Serin continuò dritto, non prima però di aver controllato che non ci fossero altre sorprese nel resto del piazzale. Man mano che proseguivano, si rese conto che sì, si stavano effettivamente addentrando nelle fogne, ma in un vicolo stretto e buio. Pur non vedendo nulla, si potevano udire gli squittii dei topi che infestavano quel posto. L'odore si faceva pian piano più stagnante e intenso. Tony si limitò a seguirla: finora, Serin aveva dimostrato una certa conoscenza della pianta del teatro, forse si estendeva anche sulle fognature... Gli squittii dei topi lo mettevano a disagio, facendolo quasi sussultare ogni volta che li sentiva. Quantomeno aveva una minima consolazione: tra il buio e il fatto che le era dietro, dubitava che Serin potesse rendersi conto dei suoi continui scatti.
«Uhm... Pare che il mio sesto senso si sia stancato, ma prima o poi dovremmo trovare una svolta o comunque delle vie secondarie.»
A una certa, dopo essersi addentrati nella più totale oscurità, Serin andò a sbattere contro una parete. Era la fine del tunnel, ma toccando le pareti, poté notare come sia a destra che a sinistra vi erano altri due canali.
«Un po' di luce non guasterebbe.»
Rivolgendosi al suo collega, si rese conto di aver utilizzato ancora il suo solito tono altezzoso.
«...Per favore.» concluse subito, cercando di evitare sul nascere un nuovo litigio.
Quel posto era come un'enorme città sotterranea, vi erano incroci di cunicoli a non finire. Passarono molti snervanti minuti, per tutto il tragitto lo sguardo di Tony era schizzato da un lato all'altro del canale, in attesa di un attacco da parte del proprietario del macchinario, che poteva essere nascosto dietro ogni singolo angolo, per quanto ne sapeva lui.
Ciò non avvenne, ma in compenso lo tenne distratto abbastanza da non fargli notare il grande muro in cui si erano imbattuti lui e la detective. Osservando meglio riuscì a notare anche lui i due passaggi laterali. La necromante si girò, e subito attaccò con quel tono odioso. Stava per litigare con lei, ma poi Serin pronunciò le due parole che più erano in grado di saziare il suo ego e placare il suo fastidio. Sorrise compiaciuto da sotto la maschera, poi lasciò addirittura uscire dalle sua labbra un risolino.
«La tua voce non è poi così sgradevole, quando dice parole tanto apprezzabili.»
L'Aasimar si avvicinò, poi, con un gesto lento e quasi ritualistico, poggiò indice e medio sulla mano destra della detective. Passò qualche secondo, tanto per divertirsi, Tony decise di guardarla negli occhi per tutta la durata dell'incantesimo. O almeno, ci provò entro i limiti concessi dalla maschera. Finito l'incantesimo, il guanto di raso della ragazza prese a brillare.
«Non c'è di che. Ora puoi provare sulla tua pelle una frazione dello splendore del Divino.»
Nessuna componente somatica o verbale. Zero. Quell'incantesimo aveva funzionato solo perché Tony lo aveva voluto, nulla di più. La necromante osservò con stupore il guanto brillare sempre più nell'arco di quei secondi in cui l'Aasimar le lanciava l'incantesimo. Non fu tanto sorpresa dall'effetto in sé - si trattava in fondo di un banalissimo effetto di luce - ma dalla calda e accogliente fonte del suo potere, che letteralmente contrapponeva la macabra origine delle sue necromanzie. Non poté accorgersi dello sguardo dell'uomo su di lei principalmente a causa del buio, e della maschera.
«Ma che onore....» commentò con una punta di altezzoso sarcasmo.
Il chierico guardò prima alla propria destra, poi a sinistra. Tentò di fare mente locale: avevano cambiato direzione alcune volte da quando erano entrati nel teatro... Non si ricordava quante, ma ricordava che erano scesi da delle scale sul retro del palco. Il che voleva dire che, per ritornare verso l'ingresso del teatro, in direzione del tombino più vicino...
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Elonia
FantasyNell'impero di Elonia, durante una delle sue investigazioni, la detective necromante Serin, che verrà affiancata dal giovane chierico Tony, scopre un macabro macchinario capace di trasformare gli umani in feroci bestie; ma il giorno dopo, quando ri...