Parte 31

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Rebecca deve lasciare la scuola, nonostante tutto un po' mi dispiace, con lei non avevo strinto un bel rapporto, anzi, non andavamo per niente d'accordo. Però trovo il modo in cui se ne è dovuta andare ingiusto. Fare la sfida così da sola senza pubblico, senza di noi, senza Maria, avendolo scoperto giusto un'ora prima, con un avversario fortissimo, non mi sembra proprio la situazione in cui ti senti più a tuo agio, e di questo mi dispiace. Quando deve andare via sta salutando tutti, viene da me "dai che forse mi mancherà anche litigare con te" ci scambiamo un piccolo abbraccio, credo che abbiamo appena fatto pace, a modo nostro. "in bocca al lupo rebi" le sussurro all'orecchio, e anche lei si avvicina "non l'ho mai voluto ammettere, ma Fila Indiana è stato il primo inedito che ho messo in playlist quando sono usciti tutti i vostri" le sorrido, mi fa piacere questa cosa, veramente.

Il giorno dopo è tutto molto grigio, molto cupo, e ci chiamano tutti in studio, compare la scritta, dice che avremo un incontro speciale, non so bene cosa aspettarmi.
Arriva una signora, ha i capelli biondi corti e degli occhi azzurri molto accesi, molto particolari, ma nonostante questo nei suoi occhi non ci vedo nessun colore.
Inizia a raccontare la sua storia.
Nel 2018, suo figlio uscì a festeggiare il compleanno del suo migliore amico, erano in 4 in macchina, e dopo quella sera, lei, non lo vide più, non vide più suo figlio, il suo bambino, che dolore straziante deve essere per una mamma la morte di tuo figlio, o per una figlia la morte di tua mamma, d'altronde cosa c'era di tanto diverso nelle nostre storie. Lei ha perso suo figlio in un incidente stradale, io ho perso mia madre in un incidente stradale.

Racconta di suo figlio, un giovane ragazzo che amavo la vita e che voleva donare i suoi organi una volta morto, ma i suoi organi erano rimasti danneggiati dall'incidente, ma nonostante ciò sua madre ha deciso che non si sarebbe fermata qua, vuole manifestare la vita sempre, ogni volta che ne ha la possibilità. In questo punto mi asciugo una lacrima dalla guancia sinistra, ma non serve a tanto in realtà, sono una valle di lacrime. Questa storia sento che tocca delle corde molto sensibili, che mi fanno appannare la vista e tremare le mani.

Per questo motivo questa signora ha decido di aprire un' associazione a nome del figlio, dove cerca di sensibilizzare questi temi e fare informazione, infatti ci propone di seguire questo percorso stradale tracciato sul pavimento indossando degli occhiali che ricreano l'effetto prima dell'assunzione di troppo alcool, e poi di sostante stupefacenti. Quando scendiamo tutti giù vedo che alcuni vanno ad abbracciarla. Io mi metto un attimo in disparte, e quando è un attimo da sola la raggiungo. "Grazie per quello che fate" le do un caloroso abbraccio che lei ricambia dolcemente, poi quando ci stacchiamo nota i miei occhi, e il dolore che ci trova dentro è un po' troppo simile al suo. "Come sei bella, ragazza" dice accarezzandomi la guancia, dopo porto le mie mani tra le sue, e le stringe, mi accerto di essere abbastanza lontana dagli altri "mia madre è morta in un incidente stradale" "oddio mi dispiace" deglutisco "avevo 8 anni" non so più cosa dire "per me conta tanto quello che fate" lei mi riabbraccia, e questa volta sono io a stringere forte.

Mentre la abbraccio, sento il suo respiro farsi più profondo, come se stesse cercando di assorbire il mio dolore per alleviarlo, anche solo un po'. Quando ci stacchiamo, i suoi occhi mi scrutano con un'intensità che mi fa sentire vulnerabile ma al tempo stesso capita.

"Non smettere mai di ricordarla," mi dice, con una voce che sembra tremare appena. "Anche nei momenti più difficili, porta il suo sorriso con te. È il modo più bello per farla vivere ancora."

Annuisco, senza riuscire a dire niente. In quel momento, sento una mano sulla mia spalla: è Luca. Deve aver notato che mi ero allontanata dal gruppo. Il suo sguardo passa da me alla signora, e capisco che intuisce cosa stia succedendo senza bisogno di spiegazioni. Lui non dice niente, ma il modo in cui mi sfiora il braccio mentre mi è accanto mi dà una forza inaspettata.

"Grazie," le dico di nuovo, con un filo di voce. Lei sorride e mi stringe un'ultima volta le mani prima di lasciarmi andare.

Quando mi ricongiungo al gruppo, gli altri stanno provando il percorso con gli occhiali simulanti. Li sento ridere nervosamente per quanto sia difficile camminare dritti, ma dentro di me non riesco a togliere la sensazione di peso che questa giornata mi ha lasciato. È come se qualcuno avesse aperto un cassetto che credevo chiuso per sempre, e ora i ricordi sono tutti lì, sparpagliati davanti a me.

Luca cammina accanto a me in silenzio per un po'. Poi, con la sua solita delicatezza, rompe il silenzio. "Se hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi."

"Lo so," rispondo. Ma non sono ancora pronta. Non ora.

Più tardi, nella nostra stanza, sento il bisogno di scrivere. Mi siedo sul letto, prendo il quaderno che tengo nascosto sotto il cuscino, e comincio a scarabocchiare. Non so nemmeno cosa sto scrivendo, ma le parole escono da sole. Una frase dopo l'altra, come un fiume in piena. Racconto di lei, di come mi stringeva la mano quando avevo paura, di come cantava sottovoce mentre mi preparava la colazione, di come il suo sorriso illuminava tutto, anche le giornate più buie.

Quando finalmente smetto, mi accorgo che sto tremando. Le mani mi fanno male, ma nel cuore sento qualcosa di nuovo: una specie di pace. Come se, almeno per un attimo, fossi riuscita a connettermi con lei.

"Isa," mi chiama Luca dalla porta. Mi volto e lo vedo lì, con uno sguardo che è un misto di preoccupazione e tenerezza. "Ti va di fare una passeggiata? Solo noi due."

Esito un attimo, ma poi annuisco. Forse è quello di cui ho bisogno adesso.

Camminiamo fianco a fianco nel giardino della casetta, senza dire una parola. La sera è fresca, e l'aria sembra più leggera. Ad un certo punto, Luca si ferma e mi guarda.

"Non devi portare tutto questo peso da sola, sai?" dice piano. "Non ti rende più forte. A volte condividerlo ti aiuta a respirare."

Lo guardo e mi rendo conto che forse ha ragione. Forse è tempo di lasciare che qualcun altro entri. Non rispondo, ma gli prendo la mano. E in quel momento, senza bisogno di parole, so che non sono più sola.

Duetto di cuori -Luk3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora