CAPITOLO 8

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Quando giunsero alla sala da pranzo, questa era imbandita con le migliori porcellane che una famiglia nobile potesse desiderare. A capo tavola vi era seduto Jugo, anche se solitamente era il posto di Dorian, mentre sulla sua destra vi era Aeliana. Serin prese posto nella sua immediata sinistra, e con lo sguardo invitò Tony a fare altrettanto. Sussurrò nuovamente la parola magica prima di entrare nella sala da pranzo, e i suoi occhi tornarono scuri. Una volta dentro venne investito da una ventata di nostalgia; tutte quelle stoviglie di qualità gli ricordavano i vecchi tempi nel maniero Airolo. Si sedette accanto a Serin, trattenendo l'istintivo bisogno di sbuffare al suo cenno da maestrina, poi volse lo sguardo verso Jugo.

«Spero vi siate ambientato nel breve tempo a Voi concesso, Tony.» disse col suo solito tono inespressivo Jugo, sebbene il messaggio subliminale fosse ben chiaro «Mi auguro che gradiate il riso allo zafferano.» 

Nonostante il tono serio, gli si illuminarono metaforicamente gli occhi alla menzione di riso allo zafferano.

«Che coincidenza, uno dei miei piatti preferiti. Ve l'ha svelato Serin?»

Naturalmente non aveva mai riferito questa sua reale preferenza alla necromante, era solo una scusa per sembrare un po' più affabile.

«Mi trovo un po' meno spaesato rispetto a mezz'ora fa.»

Ogni suo istinto voleva continuare quella frase e catturare più attenzioni possibili, ma per ora, sotto la promessa di un buon risotto allo zafferano, si trattenne. Tre domestici servirono i piatti, prima ai padroni di casa e poi agli ospiti. Jugo fece loro un cenno di ringraziamento e questi se ne andarono. Dalle portefinestre poste sulla parete destra che davano sul cortile interno ormai non filtrava più la luce solare, erano già le sette di sera. La sala da pranzo rappresentava lo stile di tutto il resto della villa, tipico Eloniano: alcune stanze erano - per quanto ampie - basse stuccate di bianco, soffitti affrescati e inserti dorati ovunque. Queste si alternavano a qualche salotto si potevano addirittura trovare delle travi di legno scuro accostate ad archi separatori a tutto sesto che davano un'aria più rustica. Sicuramente lo sfarzo non mancava, ma era la dimora nobiliare tipica di un paese a sud del continente.

«No, a dirla tutta non sapevo della vostra esistenza fino a stamane. Questa piccola demonietta non ci ha menzionato la presenza di un collega.» disse guardano la figlia egli occhi. Serin, in risposta a questa maligna allusione, roteò gli occhi. Aveva appena iniziato a mangiare. Si pulì la bocca col tovagliolo, prima di rispondere. La sua ipocrisia, per quanto preveduta, le fecero venire i nervi a fior di pelle.

«Certo padre, l'avrei detto se solo qualcuno si fosse interessato al mio lavoro. Infatti la mamma è già quel qualcuno ad esserne a conoscenza.»

Serin sorrise dolcemente ad Aeliana, che contraccambiò. Osservando poi l'espressione truce del marito la sua felicità si dileguò immediatamente. Almeno per una volta si era fatta rispettare.

«Vi chiedo scusa per la puerile interruzione di mia figlia. Dicevo, raccontatemi di più della vostra storia, Tony. Cosa vi ha portato a diventare chierico e a ottenere i vostri poteri?»

La semplicità del maniero, nonostante la grandezza della struttura e l'ovvio sfarzo nobiliare, lo faceva sentire di nuovo a casa. Il solitamente energico Tony sembrò divenire più mansueto, raddolcito dalle pareti bianche e dagli ampi archi simili a quelli sotto cui correva da piccolo; e mentre i suoi occhi venivano viziati dalla confortevole familiarità di quello stile architettura, l'odore tentatore del riso lo invitava a prendere un boccone; ma il chierico si trattenne, in parte perché il piatto era ancora bollente e in parte perché prevedeva che entro breve gli sarebbe stata posta una domanda. Con sua grande e piacevole sorpresa, Jugo preferì invece rivolgere una frecciatina alla figlia. Tony approfittò del loro breve battibecco per mangiarsi con la dovuta calma due bocconi pieni di riso: quasi gli brillarono le iridi del colore originale, tanto simile a quel risotto, appena il suo piatto preferito gli toccò il palato. I domestici erano soliti mantecare il riso con un po' di salsiccia fatta a pezzi nella sua dimora, ma anche senza l'aggiunta di carne era contento di godersi nuovamente un sapore d'infanzia. Mentre masticava ebbe il tempo di giungere a due conclusioni: il padre di Serin era acido quanto lei, e la madre era invece gentile quanto la sua. La storia che la necromante gli aveva raccontato pochi giorni prima sembrò prendere vita di fronte a lui, e  provò una genuina pietà per lei, tanto da non ghignare nel vedere il padre andarle contro. Il chierico fu abbastanza svelto da mandare giù l'ultimo ben masticato boccone, prima che Jugo si rivolgesse nuovamente a  lui.

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