dolcezza che fece sciogliere Jobe. "Io credo che tu sia una persona speciale, Jobe," disse, il suo sguardo ora più profondo, come se stesse cercando qualcosa nei suoi occhi.

In quel momento, Jobe si rese conto di quanto Katherine fosse vicina a lui. La distanza tra di loro sembrava svanita. Si sentiva improvvisamente più vulnerabile, come se il mondo intorno a lui non esistesse più. Il cuore gli batteva forte, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da Katherine.

Lei si avvicinò ulteriormente, ma non disse nulla per un momento. Le sue mani si erano intrecciate con quelle di Jobe, e, per un attimo, il silenzio che c'era tra loro sembrava più significativo di qualsiasi altra cosa. Katherine lo guardò negli occhi con un'intensità che fece tremare Jobe.

E proprio mentre il silenzio diventava pesante, si sentirono dei passi sopra, probabilmente Elena che stava passeggiando per la casa. Katherine si staccò bruscamente, tornando al suo posto nel letto, ma non senza lanciargli uno sguardo carico di emozioni non espresse.

Jobe, ancora un po' scosso, cercò di riprendere il controllo della situazione. "Forse dovremmo concentrarci un po' più sullo studio, eh?" disse, cercando di allentare la tensione, ma Katherine lo guardò con un sorriso che lasciava intendere che, nonostante il tentativo di distogliere il discorso, c'era qualcosa di più profondo tra di loro che stava iniziando a nascere.

"Va bene," rispose Katherine con un sorriso malizioso, "Ma ricordati che non sono un'accademica. Dovrai fare di più per convincermi a studiare."

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