CAPITOLO 6

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Dopo aver recuperato il tabacco, si diressero nuovamente all'Opera Reale.

«È ora del nostro sopralluogo.» commentò Serin.

Una volta giunti all'ingresso del teatro, chiese informazioni del Direttore, il quale venne informato del loro arrivo.

«Buongiorno, voi siete gli stessi agenti del Nucleo di ieri sera, eh?»

«Ci dispiace aver usato una maniera un po' ignobile per infiltrarci senza permesso. Tuttavia, dobbiamo continuare a svolgere il nostro lavoro.»

Il Direttore Martinelli incrociò le braccia e sospirò.

«Sì, il Capo Questore ieri sera mi ha informato del piano che vuole attuare. Se siete venuti per il macchinario, purtroppo, sono portatore di cattive notizie. Stamane sono tornato a controllare che fosse tutto apposto, e il macchinario era sparito, come se si fosse volatilizzato. Ieri sera il Capo Questore aveva fatto portare via il cadavere. Evidentemente si sono accorti dell'assenza del basilisco e hanno sbaraccato armi e bagagli. Mi chiedo solo come diamine abbiano fatto a trasportare un oggetto così grosso e pesante senza farsi notare...»

«La magia è in grado di fare questo e altro.» commentò con una nota di superiorità Serin, tanto da suscitare una reazione di leggero disgusto nel Direttore.

«Voi siete una maga ufficiale, una necromante oltretutto...» borbottò sottovoce il vecchio «...Di che mi stupisco? Ad ogni modo, temo che non li rivedremo mai più nei sotterranei. Ma sono andati via così di fretta che ci hanno lasciato un pensierino.»

Dal suo taschino interno tirò fuori un ingranaggio in ottone della dimensione di un palmo, ove vi era inciso il nome dell'azienda: "Fonderia Pannace". L'Opera Reale era molto meno appariscente di giorno. Senza lo spettacolo delle tante luci esterne poste attorno alle locandine, e con la quieta data dall'assenza del viavai di nobili e borghesi, solo le locandine in carta secca scolorite dal sole e la forma la differenziavano da un qualsiasi palazzo governativo. Tony non fu contento di rivedere il direttore, era arrivato da poco e già lo stava costringendo ad esibire reticenza: che importava di che modi avessero usato, se l'indagine era andata a buon fine? E poi, ancora peggio, perché scusarsi con un colpevole di complicità? L'Aasimar sbatteva impazientemente il piede, sospirando con fastidio nella maschera profumata. Grazie al Divino, Martinelli si dimostrò un uomo che andava dritto al sodo, diede subito le informazioni chiave, con un'esposizione da dieci e lode per quanto concerneva la brevità. Ciò non toglieva che non erano informazioni piacevoli. La presa sul suo bastone si fece più salda, tanto da farlo tremolare.

«Avremmo dovuto distruggere quella stramaledetta diavoleria quando ne avevamo l'occasione!» tuonò lui, prima di strappare dalla mano di Martinelli l'ingranaggio lucido.

«Fonderia Pannace...» Non prestò alcuna cura all'espressione infastidita del vecchio.

Tony si afferrò il mento e ragionò un attimo, quel nome non gli suonava nuovo per niente... Pochi attimi di calma immobile più tardi, e schioccò improvvisamente le dita dentro al guanto bianco. «Eugenio Pannace! Il capo industria che è asceso allo status borghese tramite le sue fonderie di ottone. Non capisco come sia possibile che un uomo integerrimo come lui cooperi con questa gentaglia, ma dobbiamo andare a scoprirlo. Serin, muoviti.»

Il chierico iniziò a muoversi a passo rapido, diretto verso il quartiere industriale. Si arrestò di colpo, come se avesse dimenticato qualcosa, e poi si girò verso Martinelli.

«Hai facilitato la costruzione e l'occultamento di un abominevole macchinario che sputa in faccia al Divino, con la tua avarizia e la tua codardia.»

Tony si riavvicinò al direttore, con puro fuoco negli occhi e un fare minaccioso. Il metallo del bastone vibrava ad ogni colpo sulla strada in pietra. Quando fu abbastanza vicino, fece per colpirlo alla stomaco. I suoi occhi divamparono in un brillio punitivo, ma il colpo si fermò prima di raggiungere il vecchio, e la luce si affievolì.

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