CAPITOLO 7

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Le reazione della sua famiglia si dimostrarono alquanto inaspettate. Jugo stava in piedi nella saletta comune, mentre Aeliana, Fiorenza e Dorian sedevano a bere caffè. L'espressione contrariata di suo padre non presagiva niente di buono.

«È fuori discussione, non dovresti perdere tempo con queste sciocchezze. È troppo pericoloso, non voglio che ti faccia male.»

«Ma padre...»

«Capisco quello che provi, tesoro.» disse Aeliana prendendole la mano «Ma siamo solo preoccupati per la tua incolumità.»

Zio Dorian rifletté un po' e poi intervenne.

«Be', è vero che il lavoro al Nucleo Investigativo è una perdita di tempo, ma potrebbe aiutarla a fare un'esperienza nuova.»

«E poi ho già sconfitto un basilisco l'altro giorno. Ma ovviamente quando l'ho detto nessuno mi ha ascoltata...» rispose Serin a denti stretti, per poi sorseggiare un goccio del suo caffè.

«Mi dispiace Dorian, ma mandarla dall'altra parte del paese da sola è fuori discussione.»

«Ma non sarò da sola, gli agenti della sezione investigativa di Pontiera mi aiuteranno. E con loro anche... Un mio collega che lavora con me.»

Volle evitare di aggiungere ulteriori dettagli su Tony, ma la curiosità di Dorian fu prevedibile.

«Oh, un collega? Di chi si tratta?»

«Si chiama Tony.» rispose Serin, rimanendo vaga.

«Tony...?»

«Tonante.» rispose quasi a bassa voce, trattenendo a stento una risata per l'assurdità del suo nome «...È un chierico del Divino.»

Solo sua madre l'aveva effettivamente sentito nominare, dunque girò lo sguardo altrove con fare colpevole. Fiorenza, che fino ad allora era rimasta in silenzio, prese parola. Si alzò in piedi ed elegantemente si mise dietro alla poltrona del marito, accarezzandogli le spalle. Ogni volta che sua zia apriva bocca non ne usciva mai niente di buono.

«Be', io avrei un'idea. Dato che la mia cara nipotina ama gironzolare per il Paese e non sarà da sola, perché non conosciamo questo Tony?»

«Ottima idea, cara!» esclamò Dorian, con la sua potente voce «Gli uomini di chiesa solitamente sono affidabili. Mi piacerebbe fare una chiacchierata.»

La necromante, al sentire questa proposta, si sentì morire dentro e per poco non le andò di traverso il caffè. Se il suo viaggio e la sua carriera sarebbero dipesi dall'incontro con lui... Non volle pensarci. Oltre a quello, il problema principale era che avrebbero potuto riconoscerlo. Anche Aeliana poté notare l'irrequietezza negli occhi della figlia, ma non era conscia della vera identità del chierico. Tutti e quattro, poi, si voltarono verso Jugo, in attesa di una conferma. L'uomo, in preda alla pressione familiare, fece un cenno di assenso e sospirò.

«Dorian, ami impicciarti degli affari altrui, non è vero? Anche quando non si tratta della tua progenie.»

La sua frecciatina non era una dichiarazione di guerra, era più un velato sarcasmo tipico del loro decennale legame fraterno.

«E sia, manderò immediatamente un telegramma al Cardinale per convocarlo qui, adesso. Rimarrà qui stanotte e domani mattina partirete insieme. Ma se non si dovesse mostrare all'altezza delle aspettative, considera questo viaggio annullato.»

L'uomo guardò Serin. Il suo sguardo era alquanto indefinito e la sua pelle era più pallida del normale: se avesse impedito l'incontro con Tony, il Capo Questore le avrebbe fatto una bella ramanzina e forse le avrebbe persino tolto il posto. Per non parlare del fatto che avrebbe perso l'occasione di catturare i cultisti. D'altro canto... Laronne era quello che era, forse non avrebbe compreso l'importanza di quel colloquio e avrebbe fatto di tutto per mettersi in mostra, egocentrico com'era. Le venne però un'idea immediata che avrebbe potuto mitigare l'incontro.

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