CAPITOLO 10

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La mattina seguente Serin aprì gli occhi, destata da un profondo sonno. Osservò il chierico dormiente accanto a lei coperto solo dalle coperte, rivolto verso l'altro lato della stanza. Si ricordò del suo racconto della sera prima e, grazie a ciò, fu colta dalla volontà di lasciargli un leggero bacio sulla guancia, scostandogli i capelli. Certo che quando dormiva era molto meno odioso di quando apriva bocca. Gli scosse una spalla per svegliarlo. Non filtravano raggi di luce dalla finestra, il tempo era ancora nuvoloso e minacciava di nevicare nuovamente da un momento all'altro.

«Vado a farmi un bagno, guai a te se non ritrovo il mio abito come nuovo al mio ritorno, sono stata chiara?»

La prima cosa che le venne in mente fu l'orario. Si alzò per andare a controllare il suo orologio, ma si bloccò davanti allo specchio, osservando i lividi sul suo corpo che rappresentavano le prove di ciò che era accaduto la sera prima. Per qualche strana ragione non voleva curarli, voleva che rimanessero come il simbolo pegno pagato della sua punizione. Si accucciò su ciò che rimaneva de suo povero vestito e dalla tasca estrasse l'orologio.

«Sono le sette in punto. Abbiamo ancora un'ora per prepararci, per le nove avremo il treno. Rivestiti immediatamente e tornatene in stanza prima che possa vederti qualcuno.»

«Mh....» Tony mormorava nel sonno, sognando chissà cosa con fare serio e preoccupato.

Il chierico il sonno leggero; non così tanto da venire svegliato dal bacio, ma abbastanza da svegliarsi al primo scossone.

Si guardò attorno un po' perso; nemmeno un uomo energico come lui era immune alla tipica alienazione del dormire per la prima volta in un posto nuovo. Ancora Tony non capiva pienamente cosa avesse davanti, sentiva solo una confortevole sensazione di familiarità...

Quando riuscì finalmente a riprendersi, venne colpito all'improvviso dalla memoria della sereta prima. I suoi occhi si spalancarono, e , quasi impanicato, cercò subito di illuminare qualcosa, qualsiasi cosa, per capire se avesse ancora i suoi poteri; e alla fine le sue dita trovarono un lembo del vestito di Serin, distrutto e insanguinato per le follie della notte prima.

Quasi ansimava dall'ansia, quei pochi istanti necessari a lanciare l'incantesimo furono eterni... Ma infine, scoprì che il Divino non lo aveva abbandonato: il tessuto strappato si illuminò, quasi accecandolo per il brusco cambio di luminosità. Tony esalò un profondo sospiro di sollievo da dietro il braccio con cui si era riparato gli occhi, poi si girò verso Serin.

Vedere il corpo della rossa in quello stato gli fece uno strano effetto, si sentiva sia vittorioso che sconfitto. Quantomeno quel succhiotto sul collo era ben più visibile di ogni livido o taglio.

«Buongiorno anche a te, principessa dei cadaveri» Quel sarcasmo sembrò meno cattivo del solito, e stavolta non si poteva certo accusare il vino. Prese i primi due pezzi il vestito e iniziò a sistemarli; non ci avrebbe messo molto a sistemare tutto e pulirlo.

Con un bell'effetto visivo, una volta che il lembo luminoso fu attaccato ad un altro i due pezzi brillarono assieme, uniti dall'elettrica magia bluastra di Tony.

«Il Divino non mi ha privato dei miei poteri come vedi, e io non sono certo un bruto. Uno dei principi di nostro Signore è di riparare ad ogni danno arrecato nel perseguire la giustizia.»

A proposito di riparare ai danni fatti, l'occhio gli cadde nuovamente sul corpo martoriato della rossa. Un ghigno combattuto gli si palesò sul viso. Non era fiero di aver ceduto a lei, ma era sicuramente compiaciuto dei segni del suo passaggio.

«Che peccato doverti sistemare, stai così bene.»

Quella spavalderia sembrava quasi atta a celare un qualcosa di più profondo, da tanto che era ostentata. Mollò il vestito sul letto, poi, mentre lei recuperava l'orologio, passò il suo dito curativo da Aasimar sulle ferite della ragazza, a partire dalle più basse fino ad arrivare al petto, poi, passò alle braccia, avvicinandosi infine all'ultimo succhiotto sul collo.

EloniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora